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VICARI GENERALI: MICHELE DI CASTELLETTO

Agostino insegna ai suoi monaci in una miniatura medioevale

Agostino "summum vas scientiae

insegna ai suoi monaci

 

 

XCII° VICARIO GENERALE

MICHELE DI CASTELLETTO

(1540)

 

 

 

Castelletto è luogo della Diocese, et Territorio di Cremona, qual dando alla luce Michele Sertorio venne a preparare alla Congregatione di Lombardia un soggetto de più qualificati, che mai havesse. Vestì l'habito intorno a gl'anni 1504, sotto cui tal profitto fece

[Pag. 260] non solo per conto dell'osservanza regolare, ma etiandio in riguardo di studij, et scienze, che ben presto conseguì le cariche principali della sua Congregatione. Governò di questa i più insigni Monasteri, essercitò l'officio tre fiate, di Giudice delle cause, privilegiato ne Capitoli quattro volte Visitatore Generale, una volta di Compagno, sei di Diffinitore, et hebbe altri impieghi ne quali sempre mostrandosi zelante dell'osservanza regolare, et conservatione della Republica sua, venne ad acquistarsi in fine il grado supremo del Vicariato Generale, che li fu due fiate conferito l'una nel Capitolo di Modana l'anno 1540, l'altra in quella di Bergamo l'anno 1545. In varie conferenze di Teologi Scolastici, et Canonisti, che per l'occasione delle risorte eresie di Lutero, et altri furno in Roma, Milano, Genova, Favenza, et Cremona convocate, trovandosi conforme i tempi delle sue Prioranze Michele, sempre si chiamò a consegliare, et esporre i propri sentimenti; et tanto sodamente, dottamente, e fondatamente favellava, che Bartolomeo Ghisolfi Vescovo di Tripoli, et suo compatriotta, hebbe a chiamarlo, un vero Angelo Michele, mandato dal cielo in adiutorium populo Dei. Era Priore di Faenza l'anno 1522, quando per quella lite di precedenza da noi riferita sotto detto anno, fatto Michele ingiustamente prigione, fu dal P. Vicario Generale Giacomo Filippo di Poirino portata la causa avanti il Cardinale Protettore, essaltando nella Lettera le qualità di Michele con parole tali, che servendo di Panegirico al buon Padre serve a noi di mottivo per riferire l'espresse parole: Cum tamen Prior ille (scrive di Michele, il P. Vicario Generale) unus omnium tum morum sanctimonia, tum literarum praestantia, inter Fratres nostros omnium calculo clarus habeatur, ac nescio, an congregatio mansuetiorem, et quietiorem habeat Fratrem. Atque utinam R. D. V. virum noscet, diceret profecto indignum vehementer in quem talia perpetrata sint. Potens est ille unus si stilum liceat invindictam, quodam, iuventutis ardore acuere, non infima moliri tanta est ipsius cum doctrina coniuncta eloquentia, nisi adeo mansuetus, ac iniuriarum facile obliviscens,

[Pag. 261] ut maleficium maleficio retaliare haud facile queat. Fu accerrimo diffensore della cattolica fede perciò adoprato da Vescovi, et Inquisitori ne gl'affari più rilevanti della Religione. Non cessò mai, ad imitatione del P. S. Agostino di Predicare a popoli quantonque Vecchio, et indesposto, amando più con la divina parola procurar l'altrui salute, che con il riposo, e quiete accudir alla propria. Il zelo di Michele verso la religiosa osservanza lo portò ormai vicino alla decrepità l'anno 1550, per la quarta volta al grado di Visitatore, ma l'Altissimo, ch'altrimente haveva di lui disposto lo chiamò a sè l'anno medesimo alli 17 Agosto, mentre in Roma si ritrovava alla visita di quel Monastero, et fu ivi con ogni honorevolezza sepolto.