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VICARI GENERALI: CARLO DA LIVORNO

Agostino insegna ai suoi monaci in una miniatura medioevale

Agostino "summum vas scientiae

insegna ai suoi monaci

 

 

XCV° VICARIO GENERALE

CARLO DA LIVORNO

(1543)

 

 

 

A Livorno luogo insigne nel Monferrato, trasse l'origine Carlo, et fu della famiglia Fera. Prese l'habito in Casale l'anno 1508, sendo ivi Priore di S. Croce il P. Bartolomeo Pico; et da qui fu a Carignano trasportato, ove apprendendo i primi dogmi dall'osservanza, passò l'anno del suo novitiato. Applicato a sagri studij in corso di tempo breve, s'aquistò pel suo sapere

[Pag. 266] tanto credito ch'era stimato de più sapienti di tutta Italia, non che della Congregatione. In materia di controversie, non trovava chi l'uguagliasse, perciò trionfar si vidde molte fiate dell'eresia, qual hor in dispute publiche, et famigliari congressi, confuse, et superò buon numero de suoi ministri, et seguaci, con singolar vantaggio della cattolica Religione. Non mancorono a Carlo in Congregatione impieghi al suo gran merito adeguati, perchè oltre Prioranze da lui con sommo zelo, osservanza, et prudenza, amministrate le fur da Superiori più fiate addossate commissarie di gran rilievo, et specialmente per interessi di Religione, oltre esser egli stato quattro volte eletto Deffinitore, due Visitatore, due Presidente, et altre tante Vicario Generale, cioè gl'anni 1543, et 1548. Acquistò alla Congregatione il P. Clemente da Livorno nipote suo, che fu non solo più volte Generale Vicario dell'osservanza, ma il fondamento, et base del Monastero di S. Maria clementissima di Livorno, come a suo luogo diremo.

Il Monastero, ove Carlo sua residenza faceva, più che il tempio di Delfo fequentato veniva, qui di continuo vedendosi personaggi d'ogni qualità sì Ecclesiastici, che come Secolari, che come ad Oracolo d'Apollo a lui ricorrevano per riportarne consulti. Fu scielto per uno de Teologi della religione Agostiniana, perchè intravenisse al Sagrosanto Concilio di Trento, benchè poi l'età avanzata, et varie indispositioni contratte glie n'impedissero l'essecutione. Ma se non potè con il corpo esser presente, ne fu con la penna, e con la lingua sempre indefesso diffensore; onde non a pena da quel ortodosso concesso uscivano Canoni, o Decreti; che Carlo n'imbrandiva la diffesa, indi meritando cavar molti dal fango degl'errori, et ridurli per il retto sentiero della verità. Trovansi di questo Padre molti miscellanei intorno le controversie della nostra fede manuscritti, che se havessero la luce delle stampe veduto non picciol splendore diffonderebbero alla Cattolica Religione. Scrisse pure un dotto libro intitolato: Speculum Ecclesiae

[Pag. 267] ove trattando della confessione Sacramentale, di tutte quelle materie discorre, ch'ad un Christiano sono stimate necessarie. Un altro opuscolo si trova di Carlo, con il titolo: De celebratione Missarum, et de periculibus celebrantium, in cui con moltiplicità de quesiti dotti, chiari, et brevi, scioglie le difficoltà maggiori, che nascer possano in somigliante materia. Scrisse l'anno 1550 bellissima allegatione a diffesa della sua Congregatione in tempo ch'il Reverendiss. P. Generale visitarla pretendeva, trovasi nell'Archivio di Santa Maria del Popolo di Roma Lib. P. fol. 190, che comincia: Quaeritur utrum Fratres Congregationis Lombardiae Eremit. S. Augustini de Obs. teneantur absolute, et in omnibus obedire Reverendiss. P. Priori Generali totius Ordinis nostri, eiusque leges accipere, visitari ab eodem absolute possint, adeo quod ipsi Fratres ipsam visitationem nequaquam recusare. Servì in qualità di Teologo, et Confessore all'Arcivescovo di Torino; fu il Direttore, et Consigliere spirituale del Vescovo di Casale; cooperò co' Ministri della Santa Inquisitione per l'estirpatione dell'eresie; grato a Cardinali, Prencipi, Vescovi, et Prelati, perchè la profonda dottrina sua ad ogni stato, et conditione di persone poteva servir di luce per illustrarli la mente. Riempì la Congregatione di virtuosi allievi, et quanto esso amava le virtù, et studij più serij, altretanto con particolar affetto, et premura proponeva gl'interessi de virtuosi, amandoli, proteggendoli, et procurandoli condegne remunerationi. Habbiam memoria di Carlo fin all'anno 1552, e non d'avantaggio, che perciò si può credere, che intorno a questo tempo lasciasse, con la sua morte, addolorata la Congregatione.