Percorso : HOME > Monachesimo agostiniano > Congregazioni > Osservanti di Lombardia > Calvi > Vicari > Lattantio di Rumano

VICARI GENERALI: LATTANTIO DI RUMANO

Agostino insegna ai suoi monaci in una miniatura medioevale

Agostino "summum vas scientiae

insegna ai suoi monaci

 

 

XCVI° VICARIO GENERALE

LATTANTIO DI RUMANO

(1544)

 

 

 

Rumano Castello nobile, grande, et celebre nel territorio, et Diocesi di Bergomo donò alla luce Lattantio, che fu della famiglia Allei; e nacque ben si può dire per essere alla patria luce di gloria, et splendore di nobiltà. Ancor fanciullo diè a conoscere qual essere doveva nell'età più matura, qualhor lasciando i puerili trattenimenti, solo l'animo applicava a studij, e alle cose d'Iddio; perciò communemente chiamato Buon figliolo,

[Pag. 269] in chiaro presagio delle sue future virtuose operationi. Illuminato da Dio, et persuaso dall'essempio, et dottrina del Padre Giovanni Gabriele di Martinengo passò dal secolo alla Religione l'anno del Signore 1505, et fu dal medemo Padre condotto a Modana, ove egl'era destinato Priore, perché l'anno vi facesse della probatione. Professò Lattantio l'anno susseguente alli 4 Ottobre, et con il medemo Priore ritornato in Patria diedesi con tanto fervore a studij, che nel corso di pochi anni in tutte quelle scienze, che sono credute in un Ecclesiastico necessarie, perfetto si rese. Bergamo, Mantova, Ferrara, e Lucca viddero i suoi continuati progressi, onde lo troveremo ancor chierico annoverato fra Predicatori, come che in dispensare la divina parola havesse dal Cielo conseguito miracolosi talenti. Accoppiò alle virtù scientifiche le morali ancora, send'egli di così puri, modesti, et santi costumi arricchito, che qual latte a ponto nel nome di Lattantio rappresentato, tutto candido, et senza un minimo neo d'imperfettione ad ogni cimento sempre si vidde. Fra l'altre sue doti vantò mansuetudine senza pari, che lontana da ogni stato, ambitione, alteriggia, e superbia, lo fece da tutti ammirare non solo, ma adorare. Hebbe, benchè contro suo genio, l'amministratione di più governi, come di Bergamo, Mantova, Bologna, Lucca, Pontremoli, et altri; fu Compagno, Visitatore, Deffinitore, Presidente, et finalmente anco Vicario Generale, mentre a pena d'un anno e mezzo andato fra' morti il P. Clemente da Bergamo Vicario Generale, e suo Compatriota l'anno cioè 1542, dal pieno Capitolo di Pontremoli fu portato Lattantio l'anno 1544, alla suprema dignità dell'osservanza, odiando i Padri quella dilatione, che la rimuneratione condegna a' suoi gran meriti poteva prolongare. L'anno 1529, essendo Lattantio priore di Bologna fu dal Capitolo Generale deputato per l'acquisto, et accettatione del Convento di Fano, con piena facoltà in lontananza del P. Vicario Generale attuale di disporne la famiglia, cavandone da Monasteri di Bologna, et Romagna i necessarij Religiosi. Ma come fosse sempre più la quiete amante,

[Pag. 270] che degli honori del Mondo così troveremo che l'anno 1447, essend'egli del Capitolo Presidente, si spogliò con generosa risolutione d'ogni pretensione ch'aver potesse alle dignità, procurando che il posto di Vicario Generale conferito fosse al P. Agostino da Bergamo suo Compatriota soggetto de più qualificati, che la Congregatione tenesse. Come in fatti seguì, amando tutti vedere nello stesso tempo, e consolato Lattantio nell'elettione di soggetto Bergamasco, e premiate le virtù d'Agostino per cento capi meritevole di quell'honore. Hebbe da maligni alcune persecutioni accusato in Roma d'haver predicato dottrina non sana l'anno 1551, onde venne dalla suprema Inquisitione citato. Le fu dalla vecchiaia impedito il potersi personalmente trasferire alla propria giustificatione, onde fatta procura in Giovanni Battista Rocchetti, et Girolamo Gerefoli, fu con ogni diligenza, et rigore fatto il processo, che terminò in maggior gloria di Lattantio, dichiarato non solo innocente dalle imposture dateli, ma degno di rimuneratione, et premio, et benemerito della Chiesa. L'ultime memorie, che di Lattantio troviamo ne Registri sono l'anno sopramentovato, onde si può dire che circa questi tempi cangiasse la presente vita nell'eterna, et immortale.