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VICARI GENERALI: GIROLAMO DI FOSSANO

Agostino insegna ai suoi monaci in una miniatura medioevale

 

 

CXXV° VICARIO GENERALE

GIROLAMO DI FOSSANO

(1573)

 

 

 

Questo è quel tanto celebre, et insigne Girolamo Negri di Fossano addimandato il Fossanino, di cui quanto durerà il Mondo, tanto dureranno gloriose le rimembranze, acclamato a suoi tempi per l'Antemurale della Romana Chiesa,

[Pag. 332] Cane rabbioso che l'eresia lacerava, diffensore della fede, et propugnacolo della vera Religione. Nacque egli in Fossano, allhor grosso Castello, hor Città del Piemonte l'anno 1496, et vestito dell'anno 1514, dell'habito Agostiniano in fine si prefisse de suoi alti pensieri il seguitare d'Agostino la traccia, et nate a suoi tempi le pessime eresie di Lutero, et successivamente di Calvino farsi di queste acerrimo persecutore vibrando la lingua, et impugnando la penna per saettarne la perfidia. Non fu in tal proposito sagro dogma, che Girolamo non sapesse, Concilio che non studiasse, controversia che non ruminasse, Dottore che non legesse, fatto fra gl'altri, nell'alta dottrina d'Agostino così perito, et versato, che sembrava con la lingua d'Agostino discorrere, et quel solo il Fossanino ignorare, che d'Agostino non era stato insegnato. Se vi fu Provincia che più d'ogn'altra temer potesse l'infettione del Luteranismo, et Calvinismo, che qual pestifero contagio ad ammorbar serpeggiava tutto il Settentrione, il Piemonte certo per la vicinanza del maligno morbo, in maggiore e più evidente pericolo si trovava. Ma quanto era grande di sì nobil Provincia il periglio, tanto nelle braccia della sicurezza più quietamente poteva riposare, mentre un Gerolamo con occhio d'Argo la custodiva, con mano di Briareo la diffendeva, e con poppa d'Iside il latte della sana dottrina le somministrava. Accorreva il buon Padre, ove alcuno, benchè picciol rumore d'eresia udiva ribombare, et in publici, et privati congressi insegnava, disputava, predicava, così nella fede confermando i vacillanti, e dal fango de gl'errori sviluppando migliaia d'anime, che v'erano incautamente trascorse. Nella Valle Lucerna, et Engrogna fece al Mondo conoscere, che per combatter l'eresia petto di bronzo teneva, et anima di Diamante, con tal fierezza, et franchezza attaccandosi all'orecchio di quel pestifero Mostro, che se da gl'infedeli di Geneva potè riportarne il titolo di Cane rabbioso, pur concitò contro di sè la furia de gl'eretici tutti, in modo, che quando l'angelo alla sua custodia deputato non l'havesse diffeso, mille volte sotto il filo delle spade

[Pag. 333] sarebbe estinto caduto, fatto nell'effusione del sangue martire di Christo, come sempre fu martire nel desiderio di seminarlo. Sono a mille a mille que' Christiani numerati, che rivocò il Fossanino dall'ombre alla luce, dal fango alle stelle, dall'esser schiavi dell'Inferno all'esser veri heredi del Paradiso. Ne ciò in risguardo solo de plebei, et abietti, ma de più grandi, et principali, anzi de gl'istessi ministri, et Predicanti eretici, co'quali in publiche dispute cimentandosi, sempre con la palma in mano dalla tenzone n'usciva, rendendosi in ogni attione segnalato, ma in specie in haver publicamente convinto in Fossano un tal Giacomo Bonello, et astretto all'abiuratione, indi poi stampatone il successo a commune edificatione del Catolichismo. Da tanti eroici gesti sdegnato Lucifero, le aprì contro le fauci de gl'abissi, eccitando lingue calunniatrici, parte dall'invidia, et emulatione commosse, parte dall'oro, et promesse de Calvinisti corrotte, al querelarlo come sospetto nella Fede, appresso la suprema Romana Inquisitione, onde poi l'anno tutto 1556 si trovò in un mare di travagli immerso, citato, processato, perseguitato, sospeso da gl'essercitij dell'insegnare, del disputare, del predicare con somma contententezza de nemici della Romana Fede, scandolo della Provincia, et cordoglio indicibile de veri cattolici. A tal novità il Piemonte tutto in favore di Girolamo si commosse, sembrandoli strano oltre modo, che l'Antemurale (come dicemmo) della Fede fosse per punti di Fede querelato, il diffensore della Fede di Pietro, fosse da fellonia appo la stessa fede accusato; il propugnacolo della Religione fosse con irrisione, et beffe de g'eretici, per causa di Religione travagliato. Mentre la causa del grand'huomo in Roma si ventilava, all'Arcivescovo di Torino, che colà dimorava scrisse Giuseppe Parpaglia, notificandoli haver il Conseglio, et Corte il Fossanino destinato all'impresa contro gl'Eretici, et falsi Predicatori, col darli in sicurezza maggiore il braccio secolare, et soggionge le precise parole: E in vero par cosa molto strana, che così sij perseguitato per conto d'eresia,

[Pag. 334] e qua facci conoscere a tutto il paese con opere, et vivi effetti che sij il più caldo diffensore delle Sante constitutioni catoliche, e vero persecutor de gl'eretici, da quali più volte ha patito, et patisce pericolo della vita per tal cagione etc. Lettera di somigliante tenore pur scrisse il primo Giugno 1556 da Torino allo stesso Arcivescovo il Presidente Porporato, acremente essagerando contro falsi impostori, et calunniatori del buon Padre, mostrando la maraviglia del Piemonte tutto, che fosse perseguitato quello: la cui dottrina, reputatione, et fervor grande nelle cose di nostra religione, hormai dovrebbe esser conosciuta in parole, fatti e scritti stampati etc. narrando il caso di Giacomo Bonello per mezzo suo ripreso, processato, et astretto all'abiuratione publica in assistenza e publica disputatione del buon Padre. Protestando, che se il Fossanino non sarà nella sua antica libertà lasciato, vedo (dice) apparecchiarsi un bel giuoco alli nemici di nostra Fede, de quali ho veduto lettere scritte in Geneva di quest'anno, che chiamano questo buon Frate il Corvo, et Can rabido; quale essendo astretto tacere, gli farà tanto piacere, come danno alla Chiesa Romana con dispiacere de Ministri Regij, et altri Cattolici di qua; e terminando col supplicar l'Arcivescovo al mandar a Girolamo un ampla, et longa licenza di sua Santità, o del R. Commiss. della Sagra Inquisitione, della quale se ne possa servire a utile, et beneficio della Fede Cattolica etc. Spirato l'anno travaglioso del 1556, tornò il bel sereno della pristina tranquillità dichiarato il Fossanino innocentissimo, riposto ne primieri gradi, et honori, restituito all'essercitio della predicatione, e con singolar vantaggio della Romana Sede deputato Missionario Generale, et per combattere l'eresia invitto, e coraggioso Duce. Non meno la penna che la lingua aguzzar si vidde frequentemente ad esterminio dell'infedeltà, onde compose in tal proposito ben degni libri, che hor sotto le pupille passeggiano de virtuosi del mondo. Et furno:

De admirando mysterio, et Christo adorando in Eucharistia lib. quatuor contra haereses. Rev. Caesari Lib. Archiep. Taurini.

[Pag. 335] Taurini apud Martinum Cravotum 1554.

Contra Valdenses lib. quatuor.

Contra haereses lib. quatuor.

onde poi Pietro Ferrero lodando questo grand'huomo per il primo de citati libri dice fra l'altre cose:

Discutit a tenebris lumen, lapsusque resoluit,

Arguit, et solers diligit atque negat

Argumentatur, respondet, ponit, et infert,

Et valet in erecta tendere palladia.

Quindi n'avvenne che carissimo riuscisse a primi Prencipi de suoi tempi, et in spetie a Carlo Emanuele Duca di Savoia, che in occasione di vacanza dell'Arcivescovato di Torino diceva haverlo ad uno dei due Girolami destinato, o al Fossanino, o a quello della Rovere che poi lo conseguì. Al Senato di Ciamberì fece in Idioma latino un dottissimo Quaresimale, così piantando con eterne radici ne cuori di tutti lo stupore in tempo, che l'anime con il pane di cattolica dottrina cibava. Pur in Congregatione sostenne in lodatissime forme le più riguardevoli cariche di Priore, Commissario, Visitatore, Diffinitore, et Presidente, et ciò replicatamente; et se i continui suoi essercitij delle sagre missioni non gl'havessero differita la dignità suprema, l'havressimo di certo havuto nel più bel fiore de gl'anni Vic. Generale, la dove solo nella decrepità vi fu dall'ali del merito portato l'anno a punto 1573, di sua vita settanta sette, nel Capitolo di Savigliano. Padre certo d'eterni panegirici meritevole, chiamato dal Vescovo di Segni: Vir bonorum litterarum studiosissimus, ac in illis valde doctus. Da Monsignor Chiesa Vescovo di Saluzzo: Theologus insignis, et verbi Dei dissertus praedicator. Dal Totacaballo: Fidei propugnator acerrimus, et Pontificatus Antemurale; che lasciò adietro infinità di manuscritti contro gl'eretici latini, et volgari, con altre eruditissime opere; et in età di ottanta quattro anni trovandosi nel Convento di Savigliano l'anno 1580 passò al Signore.