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VICARI GENERALI: PAOLO EMILIO DI TREVIGLIO

Agostino insegna ai suoi monaci in una miniatura medioevale

Agostino "summum vas scientiae

insegna ai suoi monaci

 

 

CLX° VICARIO GENERALE

PAOLO EMILIO DI TREVIGLIO

(1612)

 

 

 

Questo fu quel tanto celebre, et famoso Paolo Emilio Barbarossa, che al suo tempo potè dirsi la fenice de Predicatori, la gloria de pergami, et Sole de gl'oratori non v'essendo chi nel mondo, et energia di dire, et nel bellissimo

[Pag. 424] stile delle sue insigni compositioni l'uguagliasse. Cavalcò i primi pulpiti d'Italia, lasciando in ogni luogo delle sue eccelse virtù eterne memorie; ne v'era Città che all'udir il tuono della voce del Barbarossa non stimasse udir quei divini fragori dell'acque dell'Empireo, o di que' celesti citaredi l'armonie, che con beata melodia l'udito dell'anime lusingava. Haveva si famigliari gl'applausi, che non solo nel partir l'accompagnavano, ma ne primi ingressi incontravano, et mille volte gemendo i torchi per encomiezar il merito di questo grand'huomo, si rendevano nel nome di Barbarossa eternamente favoriti. Ne tocca l'eccellenze di Corbellini in quel Sonetto, che comincia: Tromba sonora è questa, e non stridente. Et l'Abbate Grillo in quell'altro nelle sue rime impresso: Ciò che di te cantò la fama errante. In altro occasione scrivendo da Genova al nostro Paolo Emilio il medesimo Abbate, come nelle sue lettere sta registrato queste parole: Genova ancor si ricorda di Voi, predica le vostre predicationi, et si nutrisce tuttavia di quel celeste nettare, et vi desidera. Piacemi c'habbiate le reti in cattura, che n'acquistiate sempre nova preda al Signore. Felice preda se coll'hamo suasissimo delle sue parole saremo ancor degni d'esser rapiti in mezzo di quest'onde, e dagl'insidiosi canti di queste false Sirene. Faccia V. P. di gratia, che non lo speriamo in vano. Et Comino Ventura consagrando al nostro Barbarossa il settimo Libro della seconda parte di lettere dedicatorie di diversi scrive fra l'altre cose: et a chi si doveranno i maravigliosi frutti dell'ammirabil eloquenza, se non si danno a quel Signore, e Padre, che a nostri tempi ha fatto conoscere a tutta Italia le stupende forze, et l'inesplicabil efficacia della sua eloquentissima lingua? Nella quale non si sa per anco discernere se sia maggiore, o il tuono della sonora voce, che move, o il lampo delle dotte sentenze che alluma, o finalmente il fulmine d'una piangente charità, che commune, et sprezza gl'induriti cuori de gl'ostinati peccatori.

[Pag. 425] Il tuo sapere caro lo rese a primi Virtuosi d'Italia, et in specie al Cardinal Federico Borromeo Arcivescovo di Milano, che ne più rilevanti impieghi della sua Diocese del Barbarossa s'avvaleva, perche in niuna di quelle parti manchevole, che per maneggiar negotij, che dottrina, o intelligenza ricecassero, si vedono bisognevoli. Fra studij delle cose serie frammischiò il dilettevole della Poesia, nella quale era assai dotto, et spiritoso, come le rime sue alle stampe portate indubitata testimonianza ne fanno. Per historiche cognitioni ogni uno si lasciava a dietro; nelle mathematiche con più sapienti gareggiava; per tacere delle sagre notitie, che in ogni genere erano da questo dottissimo soggetto perfettamente possedute. Molte opere, che pur impresse si trovano, lasciò a' posteri per ammiratione del suo valore, onde veggiamo di Paolo Emilio: Scala di Giacobbe ad instruttione de Predicatori. Scudo, ò specchio de Predicatori ragionamenti. Rime Spirituali, etc. morali. Canzone eroica per il glorioso Serafico S. Francesco. Minerva corona tribus insignata gemmis inventa indagnatione Fr. Pauli Emilij Barbarossa 1584. Quatuor temporum, Aestatisque temperamentorum mistica Theoria 1584. Opus de B. Maria Virgine super Cantica Canticorum. Divini amoris encomia ad R. Benignum de Cremona. Scoprendo in quest'ultimo, quanto nell'antica Theologia de gl'Ebrei, Platonici, Accademici, Gentili perito fosse, qui concordano le più astruse difficoltà, che ne più accreditati libri sparse si leggano, et scoprendo esser Amore il solo Artefice delle cose impossibili. Varij honori di carichi, et officij dalla sua Congregatione riportò, et in fine del Capitolo di Milano 1612, venne con assenso commune in Vicario Generale eletto, et dichiarato. Zelantissimo dell'osservanza publicò varij ordini, in novantasei Deffinitori ristretti per riforma de costumi, et buon governo [Pag. 426] de Monasteri, et ne procurò con ogni spirito l'essecutione. Fu di vita essemplare, bellissimo Dicitore, ne costumi amabile, nell'aspetto maestoso, ma che puoco tempo potè la Prelatura godere, mentre l'anno 1614, trovandosi in Treviglio dalla morte sopragionta alli 14 Decembre il corso terminò de suoi giorni.