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MARIO COLNAGO: MIO ZIO DON ENRICO COLNAGHI

 don Enrico Colnaghi con il fratello e familiari nel cortile della Canonica

Cassago: don Enrico e familiari (1940)

 

 

 

MIO ZIO DON ENRICO COLNAGHI

di Mario Colnago

 

 

 

Introduzione

Nel 1998 maturavano due commemorazioni che l'Associazione Storico-culturale S. Agostino, nel solco della sua costituzionalità, non poteva assolutamente lasciarsi scappare. Due ricorrenze di parrocchialità la cui somma a fatto di Cassago la quasi totalità della sua storia nel 20° secolo.

Il "Curatino", coi suoi 40 anni (1908-1948) riempie la prima metà del secolo scorso, mentre Don Giovanni Motta, coi suoi 25 anni, (1948-1973) è il protagonista della seconda metà del '900.

Due preti, due periodi di storia ben distinte, due sistemi di vita contrapposti aventi come linea di demarcazione la Seconda Guerra Mondiale. Pertanto quando l'Associazione mi propose di ricordare l'opera svolta dal "Curatino" nei primi 50 anni del secolo scorso, ben volentieri accettai l'impegno perché, come ultimo nipote dello zio Don Enrico ho avuto la possibilità, a 82 anni, di rivedere e rivivere tutto quello spazio di vita che la Provvidenza ci permise di vivere assieme. Fin da piccolo, quando lo zio "curato" veniva a Milano per necessità curiali, era per me e per i miei fratelli una gioia immensa, ma erano attimi: il pieno lo facevamo quando finite le scuole, iniziavano le vacanze, allora erano quasi tre mesi passati tutti di filato a Cassago. E questo fino al 1942 quando, per la guerra sfollammo definitivamente a Cassago.

Due preti, due storie due stili di vita diversi. Quella del "Curatino" la Brianza agricola, la vita regolata dalle stagioni, i valori fondati sui saldi pilastri della tradizione: lavoro, casa, famiglia, sacrificio, responsabilità, chiesa; quella di Don Giovanni la Brianza dinamica, progressista in tutti i campi fino a diventare, economicamente, una delle zone più ricche d'Italia a scapito però dell'affievolimento di alcuni valori fondamentali per un vivere socialmente civile.

Due sacerdoti, due stili di educazione clericale diversi, due amministrazioni parrocchiali diverse ma entrambe tutti e due tese, nelle loro opere al bene spirituale e materiale dei propri parrocchiani e alla strenua difesa della fede delle anime a loro affidate.

 

La Famiglia

La famiglia dei Colnago, nel XIX secolo era composta di circa una quarantina di persone: tipica e tradizionale famiglia patriarcale. In questa tribù, il 5 dicembre 1865 veniva alla luce di questo mondo a Cambiago, Provincia di Milano, Diocesi di Milano, Pieve di Gorgonzola, il piccolo ENRICO secondo il seguente albero genealogico:

La Colnago Prassede è quindi prima cugina di ENRICO e sposando, con regolare dispensa ecclesiastica il cugino Giovanni, diventa anche cognata del futuro parroco di Cassago: Don Enrico.

Il piccolo Enrico cresce quindi in questa grande famiglia che, pur essendo proprietaria allora di 150 pertiche di terreno, case e osterie, aveva però come pilastri educativi il lavoro, il sacrificio, l'economia, la sobrietà uniti a un profondo e sentito senso religioso della vita.

Da questo ceppo infatti sboccherà non solo il sacerdozio del nostro Enrico, ma anche quello dei primi cugini, Gerardo Brambilla che sarà missionario del P. I. M. E. in Cina per più di 30 anni diventando mandarino e avvocato del foro cinese e Mario Modelli, missionario per 10 anni in India, poi, laureatosi alla Cattolica in lettere, professore del Liceo del Pontificio Istituto Missioni Estere di Milano.

La vocazione sacerdotale si manifestò ben presto dal piccolo Enrico per cui, dopo le elementari, entrò nel Seminario di Monza gestito dai Padri Barnabiti.

 

 

PARTE PRIMA

Come il "Curatino" cambiò nome

E' un fatto questo che mai è stato ben chiarito neanche quando noi suoi nipoti, gli chiedevamo il perché, il come e il quando questo fatto potesse essere avvenuto. Il tutto deve essere accaduto semplicemente e superficialmente quasi senza accorgersene.

Prima di tutto è più facile scrivere, chiamare, dire COLNAGHI invece che COLNAGO, in secondo luogo e deve essere il fatto più determinante, è che quando Enrico era in Seminario c'era Canonico del Duomo di Monza un certo Don Colnaghi, che poi divenne prevosto di Lissone, col quale c'era un certo grado di parentela. Ciò, si vede, facilitò lo scambio dei cognomi per cui, finiti gli studi teologici, il chierico Colnago Enrico fu ordinato sacerdote il 22 marzo 1890, a 25 anni dal Beato Card. Ferrari col nome di ENRICO COLNAGHI !

E tale rimase fino alla sua morte.

Il novello sacerdote celebrò la Prima S. Messa a Cambiago che lo festeggiò per una settimana; dopo di che raggiunse subito il paese cui era stato assegnato come coadiutore: MUGGIO' un bel paesetto di 5/6 mila abitanti, vicino a Monza. Qui esplicò la sua attività pastorale precipuamente nell'oratorio, da lui costruito col concorso del nobile Conte Agostino Casati. A quei tempi l'oratorio era esclusivamente maschile. Il novello coadiutore, se pur esile, aveva una bella voce tenorile e sapeva anche schiacciare quattro note sull'Armonium, per cui gli fu facile istituire un efficiente Schola Cantorum. Diede quindi vita a un bel complesso di attività che andava dallo sport, all'istruzione religiosa, allo spettacolo sopra tutto teatrale. Grande novità fu che Don Enrico, agli spettacoli teatrali tenuti in Oratorio, permise di presenziare anche le donne: queste sedute a sinistra, gli uomini rigorosamente a destra!!

A Muggiò, pieve di Desio, rimase 18 anni dal maggio1890 al 3 maggio 1908.

 

Parroco a Cassago Brianza

Il 6 settembre 1907 Don Carlo Biffi, dopo otto anni e due mesi di parrocchialità a Cassago, ottenne, per concorso, la Parrocchia di Macherio: nel giorno 8 aprile 1908 veniva munito di "Regio placet" il provvedimento ecclesiastico, ossia la Bolla Arcivescovile del 27 gennaio 1908 con la quale l'Ordinario Diocesano di Milano, Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo Andrea Carlo Ferrari nominava il sacerdote COLNAGHI Don ENRICO al beneficio parrocchiale di Cassago vacante dal 6 dicembre 1907 giorno in cui Don Biffi fece la sua rinuncia.

L'ingresso a Cassago avvenne il 3 maggio 1908 e fu solennizzato con due giorni di festa nonostante il neo-eletto avesse pregato, tramite la Fabbriceria e il Sindaco, che la popolazione non facesse niente. E invece la popolazione rispose con entusiasmo addobbando tutte le corti del paese con architettoniche porte, le vie con festoni, e ghirlande e le finestre con fastosi tessuti. Alle feste presenziarono pure più di 500 persone, uomini e giovani di Muggiò. E questo avvenne sotto la guida del vecchio Coadiutore Don Baldassare Como. E' giusto qui spendere una parola su questo Coadiutore perché per Cassago, fu quasi un Istituzione. Nato a Montevecchia nel 1844, ordinato Sacerdote nel 1871 fu coadiutore a Barzanò per 10 mesi poi passò a Cassago dove rimase ininterrottamente per 40 anni reggendo per ben tre volte successioni di vari Parroci: mai sfiorò la sua mente di concorrere e divenire un bel giorno, lui stesso, parroco di Cassago! Morì il 26 novembre 1913, quasi settantenne lasciando nella gente un ricordo indelebile del suo operato sacerdotale svolto con sincerità umiltà e vera santità.

Il nuovo Parroco Don Colnaghi rimase senza coadiutore fino al luglio 1914 quando, con Messa grande, il 25 luglio 1914, solennizzò l'entrata del novello Sacerdote e Coadiutore Don Carlo Frigerio, nativo di Mariano Comense.

 

La Parrocchia: ambito geografico e storico

Il novello parroco, soprannominato subito "Il Curatino" per la sua esile e quasi eterea figura (e noi spesso lo citeremo con questo appellativo) nel 1908 si trovò sbalzato dal bel paesetto di Muggiò nel centro dell'incantevole Brianza.

Certo, si può affermare adesso, che l'aria, l'acqua, l'ambiente naturalistico era sicuramente più puro, più pulito, più vivo. Ora abbiamo un benessere economico impensabile a quei tempi raggiunto sì col lavoro e col sacrificio ma a scapito però della qualità della vita nelle sue importanti componenti: onestà, laboriosità, solidarietà. Ma non divaghiamo: la porzione di Diocesi affidata nel 1908 al parroco Don Enrico Colnaghi, ha un'area di circa 3 Kmq.

Confina coi Comuni di Bulciago, Cremella, Barzanò, Monticello, Besana, Renate, Veduggio, Nibionno e Bulciago. La parrocchia è dedicata ai Santi Giacomo Apostolo e Brigida vergine e comprendeva due Comuni: Cassago e Oriano. Nel 1928 il Comune di Oriano viene soppresso e Oriano diventa una frazione del comune di Cassago. Complessivamente questo nucleo comunale era composto dalle seguenti cascine: Belvedere, Gambajone, Cascina Nuova, Campi asciutti, Cascina Rossa, Costajola, Costa, Cascina Cà, Rosello, Tremoncino, Cascina S. Salvatore, Ronco, Cascinetta, Bempensata, Isoletta, Zizzanorre, Cascina Mestre. Le coltivazioni di quei tempi erano fondamentalmente due: frumento e granoturco completati da raccolti, così detti minori, quali l'avena; i legumi, patate, canape, lino, ecc.

Il lavoro è prettamente agricolo e i contadini sono a colonia o affittuari: pochi sono i proprietari. Ma solo il lavoro della terra pur col maiale e qualche mucca in stalla, non sarebbe sufficiente a sfamare la popolazione se non ci fossero le industrie. E queste in Brianza, già da allora esistevano per l'intraprendenza a la capacità manageriale di alcune famiglie della zona. Così le donne trovano lavoro nelle filande dislocate a Renate, Garbagnate Monastero, Besana, mentre gli uomini nelle tessiture in paese (Corti Giovanni, Corti Ambrogio, Fumagalli Antonio, Cattaneo Luigi) o nei paesi vicini (Renate, Coastamasnaga, ecc.)

Diffusi poi erano i telai nelle singole case: c'era quindi in Brianza all'inizio del XX secolo una situazione economica abbastanza tranquilla, definibile, come dicevano i vecchi parroci, quasi di "sana povertà."

Non c'era da scialacquare, ma insomma… si viveva… tranne qualche vizio che fa scrivere sul Cronico al parroco Don Biffi nel 1903: "Se non ci fosse il vino qui non ci sarebbe la miseria".

Esagerato! Sì, però è vero: qualche peccato di eccesso nel bere i nostri vecchi lo facevano.

Ricordo infatti che anche il "Curatino", nelle sue prediche bacchettava spesso questo vizio assieme al lavoro in campagna fatto di domenica.

Che tempi quelli !! Appena preso possesso della parrocchia il 2 luglio 1909 riceve da Mons. Nasoni, Avvocato della Curia Milanese, la prima "rogna" da risolvere. Un membro della nobile famiglia Reina aveva citato in Tribunale la Curia di Milano per turbato possesso sotto l'accusa di essersi appropriata la chiesa di Oriano ma anche di svariate perdite di terreno:

Il novello parroco, fatto le debite ricerche, esaminate le diverse informazioni, trasmise alla Curia una chiara relazione su quei fatti così lontani da Lui, tale che servì come base per la risoluzione del caso. Infatti l'avv. Della Curia sottopose al richiedente Don Emilio dei Conti Reina, Reggio Conservatore dei Monumenti Nazionali, la seguente proposta: la Curia è disposta a parare la somma di lire 8.000 uguale dietro la prova giuridica che gli era di fatto il proprietario della Chiesa di Oriano e delle supposte pertiche di terreno formanti il beneficio di Oriano.

"Ma" così conclude il parroco sul Cronico "finora il suddetto Signore non è fatto più vivo .. !"

Visite pastorali

La prima visita pastorale che Cassago registra nel suo Archivio è del 1571. Il 20 Agosto la celebrò il Card. Borromeo (il futuro S. Carlo). Non ci sono altre notizie fino al 1639 quando, l'11 maggio "cum magno gentium concursu" entrò a Cassago per la canonica visita pastorale e per la somministrazione della S. Cresima il Card. Monti. Si passa poi all'anno 1850 quando la visita pastorale fu fatta il 21 agosto da Mons. Arcivescovo Bartolomeo Carlo conte Romilli.

In tempi più vicini a noi le visite pastorali si fanno più regolari e più dettagliate.

Quella del 12 maggio 1896, parroco Don Fulvio Oriani, è la prima che Cassago riceve dal Card. Andrea Ferrari. Fu una visita a pieno campo: altari, paramenti, vasi sacri, reliquie, suppelletti, documenti amministrativi e altro, tutto fu esaminato con minuzia quasi con pignoleria. Tralasciò Oriano ma volle recarsi a ai Morti di S. Salvatore (Tremoncino) "con passo così spedito che, a sentire la popolazione, i preti non potevano stare alla pari". Il decreto della visita arrivò in parrocchia il 25 luglio 1896 con osservazioni sulle riparazioni e migliorie da farsi alla chiesa parrocchiale, a S. Salvatore e anche alla chiesetta di Oriano.

La seconda visita del Card. Ferrari, parroco Don Carlo Biffi, è del 19 agosto 1905. Anche fatta con la solerzia e dinamicità che caratterizzano le sue visite. A parte il solito decreto che segue ogni visita con le debite osservazioni e raccomandazioni, è bello qui riportare quello che l'Arcivescovo disse direttamente ai parroci in entrambe le due visite: "… si canta troppo acceleratamente in certe funzioni" (nella Messa cantata e nella benedizione col S.S. Sacramento) e contemporaneamente "ho rilevato molti spropositi che dal popolo si dicono nel canto dei Salmi, degli Inni e delle Litanie della Madonna ecc. ecc. …".

Sotto la guida di Don Enrico Colnaghi, il 23 aprile 1912, Cassago ha la terza visita pastorale del Card. Ferrari. I punti più salienti di questa visita sono i seguenti:

- più di 300 cresimati tra maschi e femmine

- la raccomandazione al popolo di Cassago, nel saluto di partenza, di allungare la chiesa perché quella attuale è insufficiente ai bisogni del paese. Diciotto anni dopo il "Curatino" soddisferà in pieno questo vivo desiderio del proprio Arcivescovo.

Dalle date di queste visite si rileva come il Card. Ferrari visitava tutta la diocesi di Milano nel giro di sei anni. E se infatti il Cardinale, come un orologio, dopo sei anni il 23 aprile 1918 è per la quarta volta a Cassago. Visita, come al solito molto accurata e soddisfacente. Lo dice il Cardinale stesso alla popolazione nel momento del suo saluto che chiude con la raccomandazione insistente di provvedere all'ampliamento della Chiesa.

Dopo quest'anno, per il "Curatino" questa raccomandazione diventerà il suo chiodo fisso, attorno al quale lavorerà per ben 12 anni fino a quando nel 1930 non diventerà realtà.

Questa visita è l'ultima del Card. Ferrari che muore a Milano nel 1921; a lui subentra il Card. Tosi che regge la Diocesi fino al 1929. Gli succede il Card. Ildefonso Schuster che compie la sua prima visita pastorale a Cassago il 24-25 luglio 1933.

Ci si può immaginare la gioia che espresse, in quell'occasione, il popolo di Cassago dopo ben 15 anni di … astinenza!

E nel frattempo quanti cambiamenti avvennero in Italia! Caduto il Governo Fascista dopo alterne vicenda si impianta un Governo Fascista che, nel volger di pochi anni, diventa il "Regime Fascista".

Comunque la visita del 1933 fu brillante e durò ben due giorni.

I risultati furono soddisfacenti e giacché la chiesa parrocchiale era già stata allungata (1930) le raccomandazioni, questa volta si volsero tutte su e verso l'Oratorio Maschile.

Il 16 - 17 Settembre, il Card. Schuster esegue la sua seconda visita pastorale. Le Cresime furono 214. Questa volta dopo le solite al Camposanto e a Oriano, dietro vivace richiesta dei giovani, si recò anche a far visita all'Oratorio Maschile. E nel Chronicon si legge:

"Grande fu la gioia dei giovani e dell'Assistente nel vedere la piccola e rossa figura dell'Arcivescovo girare benedicante fra quelle povere stanza per l'occorrenza, maestosamente addobbate, in cui si spezza con tanto amore la parola di Dio agli innocenti e ai volenterosi ragazzi dell'Oratorio".

Questa visita avvenne che da poco si era iniziata la Seconda Guerra Mondiale con l'invasione della Polonia da parte della Germania e della Russia.

La visita invece del 1944 si tenne sempre per opera del Card. Schuster, per la terza volta, il 30 settembre - 1 ottobre a … sette mesi dalla fine della grande guerra… ma allora non lo si sapeva ancora.

I cresimati furono 116. In complesso il "Curatino" nel suo quarantennio di parroco ebbe in totale 5 visite pastorali: 2 col Card. Ferrari e 3 col Card. Schuster (attualmente entrambi elevati all'onore degli altari col titolo di beati).

 

 

PARTE II

Lavori-opere-funzioni-feste

Lasciato alle spalle Muggiò dove si aveva lavorato per ben 18 anni, il novello parroco, a 43 anni si trovò alla guida d'una Parrocchia in pieno centro della verde e ondulata Brianza.

In questo avvenimento il "Curatino" deve aver di cero avvertito due passaggi: il primo la promozione da coadiutore a Parroco, il secondo la retrocessione da un paese già allora di circa 10.000 abitanti dove lasciava un Oratorio ben avviato e organizzato, a un paesino, totalmente rurale di sì e no 2.000 abitanti, con una dote (terreni, benefici, case) uguale a zero. Comunque qui a Cassago si sentiva pastore e quindi responsabile del suo gregge. E così, pian piano, incominciò a lavorare in questo campo che la Divina Provvidenza gli aveva assegnato come compito della sua missione sacerdotale.

Arredamento: paramenti e vasi sacri

Dopo aver preso visione nei primi mesi del suo ministero dell'esatta situazione della sua Chiesa, della sue necessità e possibilità sia nel campo materiale che in quello spirituale, subito pensa all'arredamento dell'altare e al rifornimento dei nuovi paramenti. Siamo nel 1908 e in questi primi 8 mesi provvede a quanto segue:

padiglione bianco per l'altare. E' un grande velo, sostenuto in alto da una grande corona, che scende, dietro l'altare, a destra e a sinistra come due grandi ali nascondendo così il presbiterio. Ora è scomparso, non si usa più !

La spesa fu di £ 250 = coperta con offerte private e col contributo della Cassa delle Figlie di Maria dalla quale si prelevò £ 100 !

Fu pure acquistato un "conopeo", ossia un velo con corpipissida. Anche questo paramento, ai nostri giorni, è sparito. Tale è diventata, ora, la confidenza con gli oggetti sacri che non percepiamo più il senso di misteriosamente sacro che i nostri vecchi avevano, sentivano e custodivano nei loro animi. Da un bel pezzo di stoffa, avuto dal fabbriciere Cattaneo Luigi (della famiglia dei Baldit dietro, così è scritto nel Chronicon: "il solo compenso di un ufficietto (sic) pei suoi morti" si ricavò le copri balustre, un palio per l'altar maggiore e la copertura del presbiterio e di una credenza. Le guarnizioni di tutti questi pezzi erano tutte in oro. In questo modo nelle grandi solennità la Chiesa si presentava con più decoro. Prima della fine del 1908 si fece anche il "moschetto rosso" e si acquistarono stole di diverso colore, un piviale e una continenza di color rosso.

Nel 1910 i parrocchiani di Oriano fecero presente al Parroco che desideravano avere per l'altare della loro chiesetta una serie di candelieri più belli. Che fece allora il nostro "Curatino" ? Ordinò alla ditta Bertarelli di Milano 6 candelieri con la relativa croce di bronzo fusa massiccio, dorati, alti m.1,10 con due bracciali per candeliere.

Questi servirono per l'altare maggiore della chiesa parrocchiale mentre ad Oriano si mandò quelli che erano, prima, i più belli della parrocchia. Questi 6 candelieri costarono L. 500 (cinquecento). Nei primi decenni del '900 nella chiesa le feste erano divise in feste di la classe, di seconda classe e così via. A seconda della classe si addobbava l'altare maggiore, il coro, i pavimenti ecc. con appropriati paramenti.

Così, per risparmiare e conservare il tappeto grande delle feste di prima classe (natale, pasqua), non avendone altri, si pensò di comperare la stoffa (canneté) per fare un altro tappeto. Si comprò m. 45,30 di stoffa a L. 4,00 al metro: la confezione e l'orlatura, fatta dai fratelli Brambilla di Barzanò, costò L. 17,00. In totale il tappeto di circa mq. 40 è venuto a costare L. 190,00 !

Gli anni passano, ma nel frattempo, passo, passo, la chiesa si arricchisce di nuovi patamenti e oggetti utili per l'altare quale il tronino con raggiera in argento per l'esposizione del S. S. (spese L.120,00) o per usi liturgici quale l'ombrellino per quando si portava il viatico e la Comunione agli infermi, rendendo così più decoroso anche questa cerimonia già per se stessa di profonda spiritualità. Infatti davanti un chierichetto, con una squillante campanello, avvertiva la gente che stava per passare il prete col SS. Sacramento, affiancato da altri due chiericchetti, sotto, appunto, questo decoroso e dignitoso ombrellino.

Oggi questa etteriorità è sparita perché l'affanno e lo stress, nonché la scristianizzazione della vita moderna si sono sostituti al pacato e naturale svolgersi d'una vita squisitamente contadina più semplice, ma più vicina e credente ai veri valori della vita parrocchiale. Nel corso del suo quarantennio il "Curatino" ebbe sempre una continua e costante attenzione e cura per i paramenti, per la biancheria (camici, cotte, tovaglie) che desiderava avere in quantità e qualità in modo di sostituire i pochi, vecchi e usurati pezzi trovati alla sua venuta come parroco di Cassago Brianza. In lui era vivo anche il senso del decoro della chiesa e, pur non potendo, non badava a spese, trovando sempre il modo, Divina provvidenza permettendolo, di uscirne dignitosamente e a testa alta. E ciò sgorga con una freschezza limpida e genuina dal come certi acquisti sono descritti, di mano sua, nel chronicon:

"Acquisto conopei, tende e tendoni per finestre

Il Signore Pericle De Filippis, farmacista in luogo, avendo ottenuto l'esonero del servizio militare durante la guerra Europea(1915-1918), come aveva promesso al Sacro cuore, fece allestire dalla Ditta sertorelli di Milano, un bellissimo conopeo rosso per l'altare maggiore. E' quello sul quale figurano due angeli in filo d'oro, in adorazione dinnanti all'ostia cucita in filo d'argento sulla mantovanetta che fregia il conopeo stesso". (Il conopeo era un drappo ornamentale in seta per altari) Per questo lavoro il Signor farmacista spese lire quattrocento (400,00). E questo Signor farmacista fu Sindaco di Cassago dal 1918 al 1924 e podestà dal 1926 al 1945. venduta la Farmacia si ritirò a Moltrasio dove, prima di morire, fece in tempo ad essere sindaco per un bel quinquennio.

Tende e tendoni:

Questo acquisto è così descritto: "consumate dal tempo, dall'acqua e dal sole, si rese necessaria la rimozione e sostituzione delle quattro tende e dei due tendoni alle finestre e finestroni della chiesa. Se ne diede l'incarico al Sig. Brambilla Rodolfo di Barzanò. Sospesero al bisogno lire millequatrocentoquaranta (L. 1.440,00). Si sarebbe certamente speso assai meno se la guerra non avesse portato un aumento terribile in tutto e nel materiale e nelle giornate e nella mano d'opera. Ecco la distinta delle somme pagate:

Metri 62 tela cotone alta cm. 80 a L. 4,90 al mt. L. 303,80

Metri 40 tela cotone alta cm. 110 a L. 9,00 al mt. L. 360,00

Tintoria in rosso e trasporto (L. 2,25 al mt.) L. 229,50

Kgrammi 2,350 di corda a L. 27,00 al Kg. L. 63,45

Anelli di ferro (L. 11,00) - Carrucola di ottone (L. 20,00) L. 31 ,00

Tre pezzi di nastro rosso a L.2,60 L. 7,80

Per cinque giornate di rauratore che piantù i ponti e fece pulizia generale L. 110,00

Al fabbro ferraio Kg.12 di ferro e fattura L. 160,00

TOTALE L.1.445,55

Che magnifici esempi di confronto coi nostri attuali tempi !

 

Arredi sacri

Di pari passo ai paramenti e biancheria, la stessa attenzione e cura portata alla manutenzione e completamento degli arredi sacri. Nell'agosto del 1939 furono consegnati alla Ditta Broggi di Milano per la loro argentatura: 4 lampade, la lampada del SS. Sacramento, 1 asperges, 2 Turiboli, 1 navicella, 1 campanello, 1 brocca, 1 catino, 1 pisside, 1 patena, 4 tabelle.

Al laboratorio Galvanico di Monza furono invece consegnati sempre da inargentare: 2 secchielli, 1 asperges, il trono per la reliquia della Madonna e alcune chiavi. Da indorare invece le due porticine dei tabernacoli degli altari laterali, quello della Madonna e quello di S. Agostino. Tutte queste operazioni costarono L. 2.600,00. Interessante è invrce l'osservazione che il parroco scrive sul chronicon, nel 1940, in merito alla riparazioni degli arredi sacri della confraternita: "Era doveroso che dopo 30 anni d'uso e...d'abuso (per mancanza di riguardo dei confratelli o del sacrista) degli arredi della confraternita si dovesse pensare alla loro decorosa ripristinazione. Questo ripristino fatto dalla solita Ditta Broggi di Milano, assieme alla riparazione e inargentatura dei busti dei quattro vescovi - S. Ambrogio, S. Carlo, S. Gervasio e S. Protasio - che si espongono sull'altare nelle grandi feste, e di molte altre reliquie costò rispettivamente L.2.774,80 e L.750,00.

1913 - Concerto campane in Re bemolle Maggiore

E' passato appena un lustro dalla sua festosa entrata a Cassago e già gli si presenta da risolvere il non leggero problema delle campane. Leggiamo sul chronicon come il "Curatino" lo ha risolto: "Le 4 campane che erano sul campanile dal 1834, erano ormai stanche di prestare servizio. Una difatti, la maggiore, pensò di rompersi "crepuit medio" e così si rimase con solo tre campane buone. La popolazione parlò ben tosto d'un concerto di nuove campane, ma, andavo ripetendo: "Non più 4 campane o tre o cinque; ma tre no, dunque cinque". E difatti se ne fecero coniare cinque, non solo, ma profonde due voci e mezzo più delle prime. La prima, ossia la più grossa delle prime quattro, era in FA diesis. La più grossa dell'attuale concerto invece è in FA bemolle maggiore.

Sì combinò, da una commissione speciale, il piano per raccogliere il denaro necessario: cioè si stabili di far pagare VENUTI CENTESIMI AL MESE a tutti quelli che avevano raggiunta l'età di quindici anni di modo che tutti dai quindici anni in avanti dovevano pagare lire due e quaranta centesimi in un anno. I benestanti dovevano fare in più un'offerta straordinaria".

Le campane furono fuse dalla premiata Fonderia Borella e D'Adda di Crema il 23 Dicembre 1912 dopo aver combinato il prezzo del metallo (L. 2,45 al Kg) e della fusione (centesimi 43 al Kg.). Furono presenti il parroco, i Fabbrichieri e alcuni Signori di Cassago.

Il giorno 5 gennaio 1913 le campane sono alla stazione ferroviaria di Renate, dove 4 carri riccamante ornati di festoni e fiori, con al giogo 4 o 5 cavalli ciascuno, sono pronti per riceverle e trasportarle sul piazzale della chiesa di Cassago. Tutto il popolo era festosamente presente e la banda di Barzanò vi partecipò con tanta comprensione che alla fine della cerimonia si trovò ... sgolata !

Il 12 gennaio 1913 ancora festa per la benedizione delle campane compiuta dal prevosto di Missaglia Don Giuseppe Mezzera in sostituzione e per delegazione di sua sminenza il Card. Ferrari, impedito di partecipare per precedenti impegni.

Il 18 gennaio 1913 le campane erano già tutte installate sul campanile, ognuna sul proprio castello e, come è scritto nel chronicon:

"... si incominciò a suonarle, per prova, tanto spesso e così lungamente fino ad infastidire, fino alle S.Quarantore e cioé fino al due febbraio di detto anno.

Le campane furono così battezzate:

la prima (la più piccola) MARIA - padrino e madrina i coniugi porro

Angelo e Maria, agenti della casa Ducale.

la seconda MARCO ad onore del patrono della chiesetta di Oriano - padrino il Sig. Cattaneo Luigi (Baldit) fabbriciere. Madrina la sua nuora.

la terza AGOSTINO compatrono della chiesa parrocchiale. Padrino il Sig.ing.Ratti di Renate, comproprietario del paese. Madrina la sig.ra corti Giovannina.

la quarta BRIGIDA patrona della chiesa parrocchiale. Padrino e madrina i coniugi Romagnoli cav.Arturo e e Rachele Romagnoli, proprietari dell'omonima villa ai campi Asciutti.

la quinta GIACOMO patrono della chiesa parrocchiale e padrino e madrina i signori Duchi visconti di Modrone Uberto e Marianna....

(si cercarono padrini e madrine facoltosi ma chi si ricordò del figlioccio e della figlioccia furono quelli poveri).

Per la spesa così scrive il "Curatino" sul chronicon: "per le campane e castello si spesero L. 12.630,00 non computando le campane vecchie che furono fuse insieme alle nuove. La spesa totale e complessiva arriva a L. 1.13.717,00. Tre quarti della spesa totale (quindi L.10.287,75) furono già pagati e presto, forse, si potrà saldare ogni partita perciò la ropolazione ha corrisposto, in generale, generosamente, CONTENTA di avere un bel concerto di campane che... ascolta orgogliosa".

Proprio come ai nostri tempi di oggi in cui si verificano addirittura cause giudiziarie per il "fastidio" che danno le campane suonando. Roba da matti!!

 

 

PARTE III

Ampliamento della Chiesa

Questo fu il problema fondamentale che si fissò nella mente del novello parroco di Cassago, non appena ne prese possesso nel 1908. La necessità di costruire una nuova chiesa o di ampliare quella esistente era evidente ma l'ostacolo, quasi insormontabile era la mancanza assoluta di mezzi finanziari e così continua nel chronicon:"Il sottoscritto, ciò nonostante, non ne dimise mai il pensiero e dopo aver raccolto a poco a poco, nel corso di circa dodici anni (1917-1929) e d'aver saldato il conto delle nuove campane, la somma di quasi centomila lire lanciò al popolo l'idea da lui vagheggiata ...".

Raccolti gli uomini (sì, perché 70 anni fa le donne valevano ancora poco o niente) in chiesa, nel mattino di una Domenica, si prospettò loro il progetto di una nuova chiesa o l'ampliamento della vecchia. Dopo una calma e ragionata discussione, riflettente specialmente la raccolta dei mezzi finanziari, si decise l'ampliamento della Chiesa vecchia.

L'allungamento della chiesa fu di circa 20 metri e i lavori iniziarono il 3 setterabre 1929 e continuarono ininterrottamente per un anno intero. Tutto il ceppo necessario per la muratura fu estratto da una cava, sita in luogo e di proprietà del Parroco, trasportato e depositato in piazza della chiesa lungo i margini del muro di cinta del parco dei Duchi visconti, dai contadini coi loro carri in un via vai continuo fatto però solo di sabato.

Questa volontaria prestazione fece risparmiare la bella sommetta di quasi 14.000 lire ! L'allungamento portò, all'incirca, il raddoppio della vecchia chiesa che passo dagli originale 13 metri a quasi 30 metri. Il 30 Agosto 1930 la chiesa era officiabile quindi la si benedisse e si festeggiò per 3 giorni: 30-31 agosto (sabato e domenica) e lunedì 10 settembre.

Nel Primo giorno si celebrò il 40° dì sacerdozio del "Curatino" (1890-1930) con Messa solenne in canto e al pomeriggio con l'amministrazione della S. Cresima da parte di Mons. Mauri, Vescovo Ausiliare di sua Eminenza il card. Schuster Arcivescovo di Milano.

Il secondo giorno, domenica 31 fu una giornata esplosiva per Cassago. Siamo nel 1930 ossia nell'anno in cui ricorre il XV centenario della morte del grande Dottore della chiesa S. Agostino e i Cassaghesi lo ricordano con una favolosa manifestazione che sarà ampliamente descritta più avanti sotto il capitolo "AVVENIMENTI". Nel terzo giorno ancora S. Messa solenne cantata da Don Giuseppe Croci, prevosto di S. Gioachino in Milano con discorso sul Santo tenuto da Don costante Tresoldi, prevosto di Affori, nonché cugino del "Curatino". Così ampliata la chiesa era sì utilizzabile ma necessitava ancora di lavori da farsi per la sua perfetta e completa funzionalità. In poche parole...occorrevano ancora soldi.

Come è stato detto il sogno del "Curatino" era di ampliare la chiesa e già fin dal 1918 aveva iniziato ad accantonare i risparmi per far fronte a questa "immane" spesa.

Nel 1929 ha in cassa quasi centomila lire e con l'inizio dei lavori si pone anche un piano di finanziamento così congegnato: sottoscrizione fra i proprietari, benestanti, industriali ecc., concorso operai 0,50% sul loro guadagno, raccolta e vendita di uova, ossa, stracci, rottami di ferro ecc..

Riguardo alla raccolta "ossi" è ricordata la frase, diventata poi celebre che il caro parroco indirizzò, la prima volta, ai suoi parrocchiani "... con oggi iniziamo la raccolta delle vostra ossa, del rottame ecc. e raccomando siate generosi !!"

La spesa dell'ampliamento fu di L. 270.000,00. All'Impresa, al 30/8/1930 era già stato dato 1.224.000 = C'era una avanzo debitore di L. 46.000. A questo bisognerà aggiungere però la spesa per risistemare l'organo e il nuovo pavimento. Due spese che sono improrogabili e pertanto è necessario ancora continuare con le suddette offerte.

 

Ricostruzione organo

Terminata la mirabile opera dell'ampliamento della chiesa si sentì la necessità di ridare alla stessa una voce armoniosa che accompagnasse i cori e i canti dei fedeli. L'organo vecchio fu, giocoforza, smontato e...accantonato. Sopra il portone d'entrata della chiesa ampliata, si piazzò la cantoria e il nuovo organo, mentre nella tribuna posta al di sopra della Cappella del Battistero si riposero i mantici che forniscono l'aria alle canne.

Sempre quei benedetti soldi! Per la loro pochezza il vecchio organo a sistema meccanico fu trasformato in sistema tubolare, ma nessuna modifica si portò al sistema mantici per cui, migliorando molto l'opera in confronto a quella vecchia, non si riuscì ad evitare, come constatò un professore di organo e di piano del Seminario di Lodi; il difetto d'insufficienza d'aria per tutto l'organo. Sfido io, i mantici venivano ancora azionati a mano e nonostante l'impegno delle squadre di ragazzi poste a questo non lieve esercizio fisico, per lo sfiancamento di qualcuno poteva benissimo capitare che, per mancanza o meglio insufficienza d'aria, le canne calassero la loro bella tonalità. In defiltitiva però il risultato fu abbastanza soddisfaciente. Il lavoro è stato fatto dall'organaro Recalcati Angelo di Sovico e costò L. 11.000,00.

 

1933 - Pavimento della chiesa

La chiesa era agibile, le mura, anche quella della vecchia chiesa, erano già tutte belle intonacate pronte per ricevere, in futuro, una nuova decorazione pittorica, ma, in basso, come paviniento non c'era altro che un piano ondulato di terra battuta nella parte nuova e di mattonelle, tutte sconnesse, nella parte vecchia. Fatti un po' di conti, visto che in tre anni, i debiti erano diminuiti assai, il "curatino" passò all'attacco e su disegno ancora dell'Arch. Barbaglio Giovanni si dà ordine alla Ditta Monza di Barzanò di procedere alla pavimentazione della chiesa. La superfice coperta fu di Mq. 484 che, a L. 16,00 al mq. comportò una spesa di L. 7.744,00. La popolazione ne fu entusiasta e non si può negare che il risultato è stato verarmente ottimo se ancora oggi, a settant'anni di distanza, il pavimento risulta ancora bello e agibile.

Altri lavori e riparazioni.

A Cassago è mai mancato il prete coadiutore. All'entrata dello zio, nel 1908, c'era per ben la quarta volta, come Vicario spirituale, Don Baldassarre Comi che morì il 26/11/1923. C'è da notare che l'abitazione del coadiutore costituiva il "Beneficio zappa" di cui titolare era lo stesso coadiutore. Il parroco non aveva niente, neanche la casa che era del Comune !

La suddetta situazione, diciamo pure canonica,portò che alla morte del titolare Don Baldassare si ebbe una vacanza di sei mesi nel qual tempo la gestione passò in mano al subeconomo. Nel frattempo la casa aveva bisogno d'una revisione quasi generale. I locali interni furono tutti imbiancati, gli usci, le finestre i serramenti riverniciati, le pareti esterne intonacate di nuovo. La spesa risultò di L. 917,00 coperta da una autorizzazione di vendita di un pezzo di giardino del beneficio coadiutorale che fruttò la somma di L.900,00. Ma la casa non aveva la luce elettrica e, all'inizio del 10° secolo non si poteva offrire al nuovo coadiutore la casa illuminata a... petrolio. Così sì fece l'impianto elettrico che costò L. 106,00. In quasta casa passarono tutti i coadiutori che collaborarono col "Curatino". In giugno 1914 arrivò Don Carlo Frigerio di Mariano Comense e vi rimase fino al 1933 quando venne nominato parroco di Romanò, pieve di di Mariano Comense. Dopo alcuni mese d'intervallo in luglio arrivò Don Luigi Cazzaniga di Carate, sacerdote novello. Con lui incomincia a funzionare l'oratorio, ma lo gestirà per poco tempo, cinque anni, perché dietro sua richiesta verrà trasferito a Melegnano come Assistente dell'oratorio.

Diventerà poi Parroco di Luisago (Provincia di Como ma in Diocesi di Milano) e morirà parroco di Rezzago (Provincia e Diocesi di Milano in pieve di Gorgonzola).

Nel 1938 fa la sua entrata il nuovo coadiutore, il novello sacerdote, Don Piero Pini di Gerenzano (provincia di Varese ma in Diocesi di Milano). Questi resterà a Cassago fino al 1948 alla morte del "Curatino". Causa la cecità del parroco, il 13/11/1946, per Decreto di sua Eminenza il Card. Schuster, viene nominato Vicario spirituale, ossia amministratore responsabile della parrocchia.

Dopo la morte dello zio, nel 1948, Don Piero Pini ottenne dal Comune, che ne era il proprietario, l'assenso alla sistemazione dei locali e all'installazione dei servizi igienici e bagno con acqua pompata dal pozzo che ancora c'è sotto il portico, mediante motore elettrico. Questi lavori costarono al Comune 90.000 lire.

Davanti a questa spesa e al pensiero delle future eventuali spese di manutenzione per questa "canonica" carica già di più di trecento anni di vita, il consiglio comunale con a capo il sindaco sig. CORTI ILARIO stabilì in quattro e quattr'otto di cederla alla chiesa che bene l'accettò.

Con l'entrata del nuovo parroco Don Giovanni Motta il 6 Giugno 1948, Don Piero Pini viene trasferito a Sesto S. Giovanni e poi prevosto a S. Michele a Busto Arsizio. Si dimette per malattia e si ritira al suo paese nativo dove serenamente spira.

Lavori a Oriano-1934

Già da circa 50 anni non si faceva più alcuna riparazione ad Oriano. I "bravi" ragazzi poi sia del paese che della frazione, visto e notato che sul campanile vi erano molti nidi, ogni anno, appostate le scale al muro della sagrestia, salivano sul tetto di questa indi su quello della chiesa per poi passare sul campanile. Queste annuali spedizioni causarono la rottura di molte tegole per cui, nei giorni piovosi, l'acqua, penetrando nel sotto tetto, causò l'infradiciamento dei travetti e delle codeghette.

La ristrutturazione fatta dal muratore Bondì di Cassago consistette nell'abbattimento totale del tetto in legno per ricostruirlo poi tutto in cemento. In questo modo la dolce poesia dei nidi venne totalmente sacrificata! Contemporaneamente vennero sostituiti tutti i travetti e codeghette marce fradice della sagrestia e parte della chiesa. Poi si procedette alla riparazione del muro di cinta. tolte le tegole, quelle che c'erano, si è fatto lo spiovente in cemento. lutto questo lavoro costò circa 4000 lire. sul campanile invece, di una campana si cambiò tutto: castello, ceppo e ruota. Prima tutto era in legno, ora è tutto in ferro e ghisa. Spesa L. 1.000,00. Nel 1958 si pone finalmente fine ad una umiliante situazione per la chiesa di Oriano: i sacri paramenti necessari alla celebrazione della S. Messa erano custoditi in una semplice cassetta di legno e ci si può immaginare in quale stato uscissero quelle povere pianete da quella cassetta! Quindi appena entrati nella sagrestia, a destra, si collocò un bel ed ampio armadio dove, ben piazzate e stese, sì collocarono 3 piante nuove e 2 già in uso. I camici, le cotte e le tovaglie per l'altare trovarono posto in comodi e larghi cassetti posti alla base dello stesso armadio. A completare l'arredamento, nel suo giusto angolo, si è posto un solido ed elegante genuflettoio. Il totale della spesa per tutto ciò e stato di L. 850,00.

 

Oratorio

L'altro punto fisso della vita pastorale del "Curatino" fu l'Oratorio, ossia l'assistenza alla gioventù sia maschile che femminile per la loro formazione spirituale, intellettuale e fisica. Questa necessità si acuì quando il regime fascista soppresse nel 1927-28 tutte quelle associazione che non erano fasciste: sparirono quindi tutte le associazioni scoutistiche sia cattoliche che laiche. Si salvò solo l'Azione Cattolica che Pio XI difese a spada tratta, rinunciando a tante altre proposte da parte del Governo Fascista, pur di tenerla viva e operante. Quindi l'Azione cattolica che già prosperava nelle città, piano, piano, si diffuse anche nelle campagne e a Cassago, nel 1927, sotto la direzione del Parroco, si fondò la Sezione dell'A. C. con la partecipazione d'una ventina dci giovanotti. Questi costituirono pure il primo gruppo oratoriano che, senza stabili e terreni, operò e si sviluppò frequentando la casa parrocchiale. "Nella mente mia è ancora ben vivo il ricordo di quegli anni quando io e i miei fratelli, nipoti del "Curatino" venivamo da Milano a Cassago, d'estate a fare vacanza. Questi giovani,ben organizzati tra di loro avevano una stanzetta nel cortile della Canonica adibita a Sede e biblioteca. Lì, di sera, si trovavano, discutevano, decidevano: poi tutti si recavano nel salottino del Parroco per discutere le conclusioni e per recitare il Santo Rosario.

Con l'arrivo del nuovo Coadiutore, Don Luigi Cazzaniga, nel 1935, i giovani passarono sotto la sua guida: quello che però ancora mancava era avere a disposizione un luogo appositamente per loro. Questo desiderio era sentito e vivo sia nel Parroco che nel Coadiutore e, mentre il parroco, nel pieno della sua autorità stava trattando l'acquisto di un terreno retrostante l'Asilo, il coadiutore, sotto la sua piena responsabilità, acquistò un vecchio fabbricato ex-filanda, per 15.000 lire. il "Curatino", davanti a questo fatto poco ortodosso, compiuto dal suo Coadiutore, interrompe le trattative in corso per l'acquisto del terreno vicino all'Asilo e si premura, invece, di comperare due appezzamenti di terreno confinanti con l'edificio acquistato da Don Luigi in modo di aver un edificio ad uso oratorio e un terreno ad uso campo sportivo. L'intenzione del parroco era però di comperare il terreno per costruirvi un oratorio nuovo con quelle caratteristiche precipue per una funzionalità; adatte ai ragazzi e ai giovani. L'intromissione di Don Luigi che, non riuscendo a saldare il suo debito dovette poi cedere l'immobile alla parrocchia, impedì la costruzione nuova e obbligò i futuri parroci a lavorare attorno e sempre, ad ogni modo, a quel vecchio edificio.

"Nel 1956 con la venuta del nuovo Coadiutore Don Piero Pini che resterà a Cassago fino al 1948, le attività parrocchiali presero un nuovo impulso e, seguendo i tempi, si ebbero nuovi aspetti di vita organizzativa. Brutto o bello che sia, comunque, adesso un oratorio c'è e i vicini terreni, appena acquistati,sono già diventati ottimi campi da calcio.

C'è solo un inconveniente: non sono recintati. Allora partendo dal fabbricato si fa un cancello, poi lungo tutta la via N.Sauro, si erige un muro di cinta a blocchetti (che si vedono ancora oggi), mentre lungo la via piave prosegue con una folta siepe di lauro in seguito sostituita dai successori con una cinta in muratura.

Il lavoro fu eseguito dal muratore Crisi detto "el Bundi" e sostò L. 400,00

 

 

PARTE IV

VITA PASTORALE 1908-1948

Funzioni

Dal giorno della sua entrata fino al giorno della sua morte, le funzioni, le feste liturgiche ebbero sempre la sua più profonda attenzione per mantenere quello che aveva ereditato, conservarlo e, possibilmente, di migliorarlo.

 

Patroni

Il patrono S. Giacorno Apostolo (25 luglio) è sempre ricordato solennemente: pallone, sospeso sull'altar maggiore, che viene bruciato a memoria del martirio dell'Apostolo, S. Messa cantata in terza ossia celebrata dall'officiante coadiuvato dal Diacono e suddiaceno, il lavoro ferma come se fosse domenica.

L'altro patrono (10 febbraio) Santa Brigida era invece ricordata un po' sottotono. La spiegazione va forse cercata in quello che lascia scritto nel chronicon, nel 1900, il parroco Don carlo Biffì: "Santa Brigida vergine da non confondersi con l'altra Santa Brigida. Anzi per differenziare queste due sante (non so con quali argomenti) già da un mezzo secolo si suole, almeno qui a Cassago, scrivere anche in latino "Brigida Vergine" invece che "Birgitta". Come spiegazione è buona, non ha pretese né scientifiche, né storiche, però nella sua semplicità è chiara. E così i cassaghesi sono andati avanti per decenni a venerare la loro "Brigida" senza tanti paterni d'animo o sofferti dubbi sulla sua precisa identità. Santa Brigida o Birgitta era, vissuta, aveva fatto tanto bene, la chiesa l'aveva canonizzata ... basta, che vai a cercare di più ?... "

Così la pensavano i nostri nonni e così godevano le loro feste patronali. Ma i tempi passano, i nipoti e i pronipoti dei nostri bisnonni crescono in periodi e in situazioni che sono in continua evoluzione. La cultura si diffonde, il benessere economico pure, la gente gira, vede e conosce sempre cose più nuove e tecnicamente più sorprendenti. Quindi cresce una maggiore curiosità e un più sentito spirito critico. Da qui scocca la scintilla della discussione che nasce tra il parroco Don Giacomo Lizzoli (1983-1995) e il nostro storico prof. Luigi Beretta. Per il parroco la nostra Brigida era la Birgitte di Svezia - nata a Pineta Uppland nel 1303 circa, morta a Roma nel 1373 - di illustre casata, imparentata con la famiglia regnante dei Palicungar. Per motivi politici nel 1316, a 13 anni, sposò il diciottenne Gudmarsson dal quale ebbe 8 figli, tra i quali Caterina che diventerà per 6 anni Badessa del convento di Vadstena morendovi nel 1375. Il processo di canonizzazione di Birgitte, iniziato nel 1466, non fu mai concluso però è ugualmente venerata come santa e festeggiata il 24 marzo. Invece la Brigida di Cassago (Brigit in celtico, Brigit of Kildare in inglese) è la seconda patrona dell'Irlanda, nata nel 452 e morta il 523 circa. Figlia di un signore dell'Ulster, si fece monaca, si ritirò in una cella ai piedi una quercia dove poi fondò, ella stessa un monastero detto "chiesa della Quercia" ossia Chill Dara e odiernamente Kildare. Le suore di questo ordine si dicono Brigidine di Kildare. L'ordine fu poi soppresso da Enrico VIII ma fu rifondato ancora nel 1807. I cassaghesi ormai cogniti di questa patrona lontana da loro nel tempo quasi 1600 anni, nel 1998, pellegrinarono in Irlanda per rendersi conto di quanto era rimasto da vedere e da capire. Sotto il profilo paesaggistico il pellegrinaggio è stato una meraviglia: l'Irlanda, specie quella del sud, è veramente bella, incantevole anche se per tre quarti dell'anno il cielo è coperto e piovoso. Sotto il profilo storico-spirituale d'interessante si è trovato a Kildare una casa dove un gruppetto di 5 suore, in una stanza tengono viva, con la preghiera e debite cerimonie, la tradizione spirituale di questa santa. Altro luogo di memorie è una fonte in mezzo alla campagna appena fuori da Kildare. Comunque il culto a Santa Brigida nel Nord Europa è molto diffuso.

S. Agostino diventa compatrono della nostra chiesa ufficialmente attorno al 1630 con la comparsa dei primi documenti che comprovano la celebrazione di tante Messe in onore di S. Agostino con la relativa spesa di L. 2,00. E l'importanza di questa festa si afferma subito divenendo e restando anche ai nostri tempi la più importante delle tre feste patronali. Il perchè di questo fatto sarà meglio illustrato e spiegato nel capitoletto dedicato a "Cassago o Casciago". Tutte le altre funzioni e ricorrenze dell'anno sono tenute in vita dal "Curatino" cosi' come ricevute pur seguendo, nel loro corso, le loro evoluzioni.

 

S. Infanzia

Il primo dell'anno, nella festa della Circoncisione, si celebra pure la festa della S. Infanzia. I "Luigini", così detti come seguaci di S. Luigi Gonzaga, portavano processionalmente su apposito tronetto il Divino Bambino, dalla casa parrocchiale alla chiesa. Al Vangelo, la predica era, possibilmente, tenuta da un prete forestiero e durante, non dopo la predica due Luigini, dice il chronicon: "facevano la questua che di solito era abbastanza generosa". Adesso la S. Infanzia si festeggia all'epifania con più semplicità, data la scomparsa dei "Luigini" e del predicatore straordinario, e con più spontaneità e partecipazione da parte dei bambini.

 

Processioni

Fino all'inizio della Seconda Guerra Mondiale (1940-1945) si segue la tradizione: alla prima domenica d'ogni mese Messa cantata seguita da benedizione con la reliquia della Madonna. D'estate invece dopo la Messa, sempre con la suddetta reliquia, si fa la processione sul sagrato della Chiesa. Così pure col SS. Sacramento: ogni terza domenica del mese si espone il SS. e alla fine della Messa si dà la benedizione mentre d'estate si porta il SS. in processione sul sagrato. Al 25 aprile, festa di S. Marco e S. Gregorio, patroni di Oriano, si fa la processione di penitenza. Si parte dalla parrocchiale e si va in processione all'oratorio di Oriano dove si celebra la Prima S. Messa. A questa processione partecipano pure quelli di Cremella. Alle 10 si canta Messa e verso le 15 ci sono i Vesperi, ... attenti dice il chronico: "se però gli orianesi fanno l'offerta" la quale, di solito oscillava tra le 8-10 lire.

 

Madonna del rosario

Con particolare calore e attenzione si celebrava, e ancor oggi si celebra, la processione con la statua della Madonna del Rosario. Poiché questa festa fu oggetto di contenzione tra Cassago e Veduggio, è bello e interessante andare a scoprire le origini di questa festa. Rileviamo dal Chronicon: "Nel 1887 un certo Sig.Luigi Caccia istitui un legato fiduciario (prestito Città di Milano) della rendita nitida di L. 20,00 per invitare un prete di più alla festa della Madonna del Rosario per confessare e cantare in terza la Messa solenne. Se non si può fare la festa del S.Rosario allora il parroco, pro tempore (quello che ci sarà in quel tempo) farà un Ufficio di quattro sacerdoti il giorno 25 febbraio in suffragio del testatore Luigi Caccia. Nel caso però si faccia la festa la Confraternita dà al parroco altre L. 20,00 per disporre di maggior numero di sacerdoti". E quando si celebrava la festa del Rosario ?

La prima domenica di Ottobre (a Cassago), ma avendola, nel frattempo, introdotta anche il parroco di Veduggio, quelli dì Cassago, buoni, buoni, per dare possibilità ai preti di aiutare quelli di Veduggio, la trasferirono alla seconda di Ottobre. Però nel 1900, il Parroco Don Carlo Biffi scrive nel Chronicon: "...venuto a cognizione della cosa ho voluto tentare di mettervi una specie di sanazione in radice. E cioé tenendo per fermo che toccava a quei di Veduggio non intralciare quei di Cassago istituendo la festa del Rosario alla prima di ottobre, l'ho riportata alla data primitiva non badando alle loro giuste o ingiuste recrirninazioni".

La processione con l'effigie della Madonna fu introdotta dal parroco Don Fulvio Oriani che per questa fece costruire dal falegname Molteni una specie di trono, in legno, che veniva rivestito di garza colorata. Il successore, il parroco Don Carlo Biffi, visto però le pietose condizioni della statua, che è del sec. XVIII, e del trono, avvisò la popolazione che se non si riparavano le fessure che c'erano nella statua e non si provvedeva a un trono artistico, lui avrebbe sospeso la processione. Infatti questa fu sospesa un anno. L'anno dopo, alla 18 domenica di ottobre, rimessa a nuovo la statua - che c'è ancora adesso nella sua cappella - e preparata la portantina con un bel trono artistico, si fece una festa solennissima. La chiesa tutta parata, parato tutto il paese e la strada che conduce ad Oriano, dove la vigilia della festa fu portata l'effigie della Madonna. presenti numerosissimi sacerdoti, nonchè il prevosto di Missaglia che bendi la statua rimessa a nouvo, tutti in processione, si riportò la santa effigie da Oriano a Cassago "a suon di banda e sparo di mortaretti". Sulla facciata della chiesa "eravi un cartellone con suvvi questa iscrizione;

Dal cielo ove Regina tu sei

Benedici o Maria

a questo tuo popolo

che festante riconduce

l'abbellita tua effigie

Al vedovo altare."

Così per un secolo si è onorata la Beata vergine del Rosario e così si continuerà nel nuovo millennio perchè continui in noi e nelle future generazioni la stessa fede e indornita fiducia dei nostri antenati nell'ausilio e nella protezione della santa Vergine del Rosario.

Bevera

Altra processione sentita e partecipata era quella che portava al santuario della Madonna dì Bevera, frazione del comune di Barzago. Si celebrava ai primi di settembre: partenza dalla chiesa parrocchiale verso le ore 5 e "Curatino" in testa tutti i fedeli seguivano, a piedi, cantando inni religiosi e recitando il S. Rosario.

Al santuario, S. Messa, comunione e poi ritorno a Cassago. Tra andare e venire i nostri cari vecchi si facevano, a piedi quasi Km. 12. Come questa, finirono durante la guerra del 1940-45, le processioni "Rogatorie" ossia quelle che, sempre di presto mattino il prete faceva coi chierichetti e i fedeli attraverso la campagna benedicendola al fine di assicurare, col beneplacito di Dio, dei buoni raccolti. Dopo la guerra con l'industrilizzazione delle regione, tutte queste belle cerimonie legate al corso naturale della vita, piano, piano si spensero si per conto proprio, ma in parte anche per la nostra indifferenza in quanto presi da un sistema economico più produttivo e più gratificante.

 

Sacre Missioni

Nello svolgimento del suo compito pastorale, il "Curatino", particolare cura e attenzione ebbe alle sacre Missioni perché voleva che al suo gregge non venisse a mancare questa particolare manifestazione religiosa che con le sue preghiere, canti e soprattutto prediche avevano lo scopo di istruire e ravvivare sempre più la nostra fede spesse volte assonnata se non del tutto tiepida.

La cadenza delle S. Missioni è decennale. Le ultime, gestite dai gesuiti, si tennero nel 1898 sotto il parroco Don Fulvio Oriani.

1910 Prima S. Missione

Nel 1910 visto che erano già passati quasi dodici anni, Don Enrico invitò subito i padri Missionari Oblati di Rho che tennero la Missione dal 6 al 13 febbraio. Per poter fare dei confronti con gli attuali nostri tempi vediamo un po' cosa è stato scritto nel Chronicon su questa Missione, la prima del XX secolo: "La predicazione dei RR. PP. Montoli e Ronzofli fu molto efficace, sicché dalla premura colla quale tutta, dico tutta la popolazione interveniva alle prediche, dalle frequenti e numerose comunioni che si fecero, si hanno le più belle speranze che la Missione fatta, sarà anche fruttuosa. Tranne tre o quattro, ben noti in paese (sic) tutti si accostarono alla S. Confessione. Si fecero poi quasi quattromila Comunioni".

 

1921 Seconda Missione

Era vivo desiderio del "Curatino" celebrarle nel 1920. Ma ciò fu impossibile perché i padri Missionari di Rho erano già tutti impegnati. col superiore P. Crippa Antonio combinò di tenerle l'anno dopo 1921 dal 14 al 28 Agosto proprio alla festa di S. Agostino. Temeva che l'epoca fosse meno opportuna. Invece anche questa S. Missione riuscì benissimo non solo pei pochi lavori di campagna ma anche perché la temperatura fu nientaffatto canicolare. I predicatori furono gli Oblati P. Re e P. Brasca. Anche in questa Missione la partecipazione della popolazione fu quasi totale. Anche questa volta nel Chronicon è notato: "Alcuni non si accostarono ai S. Sacramenti. Tra questi ci fu qualche giovane ... Effetti e conseguenze della guerra ! .."

Le Comunioni furono più di quattromila. La particolarità di questa Missione fu che terminando il 28 Agosto proprio nella festa del grande patrono S. Agostino, la popolazione volle solennizzarla con un fervore e un trasporto fuori dell'usuale. Parate le cappelle, ornata la chiesa con un ornato suntuoso, si tirò fuori la statua del Santo (anche questa del XVIII sec.) dalla sua nicchia e per tre giorni troneggiò sul suo altare poi, a chiusura della Missione, fu portato in processione per le vie del paese. Come sigle finale il Chronicon riporta: "Per questa festa si sparò in mortaretti più di un quintale di polvere..."

La Missione del 1930 si saltò perché, proprio in quell'anno si completava l'ampliamento della chiesa parrocchiale e quindi c'erano ancora tante cose da mettere a posto per permettere uno svolgimento regolare d'una simile cerimonia ecclesiale.

 

1936 Terza Missione

Questa Missione arriva quindi dopo 15 anni dall'ultima tenuta nel 1921. Siamo in pieno periodo fascista, anzi al suo apogeo, perché proprio a Maggio cadde Adis Abeba, capitale dell'Etiopia, permettendo così all'Italia di annettersi questo territorio come sua colonia. Ciò però non influì sulla S. Missione che fu svolta dai soliti Oblati di Rho e precisamente da P. Guglielmetti e P. Longoni con ottimi risultati sia come partecipazione che come risultati spirituali.

Gli anni passano e questa volta, con un anno di anticipo, si indice la S. Missione nel 1945.

1945 Quarta Missione

Dopo gli eventi storici accaduti in questo novennio (1936-1945): caduta del Fascismo, fine della Seconda Guerra Mondiale, questa quarta Missione arriva molto opportunatamente perché servì come pubblico ringraziamento a Dio per la fine della guerra e per il ritorno dei cari prigionieri.

I Padri predicatori, sempre missionari Oblati di Rho, furono P. Reina e R. Ballabio. Imponente il concorso degli uomini e della gioventù maschile. La Missione si tenne dal 24/8 al 9/9/45. Com'è desiderio di tutti i Parroci, il nostro,quasi ottantenne, si esprimeva così: "Voglio sperare che la calda e convincente parola dei padri missionari abbia scosso l'animo dei miei amati parrocchiani, spingendoli sempre più verso il bene, verso la mutua comprensione che sederà gli odi e le vendette, ridonando la pace agli individui e alla Società che ne ha tanto di bisogno". Par già di sentire in queste parole quasi un senso dì preavvertimento di quelle grande mutazioni che avverranno nella Società nella senda parte del XX secolo.

 

ASSOCIAZIONI

Il perio sacerdotale di Don Enrico Colnaghi, si sa, si svolge tutto nei primi 50 anni del '900 (1908-1948). In un epoca ancora, almeno in Brianza, di pretta civiltà contadina. Ci sono gli opifici, le filande, c'è il progresso ma a Cassago l'economia è legata quasi tutta alla terra. Per questo la vita segue il naturale corso del tempo. Il frumento, il granoturco, le patate, gli ortaggi, la frutta tutti son legati al fenomeno meteorologico. Se, a suo tempo, c'è pioggia, neve, vento, allora "Deo gratis" quell'anno uomini e bestie mangiano; se invece qualche anno va di traverso (siccità, grandinate ecc.) allora è grama. Ecco perché il contadino ha due visualità: una verso terra quando lavora e coltiva, una verso il cielo per invocare, sperare che tutto vada per il meglio. Ecco anche perché nel contadino più vivo e sentito è il senso religioso della vita. Con questo stato d'animo il legame tra pastore (parroco) e gregge (fedeli) era molto più stretto, più condiviso, tanto vero che durante le S. Missioni, i nostri parroci riuscivano perfino ad individuare, proprio nominalmente, quei pochi che, pur liberi di fare quello che volevano, non partecipavano. In questa atmosfera era più facile conservare quello che c'era e istituire quello che non c'era. I ragazzi costituivano il gruppo dei "Luigini" mentre le ragazze costituivano il gruppo delle "Figlie di Maria". Queste Associazioni adesso non ci sono più. C'è ancora la Confraternita del S. mo Sacramento, solo che nelle due manifestazioni adesso non indossa più il camice bianco, la mantellina rossa e la grossa medaglia con lo stampo dell'ostensorio. Questa Confraternita, fino al 1950, con l'obolo annuale garantiva all'iscritto, alla sua morte, la bara e la presenza di cinque sacerdoti al suo funerale. Il minimo comunque era di due sacerdoti; chi invece poteva pagare poteva averne anche più di sei. Ci furono allora dei funerali di qualche nostro industriale in cui i preti invitati furono anche più di venti.

E noi all'inizio del terzo millennio con il miracoloso progresso di questi ultimi cinquant'anni (computer, fax, internet: web, ecc.) ne abbiamo uno solo proprio per non essere sepolti come ... cani ! L'anno 1928 è per la storia d'Italia un anno fondamentale. In quell'anno il Fascismo abolì tutte le associazioni cattoliche e non, per mantenere in piedi solo le sue: Figli della lupa, Balilla, Avanguardisti, Milizia volontaria per la sicurezza Nazionale divenendo così una stato totalitario. Papa Ratti, Pio XI, tenendo fieramente testa al Fascismo salvò dall'abrogazione generale l'Azione Cattolica. Questa funzionava già nelle città e nei grossi paesi, in quelli piccoli dipendeva dai parroci. Il "Curatino", quasi prevedendo quello che poi avvenne nel 1928, fondò, un anno prima, una sezione dell'A. C. che dipenderà dalla Sezione di Monza.

Nel nostri Archivi c'è infatti un Registro delle Assemblee tenute dall'A.C. in occasione della visita del Delegato di Monza, un certo sig. Stella.

La Sede era un localino in fondo al cortile della canonica tra il portico e la scala che scendeva in cantina. In questo locale sorse anche la prima biblioteca del paese. I libri non erano tanti, sempre questi o ne di finanza, però erano cercati e letti dai giovani associati9 siamo nel 1928 e ai quei tempi non era facile farsi, dopo la V elementare, un po' di cultura. Eppure sono questi giovani che formeranno poi i quadri per organizzare l'Oratorio sotto la guida dei vari coadiutori, specialmente di Don Piero Pini la cui attività e intraprendenza diedero la possibilità, alla fine della guerra (1945) di presentare giovani, uomini e donne capaci di adattarsi e muoversi nel nuovo contesto sociale che, piano piano si stava delineando. Prima della sua morte, del "Curatino", i suoi giovani sono dentro in tutti i movimenti cattolici: Gioventù Femminile, G. I. A. C. , U. O. I. , U. D. A. C. e nel campo del lavoro, nelle A. C. L. I. che, attualmente, dopo svariati sbandamenti, pare sia ritornata ai principia fondamentali del suo inizio: Associazione Cristiana Lavoratori Italiani. Furono anche pronti a muovere i primi passi nel campo politico e in quello amministrativo. pur a digiuno di tutte quelle conoscenze che costituiscono una struttura democratica, a Cassago, la gioventù d'allora, sotto la saggia guida di ottimi parroci, ricchi di fede e di buon senso, seppero formarsi, nel clima di una serena parrocchialità, ai quei principi fondamentali quali il sacrificio, l'abnegazione, l'altruismo, la laboriosità, il rispetto reciproco che stanno alla base di un vero e ordinato vivere civile.

 

GUERRE

Nel corso dei suoi 40 anni di parrocchia, Don Enrico incappò in quattro guerre.

 

1911-12 Guerra in Libia

Nel 1911-12 nel quadro colonialistico di quei tempi l'Italia, per non restare esclusa dal Mediterraneo, visto le mosse della Francia che occupa la Russia e le intenzioni dell'Inghilterra di occupare la Cirenaica, il 5 ottobre 1911, compie il primo sbarco in Libia, mentre in Aprile 1912, la marina italiana forza lo stretto dei Nardanelli e occupa 15 isole del Dodecanneso. Questo intervento militare costò all'Italia quasi un miliardo e l'impiego d'un corpo di spedizione di più di 50000 uomini. nate le comunicazioni d'allora e pel fatto che nessun Cassaghese fu implicato in questa guerra, la stessa passò senza tanti commenti. Ma essa fu prodroma e annunciatrice della Prima Guerra Mondiale che per 4 anni insanguinò l'Europa. L'evoluzione politica in corso in quegli anni, il dissolvimento dell'impero Turco, i colossali interessi in contrasto fra i diversi gruppi di Stati Europei, portarono nel 1914 alla deflagrazione della così detta la Guerra Mondiale.

 

1915-18 Prima Guerra Mondiale

L'Italia entrò in guerra il 25 Maggio 1915 e da quel giorno anche per Cassago furono dolori e preoccupazioni. La parrocchia si organizzò subito per assistere le famiglie nella corrispondenza, nella confezione e spedizione di pacchi e per dare debite informazioni. A quei tempi quasi nessuno comperava giornali e mica tanti sapevano leggere. I più informati erano i Sindaci e i Parroci. Proprio in questo compito - informare la gente - un brutto giorno dovette attuare questo dovere. nella famiglia Cattaneo (i Baldit) una delle più in vista del paese perché proprietaria d'una tessitura, degli uomini, erano stati arruolati Ettore, 52 anni e Antonio 20 anni un triste giorno sì presentarono in canonica i carabinieri e consegnarono al parroco una missiva del Ministero della Guerra.

Il "Curatino" lo lesse e impietrì: la morte aveva falciato sul campo di guerra, nel giro di 55 giorni Antonio il 5/3/1917 ed Ettore il 29/4/1918. E come comunicarlo adesso alle donne! Fu un dovere così straziante per Don Enrico che; dopo d'allora, giurò che l'avviso, in una simile probabilità, venisse consegnato direttamente dai Carabinieri. Subito dopo non sarebbe mancata la sua presenza.

I Cassaghesi e gli Orianesi, fino al 1928 cittadini di due Comuni distinti, ma figli di un'unica Parrocchia, che parteciparono alla guerra furono un'ottantina: i morti 41.

 

Guerra d'Etiopia

Siamo nel 1934: il regime fascista si è ben consolidato ed è all'apice dei suoi progetti. Tra questi c'è la presa dell'Etiopia. I primi incidenti scoppiano ai primi di dicembre 1934 a Ual-Ual sul confine somalo-etiopico per il possedimento di alcuni pozzi di vitale importanza per la zona. Ci furono parecchi scontri e in Europa parecchi incontri tra le diplomazie dei vari Stati europei ma alla fine la guerra all'Etiopia scoppiò il 3 ottobre 1935 e durò fino all'occupazione di Addis Abeba avvenuta il 5 maggio 1936. Di questa guerra coloniale, Cassago non fu funestata, grazie a Dio, da alcun caduto.

 

Seconda Guerra mondiale (10/6/1940-25/4/1945)

Già da nove mesi infuriava la guerra tra la Germania, da una parte, e la Francia e l'Inghilterra dall'altra e già la Germania, fin dal 3 settembre 1939, d'accordo con la Russia, avevano smembrato e occupato la Polonia. Poi la Germania, con rapidi attacchi occupa la Norvegia, il Belgio, l'Olanda e il 10 giugno 1940 occupa Parigi. L'Italia, per non perdere la corsa, nello stesso giorno dichiara guerra alla Francia e all'Inghilterra. Si inizia così per il popolo italiano quel luttuoso periodo (5 anni) che, per chi l'ha vissuto, resterà indelebile nella sua memoria per tutta la vita. Nel Chronicon questo periodo di storia è così de scritto: "I primi due anni non furono malacci per noi; nonostante i sacrifici si vinceva e a un certo momento parve proprio che la vittoria e la pace fossero a pochi mesi di scadenza. Intanto per potenziare l'ultimo (i capi dicevano definitivo) sforzo bellico il Governo diede l'ordine ai parroci di dare le campane". E a questo punto il Chronicon diventa profetico. Infatti si legge: "Da qui incominciarono i guai dato il noto adagio CAMPAN A TERA PERDU' LA GUERA".

Scalogna fu che Cassago fu tra i primi ad essere visitati dalla Ditta Ottolina di Seregno, raccoglitore fiscale per la nostra plaga, per cui non fu possibile evitare questa disgrazia come lo fu possibile invece per tanti altri paesi.. Così ne l'ottobre 1942, tra il compianto unanime della popolazione volarono giù dal campanile il bellissimo campanone e la quarta......e non si spezzarono! Nel 1943, caduto il Fascismo il 25 luglio e fatto l'armistizio l'8 settembre, si andò subito a Seregno con la speranza di recuperare le nostre campane. Ma il campanone era già stato spezzato rifuso, mentre la quarta era ancora intatta. Si portò a casa con la spesa di L. 5000,00: il che fece dire al "Curatino": Bella anche questa: ce le hanno portate via a gratis e dobbiamo riportarle a casa a suon di biglietti da mille!". La quarta fu ricollocata al suo posto il 22 settembre 1944. E così Cassago ebbe per un po' di tempo un concerto campanario di solo 4 campane. I deceduti di Cassago e di Oriano, inclusi partigiano furono circa una cinquantina.

In questo drammatico periodo si manifestò e si sviluppò, bombardamento dopo bombardamento, il fenomeno degli sfollati che fuggendo da Milano cercavano in campagna locali più sicuri presso parenti, amici, conoscenti. Anche la parrocchia fu coinvolta cedendo alcuni locali all'oratorio e altri nella stessa Canonica.

 

VENDITA VILLA ROMAGNOLI

Questa bellissima villa del XVII secolo, con annessa cappella gentilizia e poderi, sita ai Campi Asciutti, era proprietà del cav. Romagnoli. Questi la vendette al Marchese Parravicini che la rivendette, quasi subito, ai signori Ballabio di qui al prezzo di L. 280.000,00. nei frattempo, siamo negli anni '20, il Seminario di Lodi è in cerca di una posizione o di un fabbricato adatti al soggiorno estivo dei suoi chierici. L'occhio cade sulla Brianza e su questa villa. Per Lodi, a quei tempi, il verde brillante dei boschi, l'aria pulita e fresca delle colline e dei laghi briantei in confronto alla e al caldo della pianura padana, deve essere apparso come un idilliaco luogo di pace e serenità. I Ballabio la tennero per poco tempo e nella cessione al vescovo di Lodi, Mons. Antonelli, non fecero alcuna speculazione: la cedettero allo stesso prezzo d'acquisto ossia L. 250.000. Il mediatore di questa faccenda fu ovviamente il parroco di Cassago, il quale sul Chronicon fa questa annotazione: "...io compì volentieri tutte le funzioni di mediatore, senza d'altra parte pensare minimamente alla mediazione che, invece,molto gentilmente mi fu data nello studio del notaio Gallizia a Milano…" Quantum non si sa! C'è un altro appunto invece sul Chronicon che riguarda persone particolari. Si legge infatti: "Rilevo come, prima della compera, in una visita al sito fatta da Mons. Antonelli, ci fosse pure prete il visitatore Apostolico d'allora Mons. Schuster..." che, nel 1929 divenne Arcivescovo e cardinale di Milano, proclamato poi Beato nel 1998.

Durante la guerra la villa rimase vuota per cui nel 1945, quando il zio istituto "S. Gaetano" di Don Guanella di Milano fu bombardato, ebbe la possibilità di trasferire a Cassago le sue scuole e i suoi orfanelli. L'affitto richiesto dal seminario di Lodi fu di L. 20.000 = all'anno.

 

CASSAGO O CASCIAGO

Cassago è dal 1630, documenti alla mano, che festeggia S. Agostino il 28 Agosto, compatrono della sua Chiesa. E lo ricorda su basi storiche, etimologiche, archeologiche, corografiche, perché S. Agostino a "Cassiciaco", nel 386-387 si preparò al Battesimo che ricevette poi da S. Ambrogio a Milano nella notte pasquale del 387. Quando a Casciago, in tutti questi secoli, niente c'è e niente fu fatto per ricordare S. Agostino. Attualmente Casciago ha la chiesa parrocchiale, costruita circa 50 anni fa, dedicata a S. Monica e a S. Agostino e un monumento che innalzò nel 1986, come fece Cassago, in occasione del XVI centenario della conversione di S. Agostino. Tutto qui: di vera tradizione storica zero al quoto !

Questa vertenza Cassago o Casciago nel tempo passato, fu sempre una questione fra dotti e studiosi. La miccia fu accesa da Alessandro Manzoni quando, rispondendo ad una richiesta del francese Poujoulat, disse che il Cassiciaco agostiniano corrispondeva a Casciago in provincia di Varese. La difesa fu immediata da parte di Mons. Biraghi e di altri studiosi e fu così forte e chiara che la preferenza per Cassago ritornò a primeggiare troncando, tra i dotti, ogni discussione. Infatti la "Guida Ufficiale del Clero" riportò di nuovo, vicino al nome di Cassago la classica dicitura dì Cassiciacum. Dal 1908, data del suo insediamento, il "Curatino" ebbe su questa faccenda, un andamento tranquillo, normale: le ricorrenze agostiniane furono sempre celebrate con solennità e sentita partecipazione da parte dei fedeli. Ma il 1930 Si avvicinava a grandi passi e con lui il XV centenario della morte del grande Dottore della chiesa, Vescovo d'Ippona, S. Agostino e per l'aria correvano i sentori delle grandiose manifestazioni che la chiesa, e quindi anche Cassago, avrebbero celebrato. Con questa occasione si riaffaccia di nuovo il problema: "Cassago o Casciago" ?

Il fuoco alle polveri le diede un dotto benedettino francese Don Germain Morin che, il 15 gennaio 1927, sulla "Scuola cattolica" scrisse un articolo intitolato: "Où en est la question de Cassiciacum?" (A che punto è la questione di Cassiciacum?). E qui, pur riprendendo la difesa di Cassago e mettendosi nella scia dei Biraghi, De Vit, D'Arbois de Jabainville, Meda, Bertrand, Manzoni ecco si dà motivo di riprendere la vecchia diatriba, tant'è vero che l'avvocato Meda sulla stessa rivista "La scuola cattolica", del marzo 1927, sente il bisogno di meravigliarsi che ancora si risollevi una questione che il tempo e il silenzio sembrasse avessero definitivamente chiusa. E invece dalla sponda opposta ecco che nel 1928, venne alla luce "La Villeggiatura di S. Agostino", un libretto scritto dal prof. Carlo Massimo Rota in cui si cercava, scientificamente secondo lui, di dare prove favorevoli a Casciago. Peccato che queste prove sono solo corografiche, ossia ambientali: il bosco, il ruscelletto, il panorama ... ma niente di ciò che è tradizione, niente prove storiche e archeologiche. "Nello stesso anno rispose il parroco di Robbiano, Don Rinaldo Beretta, con un opuscoletto dal titolo: "Dov'era Cassiciaco che ospitò S. Agostino ?", dove, pur lasciando ancora incerta la identificazione del luogo, viene a propendere per la tradizionale e forte credenza in Cassago. Contro il Rota scrisse ancora, nel 1931, l'Onorevole Meda un altro scritto, sempre a favore di Cassago, intitolato: "La controversia sul Rus Cassiciacum".

E mentre tra gli studiosi continua questa discussione il "Curatino", forte della plurisecolare tradizione agostiniana nel popolo di Cassago, indice nel 1930 il XV centenario della morte del Vescovo d'Ippona, S.Agostino, con un risultato, per l'epoca, strabiliante.

Siamo in pieno regime fascista e proprio in quegli anni, 1929-30, successivi al concordato tra Stato Italiano e la chiesa, i rapporti tra Fascio e Azione Cattolica sono piuttosto tesi, ciononostante la manifestazione riuscì magnificamente. Basta leggere nel Chronicon per rilevare cosa furono quei giorni per i Cassaghesi: "... indette dalla Federazione Giovanile Diocesana Milanese ben tre giorni di festa 30, 31 agosto e 1 settembre. A Cassago Brianza si raccolsero ben 3000 giovani con 100 bandiere. L'entusiasmo di questi nel potere celebrare il grande Dottore della Chiesa qui, nello stesso posto in cui, malato e ignorato, stava preparandosi a quella via che l'avrebbe reso grande davanti a Dio e agli uomini, era davvero incontenibile. La gioia cristiana rifulgeva su tutti i volti ed esplose, disciplinata e coerente, nelle varie pratiche di devozione dei diversi giorni, nei numerosi cortei e, specialmente, nell'accogliersa alla fugace visita del nostro amato e diletto pastore e Arcivescovo Card. Schuster. La figura del Santo d'Ippona fu magistralmente trattata dal Comm. Corsanego, il quale riuscì a farla balzare viva e palpitante davanti alla mente e al cuore di quella magnifica gioventù. Invece la calda e trascinante parola del Marchese Cornaggia infiammò i giovani alle virtù patrie e al sacrificio nel rendere il dovuto omaggio ai caduti in guerra. Parlò dal Monumento ai caduti in guerra nella piazza omonima (ora piazza Visconti). Giorni indimenticabili la cui traccia materiale è ancora possibile ritrovare nel "Numero Unico" e ne "L'Azione Giovanile" di quei giorni, ma la cui orma spirituale, io credo, sia rimaste indelebile nel cuore e nell'animo di tutti i partecipanti alle feste agostiniane. Ancor più l'ho constatato e lo constate tuttora nell'animo dei miei parrocchiani, il che, per me povero e indotto parroco, è segno più che sufficiente per affermare che, nel luogo alita potente il suo spirito e la sua intercessione, quivi si mosse e si rinfrancò nella salute, nel lontanissimo 386-367, il nole corpo del grande Agostino.

Fantasia ed esaltazioni mistiche, si dirà, ma che provano quanto a Cassago si visse in quei giorni e sempre si vive della vita di Aurelio Agostino, laddove a Casciago ... NULLA SI FECE E TUTTO SI VISSE !

 

ANNIVERSARI

Don Enrico, ordinato sacerdote nel 1890 e morto nel 1948, fu ministro di Dio per 58 anni e precisamente 18 anni a Muggiò, come coadiutore e 40 anni a Cassago come parroco.

1915 venticinque anni di ministero sacerdotale. E' già scoppiata la Prima Guerra Mondiale e quindi c'è altro che pensare ai festeggiamenti. Ciononostante la popolazione sotto la guida del coadiutore Don Carlo Frigerio si stringe attorno al suo "Curatino" e festeggia i 25 anni di Messa.

1930 La chiesa è stata ampliata e, anche se non è del tutto completata, è agibile e officiabile. Si indicono 3 giorni di festa 30, 31 Agosto e 10 settembre in onore del XV centenario della morte di S. Agostino e in questa circostanza si inserisce anche la festa del 40° anno di sacerdozio del "Curatino". Data la concomitanza del Centenario Agostiniano la lesta riuscì bella e imponente.

1933 I 25 anni di parrocchia a Cassago cadono nell'anno giubi1are straordinario indetto da Pio XI per la ricorrenza di 33 anni di vita di N. S. Gesù Cristo. Fu una celebrazione normale, ma la partecipazione della popolazione fu sentita e totale.

1940 Gli anni passano e il "Curatino" già semicieco, tira avanti ancora con corgggio e determinazione il suo apostolato che se la sua S. Messa d'oro, 50 anni di ministero sacerdotale, anche questa volta, come per il 25°, viene a coincidere con un'altra guerra:

la Seconda Guerra Mondiale. Ma il bello è leggere che Don Enrico scrive di se stesso in questa occasione: "Mezzo secolo di sacerdozio, invero, non è poco! Partito nel lontano riarse del 1890 con la sicurezza di non arrivare a festeggiare neppure il primo decennio della mia vita sacerdotale (ecco il perché del nomignolo "el curatin" perché "l'ra un rubin de nient") sono invece arrivato, con l'aiuto di Dio e la protezione della S. Vergine a festeggiare il ben decimo lustro! Quante grazie, quanti doni, quanta bontà e misericordia da parte di Dio in questi lunghi e pur veloci anni di sacerdozio e quanti grattacapi, quanti sacrifici, quanto gioiose croci da parte degli uomini …"

La guerra era appena iniziata e Don Enrico, già settantacinquenne, aveva chiesto che non si facesse alcunché al di fuori d'una semplice e normale funzione religiosa. Sa le insistenze dell'amato coadiutore Don Piero Pini e della popolazione tesa anche a fare un bel regalo alla chiesa, alla fine la spuntarono. I festeggiamenti furono tenuti il 29 e 30 di settembre. Domenica 29 pontificò il "Curatino" con una solenne Messa cantata in terza, ossia con Diacono e Suddiacono. Con Don Piero si era costituita una bella "Schola cantorum" che, nell'occasione, diede una brillantissima prova con l'esecuzione della "pontificale" del maestro Perosi a 4 voci. La chiesa era parata tutta in un modo che prima s'era mai visto mentre il paese era un palpito di sandaline e di bella biancheria. La partecipazione della popolazione alle sacre funzioni fu quasi totalitaria.

A mezzogiorno, il pranzo si tenne nel salone dell'Asilo presenti tutte le Autorità religiose e civili e i confratelli parroci dei paesi vicini.

Auguri e brindisi a non finire: azzeccatissime due poesie, una in italica lingua declamata dal parroco di Cremella Don Severino Colombo e l'altra in vernacolo recitata da Don Luigi Boffa, parroco di Tabiago. Nonostante fosse in corso la Seconda Guerra Mondiale i parrocchiani vollero lo stesso, nell'occasione del 50° di Messa del proprio "Curatino", regalare alla chiesa un completo paramento bianco, ricamato in oro, in terza del valore di L. 13.000,00. Davanti a così ammirevole generosità, Don Enrico si sentì in dovere di corrispondere in un modo non meno generoso. Per un servizio delle funzioni mortuarie più decorose occorreva un pagamento intero nuovo composto da pianeta, piviale, stola, manipolo e ornamenti per il Diacono e Suddiacono. Il tutto costo L. 3500,00.

Citare queste cifre adesso ci fanno sorridere, ma se solo risaliamo a sessant'anni fa, quando furono acquistate, il loro valore attuale sarebbe di svariati milioni, tanto è vero che per la loro preziosità Don Luigi Redaelli, il nostro amato parroco di adesso, li ha riservati per il nostro Museo Ecclesiale con altre cose antiche e di valore della nostra chiesa.

Il cinquantesimo di sacerdozio è passato, la guerra è in pieno corso mentre Don Enrico, quasi totalmente cieco, compie i 75 anni e sul chronicon … che si legge ? … questo: "Ormai tutto è passato e già i miei occhi fissano la tomba, forse, non, troppo lontana. Ormai il mio pensiero è fisso in quel giorno in, cui davanti alla Maestà di Dio, avrò da rendere conto della mia più che cinquantenaria vita sacerdotale. Il mio unico desidero è di continuare, per quel poco di vita che il Signore vorrà ancora concedermi, ad operare del bene per la gloria di Dio, per la mia santificazione e per la salvezza del mio gregge".

Invece la voglia di spendere ancora le ultime forze per il suo popolo, la viva curiosità dì vedere come andavano a finire le cose, l'aiutarono a superare tutto il periodo della Seconda Guerra Mondiale e a vedere la posa delle fondamenta del nuovo corso storico dell'Italia: non più Monarchia, bensì Repubblica.

Così a 82 anni, dopo 58 anni di vita sacerdotale, il "Curatino" alle 7di mattino, d'un bellissimo freddo giorno di Febbraio del 1948, chiudeva serenamente gli occhi su questa terra per riaprirli subito ad una celestiale visione di eterna felicità.