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brigida di kildare

 Il miracolo del latte dal ciclo di santa Brigida di Lorenzo Lotto nella Cappella Suardi a Trescore Balneario

cappella Suardi a Trescore Balneario:

il miracolo del latte di santa Brigida

 

 

 

SANTA BRIGIDA VERGINE D'IRLANDA

 

 

 

La vita

Come ricorda il Bussero nel suo elenco delle chiese milanesi redatto nello scorcio finale del XIII secolo, la attuale chiesa parrocchiale di Cassago fu originariamente dedicata a santa Brigida vergine d'Irlanda. Nacque a Leinster nel 453 circa, figlia di un certo Dubtiaco, e morì a Kildare verso il 524 nel monastero da lei stessa fondato. Ancora oggi è considerata la seconda patrona d'Irlanda assieme a san Patrizio.

Di fatto ella rappresenta una delle più alte e significative espressioni della spiritualità che scaturì dalla conversione al cristianesimo delle popolazioni celtiche che abitavano l'Irlanda. Il suo nome tradisce chiaramente questa origine: Brigida è nome tipicamente celtico e precisamente significa "persona eccelsa, splendida, meravigliosa". Brigida trascorse la sua infanzia e probabilmente tutta la sua vita in una società profondamente impregnata di cultura e cultualità celtica, che stava trapassando al senso religioso cristiano.

Alcune leggende legate alla sua storia la fanno addirittura figlia di una donna che "era al servizio di un druido", di un sacerdote cioè che amministrava l'antica religione dei celti. La sua festa il 1 febbraio ricorda la festa di Imbolc, secondo un antico rituale celtico. Di qui l'ipotesi storica di una Brigida, santa cristiana, che si sostituisce alla arcaica triplice dea celtica che sovrintendeva alla nascita, alla vita e alla morte. Così la nuova Brigida diventa la santa patrona del focolare, della casa, delle fontane e delle guarigioni. Il suo monastero sorge intorno al fuoco sacro di Kildare, la cui fiamma perpetua venne fatta bruciare fino alle invasioni normanna e danese del XII-XIII secolo, quando fu spenta per ordine dell'arcivescovo di Dublino.

La fiamma e il fuoco furono attributi propri della sua iconografia e sono ricordati anche in racconti agiografici cristiani. Un tempo questo santuario di Kildare era probabilmente sede di un oracolo celtico, simile a quello di Delfi, con la sua fiamma sacra e le sue acque curative. L'inno a Brigida cantava: "Brigida, donna meravigliosa, fiamma improvvisa, fa che il fiero, splendido sole ci conduca all'ultimo regno." Brigida fu una fra le prime e più pure espressioni del cristianesimo irlandese - la sua verginità è un segno indelebile di appartenenza alla Chiesa di Cristo - ed è un chiaro esempio del passaggio dal mondo spirituale druidico e celtico al mondo spirituale cristiano. Le fonti agiografiche cristiane ci presentano invece una Brigida che già sin da giovane manifestò attrazione per la vita monacale, alla quale fu avviata da san Malo, che la consacrò alla verginità.

San Malo era un monaco nipote di san Patrizio, il leggendario evangelizzatore dell'Irlanda. Da san Patrizio Brigida ereditò il desiderio di impiantare un cristianesimo forte, virile, integrale, sensibile al rispetto dei deboli, caratteristiche queste che sono ancora oggi ben radicate e patrimonio comune del popolo irlandese. A Kildare, Cill Dara in celtico, che significa la chiesa della quercia, la chiesa del querceto, una località poco discosta dall'attuale Dublino, in un'area ricca di testimonianze storiche celtiche, Brigida fondò verso il 490 un grandioso doppio monastero. Nella sua opera Conquest of Ireland, scritta nel 1189, Silvester Giraldus Cambrensis (nome d'arte di Gerald du Barri, gentiluomo di nobile lignaggio al servizio di Enrico II, re d'Inghilterra), ce ne ha lasciato un'ampia descrizione. Questa istituzione monastica, che fu soppressa al tempo di Enrico VIII, il primo re d'Inghilterra che ruppe la comunione con la Chiesa di Roma, si propagò rapidamente ed altri monasteri vennero fondati con la medesima regola. Oggi sul luogo di quel convento si eleva una magnifica cattedrale del XIII secolo, affiancata da una torre circolare del IX secolo. Accanto alla cattedrale e alle rovine del castello dei famosi conti di Kildare, i potenti Fitzgerald, sorgono oggi tre abbazie, una nera, una grigia e una bianca: Black Abbey, Grey Abbey e White Abbey.

Il culto della santa, dopo la sua morte, conobbe una larga diffusione e ben presto dalle isole britanniche passò sul continente giungendo anche in Italia, portatovi probabilmente da monaci irlandesi o Scoti. Le sue spoglie mortali furono conservate nel monastero di Kildare fino al IX secolo, quando, per vari motivi, le sue reliquie furono trasferite a Down Patrick, dove riposano anche le spoglie di san Patrizio. Durante il regno di Enrico VIII il suo capo fu trasferito a Lisbona e le altre parti del corpo a Honau in Alsazia. Una sua Vita fu scritta nel VII sec. da un certo Cogitoso. Egli afferma che a Saint Bridget fu innalzata sopra un vasto terreno e a grande altezza, una chiesa con assiti dipinti. Essa aveva all'interno tre spaziose cappelle, divise l'una dall'altra da tramezzi, tutte sotto l'unico tetto della grande chiesa. Il monastero annesso costituì per lungo tempo un centro non solo di spiritualità, ma anche di cultura. Kildare era uno dei tanti monasteri irlandesi, che nel VII, VIII, IX secolo erano diventati centri di insegnamento in grado di attirare molti monaci dalla Britannia, dalla Gallia e anche Romani che avevano conosciuto la santità e la cultura che san Patrizio ma soprattutto san Colombano, compaesano di Brigida nonchè fondatore del monastero di Bobbio, ed i suoi seguaci avevano diffuso sul continente. Fra il VI e il IX secolo i monaci irlandesi percorrono in lungo e in largo l'Europa altomedioevale e erigono ovunque monasteri.

Tra i più famosi ricordiamo quelli fondati da san Gall a San Gallo in Svizzera, da san Colombano a Bobbio in Italia, da san Killian a Wurzburg in Germania e altri ancora fino a Luxeuil e a Kiev. In questo periodo altomedioevale la vita di santa Brigida fu oggetto di vari racconti, che contribuirono a diffondere il suo culto. Fra i diversi esempi, spesso di grande intensità emotiva, è famoso un testo medioevale, che ne esaltava le virtù agiografiche. Si tratta di un brano tratto da un Legendario di Santi della fine del XIII secolo scritto da un vescovo genovese, un certo Jacopo da Varagine. E' la famosa Legenda Aurea, che fu diffusissima nel tardo medioevo e che ebbe un grande influsso sulla devozione popolare, specialmente nella definizione e nella attribuzione ai santi di simbologie speciali e di qualità taumaturgiche specifiche. Narra dunque Jacopo da Varagine che: "La vergine santa Brigida diede splendore alla Scozia con la santità e coi miracoli. Nacque da genitori pii e nobili e fin dalla sua infanzia si distinse per la sua purezza e per l'applicazione alle cose celesti, fece progressi continui nella virtù.

La madre un giorno l'aveva mandata a prendere il burro fatto col latte delle loro vacche, come è abitudine delle contadine del paese, ma Brigida, praticando l'ospitalità e più desiderosa di piacere a Dio che agli uomini donò ai poveri e ai forestieri molto burro e molto latte. Giunto il momento in cui ciascuno doveva rendere conto del raccolto fruttato dalla vacche le sue compagne portarono quel che avevano radunato, ma ella restò tutta dolente, perchè, avendo dato via tutto, non aveva nulla da presentare. Temendo lo sdegno della madre si rivolse con fervida preghiera al Signore e Dio la esaudì perchè si trovò ad avere più burro di tutte le sue compagne e lo presentò alla madre. Poco dopo i genitori vollero che ella si sposasse, ma lei, ispirata dal cielo, aveva deciso di conservare la sua verginità e di consacrarsi a Gesù Cristo.

Andò perciò da un pio vescovo il quale le mise un velo bianco ed un mantello dello stesso colore e quindi accolse il voto di verginità. Quando ella ebbe fatto il suo voto discese i gradini dell'altare e prostratasi in preghiera, appoggiò la fronte sull'ultimo gradino, che, essendo di legno, improvvisamente fiorì e tuttora lo si può vedere: intorno ad esso si compiono continuamente prodigi. Certi lebbrosi chiesero a Brigida della birra, ma ella, che non ne aveva, prese dell'acqua limpida e dopo averla benedetta la distribuì loro, che gustarono della birra eccellente al posto dell'acqua. Per esaudire la richiesta di uno che le aveva domandato del sale, cambiò in sale un sasso. Alcuni rubarono dei buoi, ma nel passare il fiume si annegarono ed i buoi tornati alla sponda andarono sani e salvi dalla loro padrona. Si addormentò nel Signore dopo che questi per la intercessione di lei ebbe operato numerosi miracoli." Altre note sulla vita di Brigida furono raccolte nel 1833 da don Michele Castelli, parroco di Cassago.

Egli consultò alcuni Martirologi e Vite di Santi, da cui estrapolò semplici brani senza alcuna pretesa di sistemazione organica: "Patrologia: nel Martirologio leggesi: «in Scotia Sanctae Brigidae virginis, quae cum lignum altaris tetigisset in testimonium virginitatis suae statim viride factum est». Nelle Vite dei Santi del Rev. Teologo Rodoni leggesi: «Abbadessa e protettrice d'Irlanda nacque a Fouchard in Ultonia. Ricevette il sacro velo dalle mani di S. Melo nipote e discepolo di S. Patrizio ... virtù, umiltà, mansuetudine, dolcezza e prudenza ... e del dono che Iddio le fece delle lacrime e dei miracoli ... Moltissime chiese sono state dedicate a lei in Scozia, Inghilterra, in Alemagna, in Francia e in Italia ... Il suo corpo al dì d'oggi a Lisbona nella Chiesa dei Gesuiti». Nei Salmaticesi leggesi: «... che ricusando il Vescovo di dare il Sacro Velo a Brigida ed alle sue compagne Brigida fece orazione e si vide una colonna di fuoco sopra il suo capo che risplendeva sino al tetto della chiesa. Il Vescovo meravigliato per questo miracolo si informò chi fosse, uno dei chierici disse: è Brigida figlia di Dubtiaco».

In un Leggendario de' Santi: «Brigida era avvenente e di bell'aspetto ed aveva occhi bellissimi, per non maritarsi ottenne da Dio colla sua orazione la perdita della sua bellezza ed i suoi occhi divennero lacrimosi, ricevé il sacro velo dalle mani del vescovo e mentre Brigida era inginocchiata davanti al vescovo si vide una colonna di fumo che dalla sua testa arrivava al cielo, si rialzò avendo ricuperata la primiera beltà. Morì nell'anno 518 regnando Giustino imperatore» (Arch. parrocchiale di Cassago, cartella legati). Il parroco don Michele Castelli ordinò un ritratto della santa: affidò l'incarico al conte Alfonso Porro Schiaffinati, che nel 1833 suggerì il nome di Paolo Brioschi, un pittore suo amico. Il Brioschi propose di effigiare la santa nel costume monacale e precisamente quello della Corporazione Agostiniana perchè "egli crede che la Santa appartenesse alle Agostiniane." Il parroco rispose che desiderava che il quadro raffigurasse santa Brigida intera e non più a mezzo busto come era il precedente che si conservava in chiesa e che voleva sostituire. Questo vecchio quadro rappresentava la santa con un giglio in mano ed una fiamma di fuoco sul capo, mentre il suo guardo era rivolto al cielo.

Quanto al costume monacale il parroco obiettò che all'epoca della morte di santa Brigida avvenuta, secondo le sue informazioni, il 1 febbraio 518, non si poteva sapere "precisamente quale fosse il costume monacale. Si sa che S. Agostino nell'Africa ha fondato due monasteri uno per li huomini e l'altro per le donne. Se poi il costume di questa Corporazione Agostiniana sia passata dall'Africa nella Scozia ai tempi di S. Brigida io non lo so, ad ogni buon conto il pittore potrà informarsi meglio. Prego di dire al Pittore che invece di mettere in mano alla Santa il giglio, dipinga un bel angiolino con una piccola fascia alla parte vergognosa portando il giglio, e così il quadro risalterà di più." Il quadro fu concluso in estate e costò 15 luigi. Il Porro espresse al parroco il suo compiacimento per il buon esito dell'impresa, con parole che lodano l'opera del pittore: "... la figura della Santa non è una bellezza greca, è però geniale, espressiva e modesta e in atto di rendere grazie per un beneficio ricevuto. Il costume è semplice e dignitoso e l'insieme dei colori rompe la monotonia di una figura sola in abito monacale.

Il fondo del cielo e il poco terreno sottoposto alla santa accrescono l'effetto del quadro e corrispondono alla semplicità della composizione. Sono persuaso che incontrerà il gradimento delle persone colte che visiteranno la di lei Chiesa nella stagione autunnale." Il Brioschi si attenne scrupolosamente alla tradizione iconografica della santa. Egli infatti ripropose i suoi attributi agiografici: il giglio e la fiamma. Entrambi sono legati a un episodio chiave della sua vita e cioè la sua consacrazione verginale, dapprima rifiutata, secondo la tradizione, dal vescovo Melo. Narrano in effetti i racconti popolari che all'atto del suo voto di verginità santa Brigida si sia prostrata e toccando con la fronte un gradino di legno, lo abbia fatto fiorire. Analogamente, di fronte a un primo rifiuto del vescovo, si narra che una lingua di fuoco comparisse sopra il suo capo, mentre rivolgeva lo sguardo verso il cielo.

 

 

LORENZO LOTTO:

I Miracoli di Santa Brigida Affreschi a Trescore Balneario, Oratorio Suardi

 

La decorazione dell'Oratorio Suardi, dedicato alle sante Barbara e Brigida d'Irlanda, ancor oggi aperto al contado, reca la dedicatoria (oggi lacunosa) dei committenti, Battista Suardi, la moglie Orsolina e la sorella Paolina, col nome dell'autore Lorenzo Lotto e l'anno d'esecuzione, il 1524. Ricerche documentarie sulla committenza in uno studio del contesto storico e dell'iconografia del ciclo hanno consentito di identificare fra gli astanti alla cerimonia di vestizione di Santa Brigida nel miracolo del Legno rinverdito la famiglia di Maffeo Suardi, cugino di Battista e comproprietario dell'Oratorio. Sulle pareti la storia di Santa Barbara (a sinistra) e i Miracoli di Santa Brigida (Il legno secco rinverdito, L'abito rimasto senza macchia, L'acqua convertita in birra, Il dono della vista a un cieco, Il porco selvatico ammansito, Il maltempo allontanato, L'albero disseccato, Il vaso d'argento diviso in parti uguali, Un uomo scampa alla morte violenta sostituendo a lui la sua ombra), (a destra), sono inseriti in un insieme iconografico dottrinale che s'incentra sulla figura di Cristo Vite (parete sinistra) sopra il quale è il versetto: EGO SUM VITIS VOS PALMITES.

La raffigurazione degli eretici combattuti dai Padri della Chiesa accostata al Cristo Vite dipende da una fonte del 1520 di grande attualità: la bolla Exurge Domine di Leone X contro Lutero, condannato, com'è noto, l'anno seguente. L'ideazione del programma iconografico coi molti versetti biblici e un sonetto che enumera i miracoli di Santa Brigida e ne invoca l'ausilio si deve a Battista Suardi, uomo di fede e di cultura oltre che personaggio di spicco della vita pubblica di Bergamo, qui ritratto con la moglie e la sorella ai piedi del Cristo Vite. Ne fu stimolo il frangente del panico del diluvio pronosticato per il febbraio del 1524 e interpretato dagli avversari di Lutero come punizione divina della dilagante eresia. Significativo è in proposito il Miracolo del Maltempo allontanato al centro della parete dedicata a Brigida.