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san giobbe

 Tela seicentesca che raffigura san Giobbe e la moglie. Veniva esposta nella chiesa di san Salvatore il 10 maggio per benedire le maestà a protezione dei bachi da seta

Cassago: san Giobbe e la moglie (tela seicentesca)

 

 

 

SAN GIOBBE

 

 

 

La devozione che si è sviluppata nel passato a Cassago per San Giobbe è legata alla chiesa di san Salvatore a Tremoncino e alla tradizionale fiera contadina che svolgeva il 10 maggio. Era in quella occasione che venivano benedette le cosiddette maestà, delle stampe a carattere religioso che venivano appese nelle camere dove si allevano i bachi da seta. Non a caso san Giobbe era invocato proprio a protezione di cavalé, cioè di quel prezioso baco da seta che, dopo un duro lavoro, permetteva ai contadini delle entrate importanti in un'epoca in cui la vita era molto dura.

A Cassago le prime vendite di bozzoli o cavalé risale ai primi anni del 1500: e probabilmente già allora il santo veniva invocato, come lo invocavano migliaia di contadini di tutta Italia, dalla Lombardia alla Calabria, dalla Toscana al Veneto.

E' piuttosto bizzarro questo accostamento di Giobbe ai bachi da seta: gli studi condotti dal prof. Claudio Zanier hanno dimostrato che ciò nasce dalla rilettura dei racconti biblici in Palestina in età medioevale, che si diffonde dapprima nel mondo panarabo, poi in quello iranico e infine, attraverso Venezia e il mondo greco, anche in Italia. Il Giobbe biblico è un uomo retto e timorato di Dio, padre di sette figli e tre figlie, che viene messo alla prova.

Perde tutti i figli, perde le ricchezze, perde la salute, ma resta fedele a Dio. Dio lo premierà e gli ridarà quello che aveva perso. Nei racconti popolari viene sottolineata la perseveranza di Giobbe, nonostante le disgrazie e viene data enfasi al lieto fine. Nel contempo gli stessi racconti, così come l'iconografia medioevale, sottolineano come dalle piaghe di Giobbe nascano i vermi, gli stessi che i contadini identificavano con i bruchi del baco da seta. Con estrema naturalezza la civiltà contadina lo elegge proprio protettore per questa attività. Tutta l'iconografia si adegua a questa nuova interpretazione, che è certamente difforme dalla posizione della Chiesa ufficiale, soprattutto dopo la Controriforma, quando vengono abbandonati i santi vetero testamentari.

Anche l'iconografia che è rimasta a Cassago rispecchia questa mentalità: san Giobbe viene dipinto seduto su un mucchio di letame, assieme a dei vermi, mentre rivolge lo sguardo verso l'alto cercando Dio. La forza di questo culto fu tale che sorsero chiese, società, confraternite a lui dedicate in moltissime regioni italiane. Così nel 1619 i padri agostiniani di Spilamberto, nel modenese, potettero portare in processione un quadro di san Giobbe con i bachi e collocarlo in chiesa solennemente, non senza aver prima dato indicazioni su come allevare i bachi. Già nel 1400 Giobbe era stato dipinto in un altro eremo agostiniano, quello di Lecceto e anche qui, non sembri una novità, se ne stava seduto in mezzo a un mucchio di foglie e letame con tanti vermicelli a fargli compagnia.

Andata persa la tradizione serica nel dopoguerra, si è andato perdendo anche il ricordo di san Giobbe o Sajòpp, la cui festa, purtroppo, non solo a Cassago, ma in tutta la Brianza, sembra confinata nel territorio degli studiosi e non più in quello dei fedeli. Ma san Giobbe ... ha pazienza. Sa aspettare.