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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Settecento > Maestro di SutamarchanPITTORI: Maestro di Sutamarchan

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine
MAESTRO DI SUTAMARCHAN
1700-1750
Sutamarchan, Convento agostiniano Ecce Homo
Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine
Quest'opera del nostro anonimo artista raffigura un diffuso episodio leggendario che scopriamo più volte nella iconografia agostiniana. Si tratta della scena dove Agostino viene a trovarsi a dover scegliere tra il sangue di Cristo e il latte della Vergine.
Nel medaglione a sinistra leggiamo la scritta riporta al soggetto dell'opera. Agostino è inginocchiato con le mani raccolte sul petto in segno di devozione in mezzo alla scena. Indossa la tunica nera dei monaci che seguono la sua regola ed ha il volto che guarda verso l'alto, mentre giungono verso di lui un fiotto di sangue dal costato di Cristo e del latte dal seno della Vergine. La scena si svolge in un ambiente indecifrabile con la sola presenza di una finestra a grate da cui entra una luce notturna. Il Cristo regge la croce e come la Vergine è immerso in una nube che avvolge lo stesso Agostino. Alcuni angeli completano la scena: a sinistra, sotto la croce, un angioletto regge la mitra episcopale, mentre a sinistra una coppia alata tiene fra le mani un lungo ed esile bastone pastorale, simboli della dignità episcopale di Agostino.
L'episodio è relativo a una leggenda che nasce probabilmente in Italia. Diversi pittori si sono ispirati a essa che trae spunto da passi delle sue meditazioni: il santo è presentato innanzi al Cristo crocefisso ed alla Vergine, mentre, pregando, si domanda: "Hinc a vulnere pascor", e, volgendosi verso Maria, soggiunge: "Hinc lactor ab Ubere", concludendo: "Positus in medio quod me vertere nescio, Dicam ergo Jesu Maria miserere". Sembra che l'episodio prenda spunto da un passo della S. Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et S. R. E. doctoris vita di Cornelius Lancelotz (1574-1622) O.S.A. edito ad Anversa nel 1616.
Lancillottus scrive, riportando parole apocrife di Agostino: "Positus in medio quo me vertam nescio. Hinc pascor a vulnere, hinc lactor ab ubere." La medesima scritta fu riportata da Francesco Francia e poi da Kartarius, un incisore nativo di Viterbo, che lavorò a Roma fra il 1560 e il 1570, nella sua stampa della Vita di Agostino edita nel 1570.