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ITINERARI AGOSTINIANI: da Ammaedara a Capsa

Tempio della Triade Capitolina a Sufetula

Triade Capitolina

 

 

AMMAEDARA - SUFETULA - CAPSA

 

 

 

 

AMMAEDARA (Haidra)

 

Città d'origine numida nella valle di Haidra, fu il centro di acquartieramento permanente della III Legione augustea impiegata nella guerra contro Tacfarina. Dopo la partenza della stessa Legione da Ammaedara per Tebessa nel 75, il luogo divenne colonia e fu composto come lo erano Cartagine e Sbeitla. Abitata dai veterani dell'esercito proveniente dall'Italia, dalla Gallia e dall'Africa, la città prosperò sino al IV secolo. Fu sede vescovile nel 258, con un vescovo cattolico ed un vescovo donatista, come per la maggior parte delle città africane, presenti al concilio di Cartagine del 411. Occupata dai Vandali nel 439, la città ritrovò la sua funzione militare in epoca bizantina, quando fu fortificata e dotata di una vasta cittadella. Di questo periodo sono la maggior parte dei monumenti attualmente visitabili.

 

 

Basilica n. 4

Un poco più a nord, in mezzo alle rovine di un fondouk, si trova questa piccola chiesa a tre navate, nella quale sono state rinvenute importanti iscrizioni funerarie risalenti all'epoca dei re Vandali.

 

Basilica n. 1

Detta di Melleus, è preceduta da un cortile e da due massicci pilastri a sostegno dell'atrio. Questa basilica aveva tre navate e un'abside semicircolare con accesso a due sagrestie. Due altari contenevano le reliquie di San Cipriano, qui deposte nel VI secolo dal vescovo Melleus. Nella chiesa cattedrale, fu sepolto anche un vescovo nel periodo dell'occupazione dei Vandali.

 

Basilica D. 3

Le rovine si trovano addossate al muro occidentale della cittadella. Utilizzata come cappella, la chiesa era a tre navate, sormontate da tribune ed il portico era fiancheggiato da un'alta torretta di scale. L'abside, dalla volta a nervatura, è tutt'oggi ben conservato.

Arco di Diocleziano a Sufetula

Arco di Diocleziano

 

L'arco di trionfo

Sotto quest'arco passava la grande Via Cartagine- Thebaste, che corre oggi parallela alla strada moderna. Esso risale all'epoca di Settimio Severo (195 d. C.), si presenta pressoché intatto anche se parzialmente nascosto da un fortino bizantino.

 

L'edificio delle vasche

Prende il nome dalle conche in pietra, sormontate da arcate, che separano i tre settori che lo costituiscono; sul lato orientale si trova un'abside semicircolare. Non é ancora chiaro il suo utilizzo: forse un magazzino destinato alla pubblica distribuzione delle derrate oppure un edificio adibito alla riscossione delle imposte in natura. Un edificio analogo presente nella lontana Maktaris è stato identificato adibibile ad entrambe le funzioni.

 

Il Capitolium

Del grandissimo tempio restano soltanto i basamenti e una colonna rialzata. Sorge al fondo di una piazza porticata, a destra della quale sono le rovine di una seconda piazza circondata dalle botteghe di un mercato. Si possono intravedere le celle sotterranee del tesoro ancora intatte e la sua monumentale scalinata.

 

Il Foro

Era situato probabilmente a sinistra della strada, dove è visibile una facciata con finestre, resti di un grande edificio.

 

La Cittadella bizantina

Costruita sotto Giustiniano (527-565 d. C.), conserva un aspetto imponente. Copre una superficie di 200 m per 110, mentre la cortina muraria raggiungeva l'altezza di otto o dieci metri ed era fiancheggiata da torri quadrate e da un camminamento di ronda su due piani; la facciata nord è stata ricostruita, mentre l'angolo a sud-ovest è recentemente crollato in seguito a inondazioni. Al suo interno si trovano ben tre chiese cristiane di cui una recentemente dissepolta da uno scavo coordinato dal direttore del museo del Louvre.

 

La grande Via Cartagine - Thebaste

Essa attraversava la città romana e passava all'interno della cittadella. Più ad ovest, di là della scuola moderna, esiste ancora un tratto di via con la pavimentazione originale e, nei pressi della cittadella, i basamenti dei bastioni che reggevano grandi statue o colonnati.

 

 

Pressoi e recipienti per l'olio a Sufetula

Pressoi d'olio

SBEITLA (Sufetula)

Succeduta probabilmente ad un insediamento libico, Sufetula fu fondata alla fine del I secolo d.C. dai veterani smobilitati in seguito al trasferimento della III Legione augusta da Ammaedra (Haidra) a Thebaste (Tébessa in Algeria) Dal II al III secolo i circa diecimila abitanti prosperarono grazie ai proventi dell'ulivocoltura: nel II secolo, infatti, la città cominciò ad erigere monumentali edifici classici, poi dal IV secolo, basiliche e chiese cristiane. Con il declino dell'impero (inizio del V secolo) e l'occupazione Vandala (V e inizio del VI secolo), Sufetula, situata ai confini con la zona stepposa, rivestì il ruolo di strategica città di frontiera a continuo contatto con i popoli berberi di Aurès e della Tripolitania ridiventata indipendente.

Sufetula contava sei chiese nel IV secolo, custodite dalle comunità cattoliche o donatiste, costruite su precedenti edifici pagani: la chiesa posta all'angolo esterno del Foro (fine del IV - inizio del V secolo) presenta una pianta basilicale a tre navate; un gruppo di edifici religiosi comprende due stabilimenti termali e le abitazioni del clero; nella cattedrale cattolica detta di Bellator, risalente al IV secolo, alle tre absidi fu aggiunta nel V secolo la cappella detta di Giocondo con battistero; la chiesa detta di Vitalis presenta cinque navate, due absidi e un battistero; la chiesa di Servus, forse la cattedrale della comunità Donatista, presenta ben cinque navate ed il battistero fu installato nella cella di un tempio pagano. Inoltre troviamo due chiese risalenti all'epoca bizantina (VI e VII secolo).

 

 

Il Foro

Uscendo dalla chiesa di Servus e ripercorrendo a ritroso la stessa strada, s'intravede infondo alla via antica, uno dei monumenti più imponenti dell' Africa romana: il Capitolium. È posto al centro delle vie principali e fa parte di tutto un insieme di edifici che compongono il Foro: templi, la curia, le botteghe. Appare circondato da mura erette in epoca bizantina a scopo di difesa.

 

Il Capitolium

La curia ed il Capitolium si trovano di fronte alla porta monumentale costruita sotto Antonino Pio, dalla quale si accede al Foro. Il Capitolium non era composto di un solo tempio consacrato alla triade capitolina, ma da ben tre templi distinti ma collegati tra loro, dedicati ognuno ad una delle tre divinità. Ogni tempio era composto di quattro colonne in facciata e due di rincalzo. Quello centrale, dedicato a Giove, appare sensibilmente diverso dagli altri due ma soprattutto privo di scalinata d'accesso sostituita da una balconata.

 

Le case fortificate

Alcune si presentano in buono stato di conservazione e mantengono l'aspetto di fortini, probabilmente a due piani collegati da scale, in parte ristrutturate. L'interno era composto di sale di forme e dimensioni differenti, dove si denota l'impiego di materiali più antichi di riporto, come elementi architettonici, colonne, ecc. prelevati da templi e dalle abitazioni circostanti. La cisterna quadrata. Camminando per la via antica verso il Foro ed il Capitolium, centro di tutte le città antiche, si può vedere a sinistra un gran serbatoio interrato, un tempo coperto da una volta. Si tratta certamente di una grande cisterna che raccoglieva acqua piovana, anche canalizzata per vie sotterranee. Le grandi tenne.

A destra della via, appaiono i resti delle grandi tenne pubbliche di Sufetula che occupano uno spazio rettangolare lungo più di cento metri e largo circa cinquanta. Dall' esterno del complesso e prima di accedervi dal portico di destra, si denotano una ventina di ambienti di dimensioni differenti, tra cui i due situati a sud- ovest che si impongono certamente per la vasta superficie occupata. La prima grande stanza era la palestra, il cui pavimento è ricoperto di mosaici a motivi geometrici recentemente restaurati. Essa immette direttamente nella seconda grande stanza rettangolare che era il frigidarium, chiuso sui lati minori da due piccoli bacini. Da questo nucleo centrale dipartivano le altre sezioni delle terme che si possono ben vedere dalla piccola scala d'entrata.

Precisamente qui troviamo un'iscrizione latina del IV secolo, che segnala i restauri cui fu sottoposta la zona utilizzata in inverno. Questo giustifica la presenza di una doppia serie di ambienti dallo stesso uso, posti lateralmente alle sale centrali: si trattava di terme utilizzate in inverno (settore nord-ovest) e in estate (settore sud-ovest). Particolarmente interessanti il tepidarium e calidarium, riconoscibili da una serie di piccoli pilastri di tegole che sostenevano il pavimento (in realtà doppio) sotto il quale circolava l'aria calda proveniente dalle caldaie a forno, ancora in parte visibili. Tale sistema è detto ad "ipocausto".

 

Le piccole terme

A sinistra del frantoio, troviamo uno dei cinque stabilimenti termali conosciuti, una cui vasta parte fu distrutta dalla costruzione della strada moderna Sbeitla - Kasserine. Le indagini archeologiche, antiche e recenti, permettono di ricostruire il sito e di distinguere una serie di piccole sale comunicanti fra loro. Alcuni settori subirono rimaneggiamenti e restauri sin dall'antichità, dovuti all'abituale usura di questo genere di monumenti, costantemente a contatto con l'acqua e le alte temperature delle caldaie a forno, come si può vedere nelle grandi terme pubbliche. La stanza più interessante presenta una vasca dalle pareti interamente decorate di mosaici raffiguranti vari tipi di pesci e crostacei.

 

Il teatro

Conserva in parte le gradinate (in origine una decina) restaurate. In alto correva una galleria, di cui sono stati recentemente rinvenuti resti, separata dal muro sud-est delle caldaie termali sol- tanto da qualche metro; in basso alle gradinate, il pavimento dell'orchestra era interamente lastricato. Il fondo, verso gli spettatori, presentava delle nicchie: quella centrale conteneva una statuetta rappresentante il dio romano Dionisio, attualmente esposto nella II sala del museo del sito. Della scena, resta solo parte delle infrastrutture fisse: colonnati, nicchie, ecc.

 

La fontana che tronca la via

Uscendo dal grande complesso termale incontriamo ciò che resta di una delle tre fontane rinvenute fino ad ora nel sito di Sufetula. Essa è collocata sul fondo della strada antica, innalzata in modo da troncare la via che conduceva dal teatro al Capitolium. Di questa fontana sono visibili soltanto il basamento, la pavimentazione lastricata, il bacino rettangolare che riceveva l'acqua da sei nicchie poste sul fondo.

 

I pressoi d'olio

Superati i due fortini principali, la via antica è ostacolata da due pressoi d'olio e dai resti di un mulino. Gli elementi maggiormente conservati appartengono ai pressoi, ma solo quelli non in materiale deteriorabile come legno o metallo.

 

 

Battistero cristian o a Sufetula

Battistero cristiano

La chiesa di Servus

Superando di poco la fontana, appare sulla destra un monumento ben visibile sin da lontano per i suoi quattro pilastri in grossi blocchi che si distaccano dal resto dell'insieme. Ci troviamo di fronte ad un edificio di culto cristiano, di cui si conoscono altri esempi in Africa, innalzato sullo stesso sito di un precedente monumento pagano. In questo caso si trattava di un tempio romano, nel cui cortile fu edificata una chiesa a navata centrale e due laterali.

Da una scaletta si accedeva all'abside, situata nel lato nord-ovest del portico (a sinistra dell'entrata attuale), dove fu rinvenuta la dedica ad un sacerdote di nome Servus, morto all'età di sessantotto anni, del quale la chiesa prese il nome. Le scanalature visibili sul pavimento delimitavano il settore riservato al clero ed indicano l'ubicazione dell'altare. Il battistero fu installato nella cella quadrata del tempio pagano. Si pensa che questa chiesa fosse la sede dei donatisti di Sufetula.

 

Il gruppo di edifici ecclesiastici

Risalendo la via antica verso nord-est, s'individua un gruppo di edifici estesi su una vasta area: circa novanta metri di lunghezza per settecento di larghezza, che ingloba due chiese, un battistero, una cappella ed un piccolo complesso termale. Anche in questo caso la maggior parte degli edifici furono costruiti su monumenti precedenti i cui resti sono ben visibili nella chiesa detta di Vitalis.

 

La chiesa detta di Bellator

Detta di Bellator, dopo avervi trovato un frammento di un'iscrizione menzionante il nome di questo vescovo. Tramite due porte laterali si entra nell' edificio, composto di una navata centrale e da due laterali, separate da stilobati. Delle due absidi contrapposte, più volte rimaneggiate, si presume che quella a nord fungesse da presbiterio con un altare posto di fronte mentre la seconda avesse funzione di cappella funeraria.

Al centro di un preesistente peristilio quadrato pagano, fu sistemato il battistero del quale si rese necessario adattare la forma della vasca che divenne ovoidale. L'uso originario fu in seguito abbandonato ed il battistero divenne cappella detta del vescovo Jucundus, personaggio significativo della chiesa di Sufetula, presente a molti concili, tra cui quello del 411 svoltosi a Cartagine.

 

La chiesa detta di Vitalis

Di fronte alla precedente, troviamo una nuova chiesa più grande. Come la chiesa di Servus essa è composta di una navata centrale e quattro laterali. Sono visibili sul pavimento tracce di strutture per il culto come le scanalature per le sbarre che servivano per proteggere l'altare nell'abside sud-ovest. Nella chiesa fu rinvenuta una vasca oblunga in marmo con rappresentazioni di personaggi biblici: Noé, Adamo ed Eva, Eliseo. Come nella chiesa precedente, una seconda abside contrapposta aveva funzione di cappella funeraria.

 

L'arco di Diocleziano

Fu costruito all'epoca dell'imperatore Diocleziano alla fine del III secolo, dopo l'istituzione della tetrarchia. In quest'epoca il cristianesimo soffrì un lungo e duro periodo di persecuzioni e ciò spiega forse il martellamento dei nomi degli imperatori, sui fregi dell'arco, ad opera probabilmente di cristiani di Sufetula.

 

 

 

Immagine della moderna Gafsa

Gafsa moderna

GAFSA (Capsa)

Capoluogo del governo eponimo, Gafsa è anche capoluogo naturale della regione. La scoperta di resti preistorici appartenenti alla cultura capsiana (da Capsa, toponimo romano del sito) costituisce la prova di quanto sia antico il popolamento della regione.

Nel 106, la città sorta sui resti di una fortezza berbera, fu incendiata dal generale romano Mario, che riuscì a catturare Jugurtha, re di Numidia. Capsa fu elevata a municipium sotto Traiano, poi divenne colonia e la città prosperò, come é evidente dalla vista delle piscine romane e dai mosaici rinvenuti nel 1969. I bizantini la chiamarono Justiniana ed amplificarono la loro opera di cristianizzazione: secondo il geografo El Idrissi (XII secolo) la popolazione si oppose tenacemente alla diffusione della religione islamica e nonostante gli arabi avessero catturato ottantamila prigionieri nella regione nel 668, si continuò a parlare il latino per oltre seicento anni.

Nel 1434 gli Hafsidi costruirono la Kasba che resistette all'assedio del corsaro Darghouth nel 1551 e che riuscì però a conquistarla nel 1556. Durante la Seconda guerra mondiale, la città fu occupata tre volte e subì gravi danni dall'artiglieria francese che distrusse la maggior parte della Kasba. In fondo al Bourguiba Avenue, appaiono le piscine romane: la più piccola presenta delle iscrizioni latine, appena leggibili, nel punto in cui sgorga l'acqua termale. I ragazzi del luogo si tuffino nell'acqua limpida delle piscine alla vista dei turisti.