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DEI E MITI DELL'Africa romana: Afrodite

Busto in marmo di Afrodite: Museo del Bardo (120 a. C.)

Busto in marmo di Afrodite: Museo del Bardo (120 a. C.)

 

 

AFRODITE

 

 

 

 

Afrodite era presso i Greci la dea della bellezza, dell'amore, della fecondità, della sessualità e della lussuria. La sua origine è molto antica e i primi culti che le furono resi si celebravano senz'altro a Pafo nell'isola di Cipro, dove la dea del desiderio era da lungo tempo venerata come Ishtar e Ashtaroth. Si tramanda che inizialmente arrivò a Citera, un punto di collegamento commerciale e culturale tra Creta e il Peloponneso. Si ha forse così un indicazione del percorso del culto originario di Afrodite, da levante alla Grecia continentale. L'isola di Citera fu in effetti un centro importante del suo culto. Afrodite aveva una sua festa, l'Afrodisiaco (indicato anche come Afrodisia), che veniva celebrata in tutta la Grecia, ma particolarmente ad Atene e Corinto. A Corinto, i rapporti sessuali con le sue sacerdotesse erano considerati un modo per adorare Afrodite. È conosciuta anche con il nome di Citerèa e il suo equivalente nella mitologia romana è Venere. Era una divinità diffusa fra i Greci del mare Egeo poichè rappresentava uno degli aspetti di una divinità femminile comune a tutte le civiltà che si erano stabilite sulle coste del Mediterraneo e nel vicino Medio Oriente. Il racconto del suo amore per Adone (Tamouz) non è di origine greca ma rivela chiaramente la sua origine fenicia. Fu venerata sotto il nome di Astarte (Ashtart) o d'Istar dai popoli semitici e con il nome di Hathor dagli Egiziani. Numerosi templi furono edificati per il suo culto. Fonte di ispirazione di poeti, fra cui Saffo, e di artisti, Afrodite fu raffigurata in particolare nelle celebri statue di Callimaco, Lisippo, Prassitele (a cui fornì da modella Phryne) e Scopas.

Mirto, colomba, passero e cigno erano a lei sacri. Afrodite veniva associata, e spesso ritratta assieme a: mare, delfini, colombe, cigni, melograni, mele, mirto, rose e limoni.

Spesso, Afrodite si manifesta come due divinità diverse: Afrodite Urania, nata dalla spuma del mare dopo che Crono evirò Urano, e Afrodite Pandemos, l'Afrodite "comune" nata da Zeus e Dione. Afrodite Urania è riferita a volte all'Afrodite celeste che rappresenta l'amore ideale e intellettuale mentre Afrodite Pandemos è associata con un amore carnale.

La mitologia tramanda dunque che Afrodite nacque dalla spuma del mare davanti alla spiaggia di Paphos (Cipro), dopo che Crono aveva tagliato i testicoli di Urano e li aveva gettati in mare. La Teogonia di Esiodo descrive che i genitali "vennero trascinati dal mare per un lungo periodo, e spuma bianca sorse dalla carne immortale; dentro ad essa crebbe una ragazza" che divenne Afrodite. Quindi Afrodite è di una generazione più vecchia rispetto a quella di Zeus. Nell'Iliade (Libro V) si scopre invece l'altra versione delle sue origini, secondo la quale era considerata una figlia di Dione, che era l'originale dea oracolare ("Dione" è semplicemente "la dea, la forma femminile di "Dios", il genitivo di Zeus) a Dodona. In Omero, Afrodite, avventurandosi in battaglia per proteggere suo figlio Enea, viene ferita da Diomede e ritorna dalla madre, per chinarlesi in grembo ed essere confortata. "Dione" sembra essere un equivalente di Gea, la Madre Terra, che Omero ha ricollato nell'Olimpo.

A causa della sua bellezza, Zeus temendo che Afrodite sarebbe stata la causa di dispute tra gli altri dei, la diede in sposa a Efesto, il triste dio del fuoco.

Esiste un'altra versione della storia. Poiché Era, madre di Efesto, lo cacciò dall'Olimpo perché troppo brutto, egli si vendicò intrappolandola in un trono magico, e richiese la mano di Afrodite in cambio del rilascio di Era. Efesto era colmo di gioia per l'essere maritato con la dea della bellezza e forgiò i suoi bellissimi gioielli, compreso il cinto, che la rendeva ancor più irresistibile per gli uomini. L'infelicità per il matrimonio spinse Afrodite a cercare la compagnia di altri, più frequentemente Ares, ma anche Adone, Anchise e altri. Una volta Efesto colse furbescamente Ares e Afrodite a letto e li bloccò con delle catene finemente lavorate, quindi riunì tutti gli altri dei dell'Olimpo per dileggiare la coppia. Efesto non li liberò fin quando Poseidone non gli promise che Ares avrebbe pagato delle riparazioni, ma i due scapparono non appena le catene vennero sollevate e la loro promessa non venne mantenuta.