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AFRICA ROMANA: Sicca Veneria

Particolare della toilette di Venere, mosaico conservato al Museo del Bardo

Particolare della toilette di Venere

Mosaico romano scoperto a Nebber del I secolo a. C.

 

 

SICCA VENERIA

 

 

 

Sicca Veneria (l'odierna Le Kef) pare che corrisponda all'antica Cirta, capitale del regno del mitico Jugurtha assai più che non la Constantine algerina, come si è sempre creduto. Durante l'impero romano fu chiamata Sicca Veneria probabilmente per la presenza di un famoso tempio dedicato alla dea fenicia Astarte (la Venere romana), nel quale le matrone puniche, così chiamate nel I secolo d. C. dal moralista Massimo, praticavano la prostituzione sacra (ierodulia).

Dopo la prima guerra punica furono radunati a Sicca, che si trovava al centro di una regione controllata da Cartagine forse da tempi antichissimi, i mercenari che avevano manifestato malcontento nei confronti dei Cartaginesi; tale decisione, in seguito alla quale si trovarono concentrate in uno stesso luogo diverse migliaia di soldati, finì col favorire lo scoppio della rivolta, conosciuta come guerra dei mercenari (240-237 a. C.), che sconvolse tutto il territorio cartaginese.

Colonia sotto Augusto, la città iniziò a prosperare nel II-III secolo e divenne ben presto sede di un vescovato. Vi si trovano un'importantissima basilica scavata nel cuore della città, dedicata a San Pietro (basilica di Dar El Kous); una basilica grandiosa con arcate di un'armoniosa potenza, edificata nel IV secolo; il tempio delle acque, vasto complesso termale dell'alto impero romano della metà del III secolo comprendente le terme, le cisterne ed il ninfeo, con splendidi mosaici.

All'inizio del V secolo Sant'Agostino vi fu impegnato attivamente ad animarvi la vita monastica che vi aveva impiantato. Dopo essere stata distrutta all'epoca della conquista araba del Maghreb, le Kef ritrovò parte dell'antica importanza in occasione delle lotte fra i capi turchi di Algeri e di Tunisi; la città, presidiata dalla kasba, costituì allora il baluardo occidentale della Reggenza di Tunisi.

 

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