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CICLo AGOSTINIANo della VITA SANCTI AUGUSTINI IMAGINIBUS ADORNATA

La scena del tolle lege nel giardino di Milano, immagine tratta dalla Vita sancti Augustini

La scena del tolle lege nel giardino di Milano

 

 

VITA SANCTI AUGUSTINI IMAGINIBUS ADORNATA

1450-1490

Ms. 1483, Boston, Public Library

 

La scena del tolle lege nel giardino di Milano

 

 

 

Questa scena è un elemento irrinunciabile di ogni vita di S. Agostino. L'autore anche in questo caso ha voluto darle un valore eccezionale. Inizialmente Agostino sta disteso sotto un fico, poi si alza in piedi e dinanzi al fico riceve direttamente l'ispirazione divina, sotto forma di raggi, che il Cristo gli rivolge in pieno viso. Nella terza scena Agostino è di fronte ad Alipio al quale comunica le sue decisioni.

Ibi Augustinus cum graui rixa discerperetur intrinsecus et congesta ante oculos mentis uniuersa massa miseriarum suarum, relicto Alippio aliquantulum remocius secessit et sub quadam ficu se proiecit ac lamentabiles voces dabat dicens: «Et tu, Domine, usquequo, quamdiu cras, cras? Quare non modo? Quare non hac <hora> finis turpitudinis mee ?» Dum vero hec et hiis similia diceret ac amarissima cordis sui contricione fieret, repente audiuit vocem cum repeticione crebro modulantem: «Tolle lege, tolle lege. » Aperuitque codicem apostolicum et coniectis oculis ad primum capitulum legit: «Induimini Dominum Ihesum Christum et carnis curam non feceritis in desideriis.» Et statim quasi infusa luce securitatis ab eo omnes dubietates tenebrarum diffugerunt; et tranquillo jam vultu indicauit Alippio quid legisset. Et Alippius prospiciens quid ultra quod ipse legerat haberetur, invenit et legit: Infirmum autem in fide suscipite. » Quod Alippius ad se rettulit et sic cum Augustino ad fidem conuersus est. Hoc ex 80 Confessionum. Capitulum XXXIII.

 

E, come racconta nelle Confessioni, recatosi in giardino, si mise sotto una pianta a piangere amaramente, e diceva: - Quanto tempo ancora? Quanto ancora? Domani, domani ! ancora un po' di tempo. Ed era desolato di non sapersi decidere o a restare nel mondo o a consacrarsi a Dio.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte ... Tornai al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi.

Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: « Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze... » Non volli leggere oltre né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono.

AGOSTINO, Confessioni 8, 12, 29