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iconografia  agostiniana

sant'Agostino in una moderna raffigurazione di De Sanctis (1986)

Sant'Agostino: opera di De Sanctis (1986)

 

 

ICONOGRAFIA AGOSTINIANA

 

 

Amplissima è l'iconografia del santo vescovo di Ippona, Dottore della Chiesa e pastore straordinariamente ricco di fede. Fu definito "Malleus hereticorum", per la sua continua attività dedita al trionfo dell'ortodossia, fu filosofo di spicco della cristianità, a cui si debbono centotredici opere, duecentoventiquattro epistole, cinquecento sermoni, raccolti in quindici volumi della Patristica del Migne, ed in circa trentamila pagine, nella edizione curata da padre Trapè per la cattedra agostiniana di Roma. Fu un santo che, come rimarca il sommo pontefice Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica Augustinum Hipponensem del 28 agosto 1986, "un anno dopo la morte fu annoverato dal mio lontano predecessore Celestino I tra i maestri migliori della Chiesa, ha continuato ad essere presente nella vita della Chiesa e nella mente e nella cultura di tutto l'Occidente". La ricostruzione iconografica proposta, che non ha ragione di completezza, ma piuttosto costituisce un invito ad approfondire l'iconografia del santo, dopo le valide ricerche di George Kaftal e di Fabio Bisogni, di Pierre Courcelle e di Jeanne Courcelle Ladmirant. Il periodo preso in esame si dispiega principalmente dal XIV al XVIII secolo. Assorto, ispirato, generalmente severo nelle figurazioni trecentesche e del primo Quattrocento, nel fluire del tempo Agostino appare più raccolto, più vicino alla nostra condizione umana.

Trittici, polittici, pale d'altare, tele, pannelli, scomparti di predelle, affreschi, miniature, disegni, incisioni - dopo la prima effigie nella Biblioteca del Laterano (VI secolo) - ne affidano innumerevoli immagini, come vescovo di mezza età o molto anziano, con o senza barba, con un piviale dai colori più vari, di frequente arabescato e fermato sul petto da una borchia d'oro, mitria e guanti, con o senza pastorale, stola riccamente decorata, con una croce, un libro chiuso o aperto, in cui si evidenziano passi dei suoi scritti, in piedi o seduto, in atteggiamento benedicente. A volte viene rappresentato come semplice frate, in saio nero con la caratteristica cintura di cuoio, e, come Dottore della Chiesa, in cattedre elaborate, intento a scrivere o a meditare su codici ponderosi tra cartigli, rotoli, da solo, o accanto a san Giovanni Evangelista, o insieme agli altri Dottori e Padri della Chiesa.

Pastore, mistico, asceta, lo notiamo con un modello di chiesa in mano, più spesso con un cuore fiammeggiante, simbolo della sua viva religiosità e del suo amore per Dio e per il prossimo: seduto nel chiuso di una spoglia stanza, avendo celebrato l'umiltà come virtù cristiana di maggior spicco, radice di tutte le altre, viene delineato mentre tre raggi o frecce penetrano nel suo cuore sanguinante, per ricordare il passo delle sue Confessioni: "Folgorato al cuore da te mediante la tua parola ti amai da solo" o nell'istante in cui gli appare la Santissima Trinità, la Vergine con il divino Bambino, san Girolamo e san Giovanni Battista. Di indubbia rilevanza è la raffigurazione dell'incontro, lungo una spiaggia, con il piccolo Gesù che, intento a raccogliere l'acqua del mare in una buca, gli fa presente come sia impossibile comprendere il mistero della Trinità. Alcune creazioni sono ispirate dalla Vita Augustini di Possidio, suo discepolo, da passi delle opere, dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine. Numerosi cicli ad affresco ne rievocano vicende e leggende: diversi sono andati perduti, segnatamente quelli che si ammiravano nelle lunette dei chiostri di conventi da tempo, soprattutto in Italia, sconsacrati, unitamente alle chiese, destinate alla rovina.