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CICLo AGOSTINIANo della VITA SANCTI AUGUSTINI IMAGINIBUS ADORNATA

Agostino rinuncia all'insegnamento a Milano, immagine tratta dalla Vita sancti Augustini

Agostino rinuncia all'insegnamento a Milano

 

 

VITA SANCTI AUGUSTINI IMAGINIBUS ADORNATA

1450-1490

Ms. 1483, Boston, Public Library

 

Agostino rinuncia all'insegnamento a Milano

 

 

 

Da questo momento i personaggi divengono più grandi e numerosi, la scena stessa è più viva e articolata. I tratti di Agostino sono più marcati, anche se manca il consueto nimbo. Le due scene qui riprodotte quasi si confondono l'un l'altra. A sinistra Agostino, seduto sulla cattedra, insegna ai discepoli disposti ai suoi piedi. A destra Agostino si è alzato e saluta gli allievi mentre con un gesto accenna all'addio. I discepoli non sembrano prendere il saluto seriamente.

Ibi Augustinus euolutis jam paucis diebus, puta XX, qui ei longi et multi videbantur pre amore libertatis ociose ad cantandum de medullis omnibus: <t>i bidixitcor meum, quesiuivultum tuum, <vultum tuum> Domine, requiram, a scolarum regimine a se subtraxit et soli Deo seruire studuit. Hec ex nono Confessionum. Capitulum XXXV.

 

Agostino insegnò retorica a Milano presso la corte imperiale per alcuni anni fra il 384 e il 386 d. C. Il ricordo di questi avvenimenti fu celebrato dalla iconografia proposta nella Historia Augustini e da Marzio Ganassini, nel suo ciclo di Viterbo, che focalizza in modo particolare il suo soggiorno milanese.

 

E venne il giorno in cui finalmente sarei stato di fatto libero dall'impiego alla scuola di retorica, come già lo ero nel pensiero. Venne: me ne sbrogliasti la lingua, come già me ne avevi sbrogliato il cuore, e già in viaggio verso la campagna con tutti i miei amici al colmo della gioia io ti rendevo grazie.

Ciò che feci laggiù, scrivendo, al tuo servizio - ma in un modo che ancora sa di scuola della superbia, come l'ansimo di chi si ferma a prendere fiato - lo attestano i libri delle discussioni coi presenti e con me stesso, solo davanti a te; mentre quelle che ebbi con Nebridio assente sono attestate dalle lettere relative. E quando mi basterà il tempo per evocare sulla pagina tutti i grandi privilegi che ci accordasti a quel tempo, impaziente come sono di passare ad altri e più grandi. Perché già la memoria mi richiama, e mi è dolce, Signore, confessarti gli interni colpi di sperone con cui mi hai domato, e il modo in cui mi hai spianato abbassando i monti e i colli dei miei pensieri, e raddrizzando i miei sentieri tortuosi e smussando le mie asperità. E confessarti il modo in cui hai piegato Alipio, fratello del mio cuore, al nome del tuo unigenito, nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, che dapprima non voleva degnarsi di menzionare nei nostri scritti.

AGOSTINO, Confessioni 9, 4 ,7