Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Quattrocento > Historia Augustini > L'assedio di Ippona

CICLo AGOSTINIANo della Historia Augustini

L'assedio di Ippona, immagine tratta dalla Historia Augustini

L'assedio di Ippona

 

 

HISTORIA AUGUSTINI

1430-1440

Manoscritto 78A 19a Kupferstichkabinett di Berlino

 

L'assedio di Ippona

 

 

 

Il miniaturista propone l'assedio di Ippona, Civitas yponensis. Alcuni uomini armati sono in piena azione: con l'aiuto di balestre e archibugi stanno attaccando il muro di cinta della città.

 

Ippona, Hippo Regius, l'attuale Annaba, antiquis dilectus regibus Hippo, come gioca sul nome Silio Italico, era una colonia romana e municipio fin dal tempo di Augusto. Posta sul mare, nella baia protetta dal Cap de Garde, alla foce dell'odierno Seybouse, doveva essere una cittadina di una certa importanza. Aveva una colonia giudaica, ma i cristiani vi erano numerosi, secondo ogni probabilità costituivano anzi la maggioranza della popolazione. Era una sede vescovile almeno dalla meta del III secolo e contava due basiliche quando Agostino venne a stabilirsi in città, quella di Leonzio, dal vescovo che l'aveva eretta, e la grande Basilica pacis, costruita in epoca post costantiniana.

Dipendeva dal vescovo di Ippona un vasto territorio e tra i numerosissimi episcopati dell'Africa romana non era certo uno dei meno importanti. Il vescovo Valerio, giunto a tarda età, lo aveva retto con prudenza, di rado uscendo dai confini di quella che anche nel campo spirituale si può chiamare ordinaria amministrazione.

Sidonio Apollinare nel suo Carmen V ricorda che i Vandali nelle loro invasioni in Campania facevano uso di una bandiera con un drago che gettava fuoco dalla bocca: "Iam textilis anguis discurrit per utramque aciem, cui guttur adactis turgescit zephyrus; patulo mentitur hiatu iratam pictura famem, pannoque furorem aura facit, quotiens crassatur vertile tergum flatibus et nimium iam non capit alvus inane."

 

 

28. 4. Poco tempo dopo, per volontà e disposizione divina avvenne che un grande esercito, armato con armi svariate ed esercitato alla guerra, composto dai crudeli nemici Vandali e Alani, cui s'erano uniti Goti e gente di altra stirpe, con le navi fece irruzione dalle parti trasmarine della Spagna in Africa.

28. 5. Gli invasori attraverso tutta la Mauretania passarono anche nelle altre nostre province e regioni, e imperversando con ogni atrocità e crudeltà saccheggiarono tutto ciò che potettero fra spogliazioni, stragi, svariati tormenti, incendi e altri innumerevoli e nefandi disastri. Non risparmiarono né sesso né età, neppure i sacerdoti e i ministri di Dio, neppure gli ornamenti, le suppellettili e gli edifici delle chiese.

28. 6. Tali crudelissime violenze e devastazioni quell'uomo di Dio vedeva e pensava che esse fossero avvenute ed avvenissero non come pensavano gli altri uomini: ma poiché le considerava in modo più profondo e vi ravvisava soprattutto il pericolo e la morte delle anime (infatti sta scritto: Chi aggiunge scienza aggiunge dolore, e un cuore intelligente è un tarlo per le ossa [Eccli. 1, 18; Prov. 14, 30; 25, 20]), ancor più del solito le lacrime furono il suo pane giorno e notte ed egli ormai nella estrema vecchiaia conduceva e sopportava una vita amara e luttuosa più degli altri.

28. 7. Infatti l'uomo di Dio vedeva le città distrutte, e nelle campagne insieme con gli edifici gli abitanti o uccisi dal ferro nemico o fuggiti e dispersi, le chiese prive di sacerdoti e ministri, le vergini consacrate e i continenti dispersi da ogni parte: di costoro alcuni erano venuti meno fra le torture; altri erano stati uccisi con la spada; altri ridotti in schiavitù, persa ormai l'integrità e la fede dell'anima e del corpo, servivano i nemici con trattamento duro e cattivo.

28. 8. Nelle chiese non si cantavano più inni e lodi a Dio; in molti luoghi le chiese erano state bruciate; erano venuti meno nei luoghi a ciò consacrati i sacrifici solenni dovuti a Dio; i sacramenti divini o non venivano richiesti oppure non potevano essere amministrati a chi li richiedeva, perché non si trovava facilmente il ministro.

POSSIDIO, Vita Augustini, 28, 4-8

 

28. 10. Di innumerevoli chiese a mala pena solo tre per grazia di Dio non sono state distrutte, quelle di Cartagine, Cirta e Ippona, e restano in piedi le loro città, protette dal presidio divino e umano (ma dopo la morte di Agostino anche Ippona, abbandonata dagli abitanti, fu incendiata dai nemici).

28. 11. E Agostino, in mezzo a tali sciagure, si consolava con la sentenza di un sapiente che dice: « Non sarà grande colui che ritiene gran cosa il fatto che cadono alberi e pietre e muoiono i mortali ».

28. 12. Era molto saggio, e perciò piangeva ogni giorno a calde lacrime tutte queste sciagure. Si aggiunse ai suoi dolori e ai suoi lamenti il fatto che i nemici vennero ad assediare Ippona, che fino allora era rimasta indenne, poiché si era occupato della sua difesa l'allora conte Bonifacio con un esercito di Goti alleati. I nemici l'assediarono strettamente per quasi 14 mesi e le chiusero anche la via del mare.

28. 13. Qui mi ero rifugiato anch'io insieme con altri colleghi d'episcopato e fummo insieme con lui per tutto il tempo dell'assedio. Molto spesso parlavamo fra noi e consideravamo che davanti ai nostri occhi Dio poneva i suoi tremendi giudizi, e dicevamo: Sei giusto, Signore, e retto è il tuo giudizio (Sal. 118, 137). Tutti insieme addolorati, gemendo e piangendo, pregavamo il Padre della misericordia e Dio di ogni consolazione (2 Cor. 1, 3) perché si degnasse confortarci in quella tribolazione.

POSSIDIO, Vita Augustini, 28, 10-13