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CICLo AGOSTINIANo della Historia Augustini

Due uccelli portano il cibo ai frati monaci, immagine tratta dalla Historia Augustini

Due uccelli portano il cibo ai frati monaci

 

 

HISTORIA AUGUSTINI

1430-1440

Manoscritto 78A 19a Kupferstichkabinett di Berlino

 

Due uccelli portano il cibo ai frati monaci

 

 

 

La scena compendia la precedente. Si tratta di un motivo iconografico alquanto antico. Risale almeno all'XI secolo. Due uccelli portano nel loro becco i cibi per i monaci seduti a tavola in un pasto frugale. Agostino si trova in mezzo a loro. I visi sempre più grandi divengono straordinariamente espressivi. Tutti sono vestiti da frati eremitani.

 

La nascita dell'Ordine agostiniano, soprattutto nel Trecento e Quattrocento, costituì un forte stimolo alla produzione iconografica che celebrava le attività e i lavori quotidiani che contraddistinguevano la vita nei monasteri medioevali. I miniaturisti e i pittori cercarono inoltre di riprodurre fedelmente i rapporti che intercorsero fra Agostino e le sue comunità monastiche con l'evidente scopo di sottolineare la continuità fra gli antichi e i contemporanei insediamenti monastici.

Quando arriva a scrivere che i monaci si sostengono con il lavoro delle proprie mani, aggiunge press'a poco un discorso come il seguente. Questi monaci praticano dei digiuni veramente incredibili, non rifocillando il corpo che una volta al giorno al fare della sera. Si può spiegare tale digiuno a partire dal loro lavoro manuale? Per vivere e per avere beni da mettere in comune si guadagnano i mezzi con il lavoro delle proprie mani e - qualcuno potrebbe pensare - lavorano talmente tanto da dedicarsi per questo alla pratica del digiuno. Sbaglia chi pensasse in questo modo : nella loro vita monastica il digiuno entra non per motivo economico, e neanche come ideale ascetico nel senso di un mezzo cioè che permette di avvicinarsi a Dio perché diventato l’uomo più libero delle cose di questo mondo.

Essi vivono un digiuno che, certamente, ha un rigore ascetico, ma a ben guardare esso non è altro che la traduzione ascetica della regola di carità che troviamo affermata nelle Lettere di Paolo.