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PITTORI: Maestranze bizantine

Sant'Agostino vescovo nel Duomo di Cefalù

Sant'Agostino vescovo

 

 

MAESTRANZE BIZANTINE

1143-1154

Cefalù, Duomo del SS. Salvatore

 

Sant'Agostino vescovo

 

 

 

Questo mosaico che raffigura sant'Agostino si trova nel Duomo di Cefalù, una straordinaria costruzione sacra che domina il piccolo centro marinaro siciliano. Questa chiesa è uno dei più interessanti monumenti medievali dell'isola. La costruì Ruggero II nel 1131 con l'intenzione di testimoniare la potenza della casa degli Altavilla, che aveva riconquistato la Sicilia diventandone re. La sua architettura utilizza elementi di varie origini culturali, la latina, la greca e l'araba.

Agostino è qui rappresentato come vescovo, dall'aspetto giovanile e con una folta garba che gli copre il mento. La testa è nimbata e i suoi capelli hanno un taglio che ricorda quello dei monaci.

La struttura del mosaico ricorda da vicino l'analoga rappresentazione del santo nella Cappella palatina di Palermo con il santo che regge in mano un libro chiuso. Anche l'abito episcopale e i simboli utilizzati richiamano il mosaico palermitano che fu realizzato probabilmente in un periodo simile e forse dalle stesse maestranze bizantine.

Il santo è ben riconoscibile poiché il mosaicista, come in tutti gli altri casi, ha scritto il suo nome: "SANCT(US) AVGVSTINVS".

La decorazione musiva, forse progettata per tutto l'interno, fu realizzata solamente nel presbiterio e ricopre attualmente l'abside e circa la metà delle pareti laterali. Il presbiterio conserva i mosaici siciliani meglio conservati e presenta al centro del catino absidale il grande Cristo Pantocratore che mostra i suoi attributi cristologici con la destra alzata che tiene uniti indice e medio, indicanti le due nature del Cristo, divina e umana, unite insieme. Nell'ordine inferiore la Vergine orante elegantemente panneggiata è scortata dai quattro Arcangeli Michele, Raffaele, Gabriele ed Uriele. Sulla volta troviamo Cherubini e Serafini. Nell'ordine seguente Pietro e Paolo sono affiancati dagli Evangelisti Marco, Matteo, Giovanni e Luca. In quello inferiore sono raffigurati sei apostoli, Filippo, Giacomo, Andrea, Simone, Bartolomeo e Tommaso, mentre lungo le pareti si distribuiscono simmetricamente figure di profeti e santi.

Le quattro fasce sono delimitate orizzontalmente e verticalmente da cornici e motivi geometrici o vegetali stilizzati tranne quella che separa il catino dal resto dell'abside. Per la realizzazione di questo eccezionale progetto musivo, Ruggero II chiamò da Costantinopoli maestri bizantini.

 

Tutte le figure sono accompagnate da scritte, in greco o in latino, che indicano il nome del personaggio.

Il confronto di questi mosaici con quelli contemporanei di Santa Maria dell'Ammiraglio (1143-1151) e quelli ruggeriani della Cappella Palatina a Palermo (1143-1154) evidenzia come a Cefalù gli artisti siano riusciti ad incarnare più intimamente e strutturalmente l'ideale di sublime decantazione formale propria della più alta e maggiore pittura comnena. A Cefalù i ritmi lineari sono puri e organici, dove si esprime una raffinata gamma cromatica che ama accostamenti ed esiti ricercatissimi e preziosi. Risultano assenti i colori violenti e netti con la predilezione di figure ieratiche rappresentate su un fondo aureo.