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PITTORI: Maestro di Arezzo

La Vergine con il Bambino e Agostino che mostra la sua Regola dipinto del primo Cinquecento

La Vergine con il Bambino e Agostino che mostra la sua Regola

 

 

MAESTRO DI AREZZO

1510-1520

Arezzo, chiesa di sant'Agostino

 

La Vergine con il Bambino e Agostino che mostra la sua Regola

 

 

 

La pala d'altare si trova nella chiesa di sant'Agostino ad Arezzo, entrando, nel secondo altare di sinistra. Il quadro di anonimo pittore cinquecentesco raffigura la Vergine in trono con in braccio il Bambino.

Ai piedi della scena principale il pittore ha dipinto in una nicchia la figura di sant'Agostino vestito da vescovo che mostra al fedele con un dito della mano sinistra l'incipit della sua regola scritta su un doppio foglio aperto.

Il santo è inginocchiato e regge con entrambe la mani il grande libro dove sta scritta la sua regola: con il braccio sinistro chiuso contro il petto regge il bastone pastorale. In testa porta una vistosa mitra arancione, lo stesso colore del piviale che risalta profondamente con lo sfondo nero dell'architettura che regge il trono.

Il santo ha un aspetto di persona anziana ed autorevole con una folta barba grigia che gli scende fino al petto. Il suo sguardo è rivolto al fedele che si pone davanti al quadro invitandolo a leggere quanto sta scritto sulle pagine del libro aperto.

L'episodio della consegna della regola ai frati agostiniani è un elemento diffuso nella iconografia agostiniana già a partire dai codici miniati del XIII secolo e fa seguito alla istituzione dell'Ordine agostiniano nel 1256. La consegna ha un valore altamente simbolico in quanto vuole esprimere la diretta dipendenza degli agostiniani da Agostino. L'Ordine agostiniano sarebbe, secondo questa concezione, il naturale prolungamento dell'esperienza monastica inaugurata da Agostino in Africa.

Alcuni studiosi concordano nell'attribuire a S. Agostino solo la Regula ad servos Dei; in epoca successiva questa Regula fu adattata al femminile e unita alla Lettera 211 che già conteneva indicazioni per le monache di Ippona. La Consensoria monachorum, invece, è stata attribuita ad un anonimo autore dell'ultimo periodo della letteratura visigotica in Galizia e scritta tra il 650 e il 711.

L'Ordo monasterii pur restando nella tradizione della vita agostiniana un documento di riferimento venerando, non è stato più attribuito ad Agostino già dalla critica rinascimentale.

Sulla data di stesura della Regula ad servos Dei ci sono diverse opinioni: una prima teoria indica come data probabile il 391, più o meno in coincidenza con la fondazione del primo monastero d'Ippona, il monastero dei laici; una seconda teoria indica il 400 in coincidenza con il De opere monachorum; una terza sposta la data addirittura fino al 427-428, dopo il De correptione et gratia, in coincidenza con la controversia sulla grazia sorta nel monastero di Adrumeto. La maggioranza degli studiosi, però, pensa sia stata scritta intorno al 400.

La grande diffusione della Regola di Agostino come norma di vita monacale ricominciò nel secolo XI, soprattutto dopo che venne adottata dalle comunità dei Canonici Regolari prima in Francia e poi negli altri Stati europei. Quando si parla di Regola agostiniana nelle comunità canonicali, ci si riferisce sia alla Regula tertia o Praeceptum, che alla Regula secunda o Ordo monasterii.

L'Ordo monasterii, più esigente in quanto a disciplina, fu adottato tra gli altri, dai Canonici di Springiersbach e dai Canonici Regolari Premostratensi; tuttavia dopo il XIII secolo ad esso fu preferita la Regula tertia.

L'affermarsi della Regula tertia fu dovuto anche alla decisione del Concilio Lateranense IV del 1215 di considerarla una delle regole di riferimento per le nuove fondazioni religiose. Essa venne assunta dai Frati Predicatori, dai Servi di Maria e, in modo speciale, dagli Agostiniani i quali, però, aggiunsero all'inizio della Regula tertia la prima frase dell'Ordo monasterii. Fu subito chiaro per le nuove fondazioni agostiniane che il solo Praeceptum non poteva regolare la vita complessa di un Ordine: ad esso fu quindi aggiunta una serie di costituzioni, dichiarazioni, regolamenti, che avrebbero dovuto regolare con più precisione la vita monastica.

È stato stimato che il numero complessivo degli istituti che nel corso dei secoli hanno adottato la Regola agostiniana sia di circa 500. Il recupero della Regula ad servos Dei si può spiegare con l'autorità morale e dottrinale che Agostino aveva acquistato soprattutto come esempio di vita clericale povera, la concentrazione della Regula sulla vita apostolica della chiesa primitiva, l'essenzialità che la rendeva facilmente adottabile in qualunque contesto monastico.