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PITTORI: Bartolomeo Bonone

Battesimo di sant'Agostino

Battesimo di sant'Agostino

 

 

BARTOLOMEO BONONE

1507-1515

Pavia, chiesa di San Francesco

 

Battesimo di sant'Agostino

 

 

 

L'affresco si trova nella chiesa di san Francesco a Pavia. Il suo ritrovamento risale a qualche anno fa nella lunetta dell'ultima cappella del transetto destro. Le parti ben conservate si limitano a brevi porzioni, sufficienti tuttavia a intuire la notevole qualità artistica. Il sottinsù del bacile in primo piano e lo scorcio vertiginoso delle architetture sembrano infatti rimandare a vette della cultura prospettica lombarda, quali il Bramantino e lo Zenale. La cappella è ora dedicata all'Assunta, mentre in passato lo era a sant'Onofrio, ma nulla vieta di pensare una dedicazione originaria probabilmente a uno dei santi raffigurati nella lunetta, Agostino o Ambrogio.

La struttura compositiva dell'affresco sembra seguire la lezione di un'altra tavola del Bonone del 1494, oggi conservata al Museo Civico di Lodi: in entrambi c'è un vano absidale fortemente accorciato, mentre altri paralleli si possono individuare nelle espressioni dei volti. L'attribuzione a Bartolomeo Bonone è quanto mai attendibile e il confronto con le altre sue opere colloca questo affresco nel periodo 1507-1515. Uno stemma sopra un capitello della cappella induce a credere che fu la famiglia Beccaria la committente l'opera.

Aggiornato e partecipe del nuovo clima culturale lombardo, Bartolomeo Bonone è attivo negli anni a cavallo tra il XV ed il XVI secolo. Pur rimanendo escluso dal cantiere delle Certosa, il Bonone si rivela sensibile alle infiltrazioni classicistiche. L’annunciazione (solo di recente riferita al pittore pavese), affrescata nel duomo di Bobbio, risente fortemente del linguaggio maturato dagli scultori e dai vetrai attivi alla Certosa. I rapporti con l’attività del Bergognone verso il 1590, sono tanto più evidenti nelle tavole di Moncalvo, del museo civico di Lodi e in quella firmata e datata 1507 del Museo Petit Palais di Avignone, un tempo collocata nella chiesa di S. Francesco a Pavia. Al Bonone recentemente sono stati pure riconosciuti alcuni resti di affreschi nelle chiese Pavesi di S. Pietro in Ciel d’Oro e di S. Francesco. La lunetta affrescata nel transetto di S. Francesco, col Battesimo di S. Agostino attesta la fase più matura dell’attività di Bartolomeo, spiegabile solamente con la Conoscenza diretta delle opere di Bramante e Bramantino.

 

Milano fu la tappa decisiva della conversazione di Agostino. Qui ebbe l'opportunità di ascoltare i sermoni di Ambrogio che teneva regolarmente in cattedrale, ma se le sue parole si scolpivano nel cuore di Agostino, fu la frequentazione con un anziano sacerdote, san Simpliciano, che aveva preparato Ambrogio all'episcopato, a dargli l'ispirazione giusta; il quale con fine intuito lo indirizzò a leggere i neoplatonici, perché i loro scritti suggerivano "in tutti i modi l'idea di Dio e del suo Verbo". Un successivo incontro con sant'Ambrogio, procuratogli dalla madre, segnò un altro passo verso il battesimo; fu convinto da Monica a seguire il consiglio dell'apostolo Paolo, sulla castità perfetta, che lo convinse pure a lasciare la moglie, la quale secondo la legge romana, essendo di classe inferiore, era praticamente una concubina, rimandandola in Africa e tenendo presso di sé il figlio Adeodato (ci riesce difficile ai nostri tempi comprendere questi atteggiamenti, così usuali per allora).

A casa di un amico Ponticiano, questi gli aveva parlato della vita casta dei monaci e di s. Antonio abate, dandogli anche il libro delle Lettere di S. Paolo; ritornato a casa sua, Agostino disorientato si appartò nel giardino, dando sfogo ad un pianto angosciato e mentre piangeva, avvertì una voce che gli diceva "Tolle, lege, tolle, lege" (prendi e leggi), per cui aprì a caso il libro delle Lettere di S. Paolo e lesse un brano: "Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri" (Rom. 13, 13-14).

Dopo qualche settimana ancora d'insegnamento di retorica, Agostino lasciò tutto, ritirandosi insieme alla madre, il figlio ed alcuni amici, ad una trentina di km. da Milano, a Cassiciaco, l'attuale Cassago Brianza, in meditazione e in conversazioni filosofiche e spirituali; volle sempre presente la madre, perché partecipasse con le sue parole sapienti. Nella Quaresima del 386 ritornarono a Milano per una preparazione specifica al Battesimo, che Agostino, il figlio Adeodato e l'amico Alipio. Il giorno di Pasqua Agostino ricevette il battesimo insieme all'amico Alipio che era stato convertito dalle prediche di S. Ambrogio, e ad Adeodato, figlio dello stesso Agostino, natogli mentre era ancora filosofo pagano. Allora S. Ambrogio secondo quello che lui stesso dice, gridò: Te Deum laudamus. S. Agostino seguitò: Te Dominum confitemur.

 

Giunto il momento in cui dovevo dare il mio nome per il battesimo, lasciammo la campagna e facemmo ritorno a Milano. Alipio volle rinascere anch'egli in te con me. Era già rivestito dell'umiltà conveniente ai tuoi sacramenti e dominava così saldamente il proprio corpo, da calpestare il suolo italico ghiacciato a piedi nudi, il che richiede un coraggio non comune. Prendemmo con noi anche il giovane Adeodato, nato dalla mia carne e frutto del mio peccato. Tu l'avevi ben fatto. Era appena quindicenne e superava per intelligenza molti importanti e dotti personaggi.

AGOSTINO, Confessioni 9, 6, 14