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PITTORI: Maestro di Martinengo

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

MAESTRO DI MARTINENGO

1500-1550

Martinengo, chiesa di Sant'Agata

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

L'affresco di ignoto pittore che lavora nell'ambito bergamasco raffigura sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa. La pittura non è in buono stato di conservazione, tuttavia è ancora possibile leggere nelle sue sue fondamentali l'intero dipinto, che appartiene a un ciclo che raffigura i quattro Dottori della Chiesa. Agostino è stato ritratto nell'atto di benedire con la mono destra alzata. Con la sinistra tiene fermo un libro rosso chiuso e nello stesso tempo trattiene il suo bastone pastorale. In testa il santo ha una mitra bianca con qualche decorazione, mentre il viso, dall'espressione invecchiata, presenta una foltissima barba biancastra che gli scende fino al petto. L'immagine è stata raffigurata in un tondo, sul cui bordo superiore si intravede la scritta che identifica in Agostino il santo vescovo dipinto.

La quattrocentesca chiesa parrocchiale dedicata all'antico titolo di S. Agata, costituì nei secoli, fino ai non felici stravolgimenti ottocenteschi, il monumento di gran lunga più prestigioso e ammirato. Nessuno sa dire come fosse l'antica chiesa medievale prima del 1455, ma è di questa data l'inizio dei lavori di una radicale ristrutturazione. La nuova chiesa rispetta nella sua compagine originaria i modelli dello stile gotico lombardo proprio di quel momento culturale: si presentava a tre navate spartite da dieci colonne in blocchi di pietra e cotto, che reggevano su arcate a sesto acuto alte volte a crociera; la facciata monocuspidata a tre scomparti si ergeva severa con probabile rosone sopra l'unico portale. Nell'800 la chiesa subì trasformazioni radicali di ordine stilistico di tutto l'interno, il rinnovo dello spazio presbiteriale e la radicale reinterpretazione della facciata. A partire dal 1826 sotto la direzione dell'arch. G. Bianconi, l'interno fu snaturato in ibrido stile impero; nel 1838 le strutture del presbiterio vennero sopraelevate all'altezza delle volte della navata centrale e decorate con stucchi di gusto neoclassico, sopra il cornicione vennero aperte finestre circolari e furono soppresse due antiche cappelle. In coerenza con le scelte fatte per la ristrutturazione interna, il rifiuto dei valori medievali coinvolse anche la facciata: dal 1848 al 1864 l'arch. Angelo Cattò realizzò la nuova facciata di ispirazione Palladiana. Gli ultimi rimaneggiamenti sono del 1916.

Il campanile eretto nel 1554, fu sopraelevato nel 1900 su progetto dell'arch. Virginio Muzio, il quale, in contrasto con l'essenziale severità della torre cinquecentesca, inventò un tempietto ottagonale in cotto a vista, emergente da terrazza protetta da balaustra continua, ed addobbato con festoso effetto cromatico di ceramiche fiorentine. In vetta la grande statua del redentore, modellata da G. Riva. Tra la quadreria, il dipinto più bello è quello di Agostino Cartari (1556), un'adorazione dei magi; vi sono tele seicentesche del Talpino, di Gian Paolo Cavagna, di Antonio Gandino; settecentesche di Francesco Paglia e di Paolo Magatta (la gloria di S.Agata, 1728). Un dipinto (la lavanda dei piedi) già attribuito a Domenico Vinotti è ritenuto dalla critica più recente opera di Francesco Cappella; alla scuola di Mauro Picenardi si fa invece risalire la tela della "comunione degli apostoli". Fra le sculture, di scuola Fantoniana è un grande crocifisso; due busti in marmo dei santi Fermo e Rocco sono del 500; del seicento è il pulpito, in legno pregiato con ornature e fondi in oro zecchino.

 

Agostino viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

Il primo a parlare di Agostino come Dottore della Chiesa fu Beda il Venerabile che lo elencò assieme ai santi Gerolamo, Ambrogio e Gregorio papa in un suo scritto dell'VIII secolo. Questo elenco fu approvato il 24 settembre 1294 con lettera di conferma liturgica di papa Bonifacio VIII stilata ad Anagni.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6