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PITTORI: Maestro di Montebruno

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

MAESTRO DI MONTEBRUNO

1540-1560

Montebruno, Santuario di Nostra Signora

 

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

 

Alcuni anni dopo l'evento miracoloso, grazie a un decreto pontificio del 1486, proprio sul luogo del miracolo, un devoto frate Agostiniano di nome Battista Poggi diede inizio alla costruzione di un grandioso edificio, quello che sarebbe diventato il Santuario di Nostra Signora di Montebruno.

Migliaia di fedeli sono giunti in pellegrinaggio in questa chiesa ricca e sfarzosa, il cui stile segue i dettami del barocco. Sull’altare c’è proprio la statua lignea della Madonna che il pastorello trovò ai piedi dell’albero. Gli azulejos del Santuario di Montebruno provengono da Siviglia e risalgono alla prima metà del XVI secolo. Nella cupola un anonimo pittore ha dipinto sant'Agostino fra due monaci agostiniani in ginocchio, mentre osserva il  Cristo in Croce e la Vergine che allatta il Bambino. Come è specificato anche dalle scritte, viene qui richiamato un episodio leggendario medioevale, che nasce probabilmente in Italia. Diversi pittori si sono ispirati a essa che trae spunto da passi delle meditazioni di Agostino: il santo è presentato innanzi al Cristo crocefisso ed alla Vergine, mentre, pregando, si domanda: "Hinc a vulnere pascor", e, volgendosi verso Maria, soggiunge: "Hinc lactor ab Ubere", concludendo: "Positus in medio quod me vertere nescio, Dicam ergo Jesu Maria miserere". Sembra che l'episodio prenda spunto da un passo della S. Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et S. R. E. doctoris vita di Cornelius Lancelotz (1574-1622) O.S.A. edito ad Anversa nel 1616.

Lancillottus scrive, riportando parole apocrife di Agostino: "Positus in medio quo me vertam nescio. Hinc pascor a vulnere, hinc lactor ab ubere." La medesima scritta fu riportata da Francesco Francia e poi da Kartarius, un incisore nativo di Viterbo, che lavorò a Roma fra il 1560 e il 1570, nella sua stampa della Vita di Agostino edita nel 1570.

La prima immagine di Maria "Galactotrephousa" (così era chiamata in Oriente, mentre in Occidente veniva appellata come "Maria Lactans") è di origine copta e si trova in una cella monastica di Banit in Egitto e in una caverna eremitica del Monte Latmos in Asia minore (entrambi del sec. VI - VII) nonché a Roma in un frammento di scultura del secolo VI rinvenuto nel Cimitero di San Sebastiano. L'immagine paleocristiana della Virgo lactans, che nella rappresentazione del gesto materno per eccellenza evidenziava l'incarnazione del Cristo in una creatura terrena, fu recuperata nel secolo XII e incontrò enorme successo a partire dal XIII secolo, in coincidenza con la diffusione, promossa dai crociati, delle icone della Galactotrephousa che stimolò una fiorente produzione d'immagini devozionali sia nella pittura che nella scultura.