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PITTORI: Girolamo Nardini

Polittico di san Giacomo con sant'Agostino vescovo

Polittico di san Giacomo con sant'Agostino vescovo

 

 

GIROLAMO NARDINI

1500 ca.

Pergola, chiesa di S. Giacomo

 

Polittico di san Giacomo con sant'Agostino vescovo

 

 

 

Dopo quasi 200 anni, finalmente quest'opera, olio su tela a cinque scomparti, è stata ricomposta nel Museo di Pergola dopo essere stata divisa nel 1811 dai commissari napoleonici, che lasciarono nella locale chiesa di san Giacomo la cornice e i dipinti delle lunette, portando via le cinque tavole, ora di proprietà dell'Accademia di Brera.

Attribuita alla mano di Girolamo Nardini (Sant'Angelo in Vado, 1460 ca. - 1538), raffigura al centro la Madonna col Bambino, sul lato sinistro San Giacomo Maggiore e Santa Monica (o Santa Gertrude), sul lato destro Sant'Agostino e San Tommaso. La Chiesa di San Giacomo (sec. XIII-XVIII) è attigua all'ex Convento delle Agostiniane.

 

La devozione per la Vergine fu un carattere specifico dell'ordine agostiniano. Già Agostino, nei suoi scritti, esaltò le virtù, affermando inseparabile la sua azione da quella di Cristo e proponendola come modello per tutti i credenti. Agostino si fece veicolo di precisi contenuti dottrinari che ebbero lo scopo di confutare le tesi eterodosse diffuse a quei tempi. Agostino ribadì ripetutamente e con chiarezza i concetti della maternità fisica e insieme divina di Maria nonché la sua verginità, che ne fanno il simbolo della Chiesa, nello spirito vergine, per integrità e pietà, e madre nella carità.

Dei tre vangeli sinottici quello che parla più diffusamente di Maria è il Vangelo di Luca. Vi si racconta che Maria viveva a Nazaret, in Galilea e che, promessa sposa di Giuseppe, ricevette dall'arcangelo Gabriele l'annuncio che avrebbe partorito il Figlio di Dio (Lc. 1, 26-38). Ella accettò e, per la sua totale fedeltà alla missione affidatale da Dio, è considerata dai cristiani il modello per tutti i credenti. Lo stesso Vangelo secondo Luca racconta la sua pronta partenza per Ain Karem, per aiutare la cugina Elisabetta, anziana, incinta di sei mesi.

Da Elisabetta è chiamata "la madre del mio Signore". Maria le risponde proclamando il Magnificat: « Allora Maria disse: L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.» (Lc. 1, 46)