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PITTORI: Poccetti Bernardino

Battesimo di Agostino a Milano

Battesimo di Agostino a Milano

 

 

POCCETTI BERNARDINO

1597

Firenze, chiostro di Santo Spirito, Refettorio Nuovo

 

Battesimo di Agostino a Milano

 

 

 

L'affresco che raffigura il battesimo di Agostino si trova nel Refettorio Nuovo che si apre nel chiostro di Santo Spirito a Firenze. Venne realizzato nel 1594 tra il chiostro dell'Ammannati e quello dei Parigi, che contiene più di 600 sepolture. Sulla parete si trova un grandioso affresco con le tre Cene: Le Nozze di Cana, l'Ultima cena ed Emmaus. L'opera, realizzata nel 1597, copre 70 mq di superficie mostrando le scene in sequenza. L'ambiente è stato ridotto per proteggere il dipinto durante l'occupazione napoleonica. Nelle due lunette Poccetti ha quindi raffigurato il battesimo di sant'Agostino e il battesimo di Dionigi l'Aeropagita.

La scena del battesimo vede al centro la figura di Agostino con le mani giunte sul petto che accetta l'imposizione dell'acqua sulla testa da parte del vescovo Ambrogio. Accanto a lui si nota la madre Monica in preghiera vestita da monaca agostiniana. Lo stesso Agostino porta la tonaca nera dei monaci agostiniani. Una gran folla partecipa all'evento che viene descritto da un cartiglio che recita AUGUSTINUS BAPTIZATUR. EXULTAT ECCLESIA. Dietro Agostino un chierico tiene aperto un gran libro con scritte non leggibili.

L'episodio del battesimo cade quasi un anno dopo l'episodio del tolle lege che emblematicamente esprime il momento della conversione di Agostino. Dopo qualche settimana ancora d'insegnamento di retorica, Agostino lasciò tutto, ritirandosi insieme alla madre, il figlio ed alcuni amici, ad una trentina di km. da Milano, a Cassiciaco, l'attuale Cassago Brianza, in meditazione e in conversazioni filosofiche e spirituali; volle sempre presente la madre, perché partecipasse con le sue parole sapienti.

All'inizio della primavera, al principio della quaresima, Agostino ritornò a Milano, con Alipio e Adeodato, per ottenere l'iscrizione tra i competentes, i catecumeni cioè ritenuti maturi che avrebbero ottenuto il battesimo per la Pasqua successiva. A Milano partecipò con il vescovo Ambrogio a una preparazione specifica al Battesimo, che Agostino seguì con il figlio Adeodato e l'amico Alipio. E nella notte sul 25 aprile 387, giorno di Pasqua, egli otteneva il lavacro rigeneratore, per mezzo di Ambrogio. Agostino ricevette il battesimo insieme all'amico Alipio che era stato convertito dalle prediche di S. Ambrogio, e ad Adeodato, figlio dello stesso Agostino, natogli mentre era ancora filosofo pagano. Allora S. Ambrogio secondo quello che lui stesso dice, gridò: Te Deum laudamus. S. Agostino seguitò: Te Dominum confitemur.

Si tratta di una leggenda tardiva che attribuisce ai due santi, uniti in questa circostanza solenne, la composizione del Te Deum, di cui ciascuno avrebbe cantato, improvvisandola, una strofa.

 

 

Bernardino Poccetti

Pocetti è lo pseudonimo del pittore fiorentino Bernardo Barbatelli. Nato nel 1548, era di bassa statura, da cui derivò il soprannome. Fu specialista in affreschi di facciate e in decorazioni a grottesche. E' noto anche con altri soprannomi che derivano dalla sua attività, come Bernardino delle Grottesche, Bernardino delle Facciate o Bernardino delle Muse. Il soprannome "Poccetti" pare derivi dalla sua abitudine a "pocciare" cioè a "bere" nelle osterie. Ha lasciato poche opere a olio, per di più di modesta qualità.

Fece il suo apprendistato nella bottega di Michele Tosini, preferendo allo stile del Ghirlandaio, le decorazioni che Giorgio Vasari e la sua numerosa bottega stavano realizzando, tra il 1565 e il 1570 circa, a palazzo Vecchio.

Nel 1570 si iscrisse nell'Accademia del Disegno, specializzandosi nella pittura di facciate. Negli anni 1579-1580 si recò a Roma, il cui soggiorno fu di fondamentale importanza per la maturazione del suo stile.

Nel 1580, appena rientrato da Roma, con altri artisti dipinse nel chiostro grande di Santa Maria Novella un primo ciclo storico-narrativo, in sei lunette, con le Storie di san Domenico.

La sua migliore realizzazione restano comunque le Storie di san Bruno che dipinse nella cappella maggiore della chiesa della certosa del Galluzzo (1592-1593). Nel 1601 affrescò nove lunette del chiostro della Sagrestia della chiesa di Santa Maria degli Angeli e nel 1601-1602 lavorò nel chiostro principale del convento di San Marco ad alcune lunette con Storie di sant'Antonino.

Negli ultimi anni della sua vita si avvicinò all'istituzione dello Spedale degli Innocenti. In cambio dell'accoglienza realizzò una serie di affreschi, tra cui due lunette e una volta nel loggiato, una Strage degli Innocenti con scene della vita dei neonati e la lunetta con Esculapio nel refettorio (1610). Al 1612 risale la sua ultima opera che rappresenta la Disputa di santa Caterina. Morì a Firenze nel 1612.