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PITTORI: Girolamo Romani

Agostino Dottore della Chiesa

Agostino Dottore della Chiesa

 

 

GIROLAMO ROMANI il Romanino

1520

Brescia, chiesa di S. Francesco d'Assisi

 

Agostino Dottore della Chiesa

 

 

 

Gli affreschi, scomparsi sotto una volta a botte costruita da Rodolfo Vantini, riapparvero nei restauri del 1920 e furono attribuiti a Girolamo Romani detto il Romanino per la loro vigorosa monumentalità. La volta esapartita del coro ha raffigurati rispettivamente nella vela anteriore un volo d'angeli, l'evangelista Marco con un manto verde smeraldo, con alla destra il leone. Una caduta dell'arriccio in basso lascia vedere una precedente decorazione ad archetti pensili. Nella lunetta sottostante è dipinto sant'Ambrogio nel suo studio, seduto, e con lo staffile in mano, il piviale dorato con risvolti argentei. La vela di fronte è la più lacunosa e raffigura l'evangelista Matteo in dialogo con un angioletto.

La lunetta sottostante propone san Girolamo seduto nello suo studio, con una folta barba e un ampio mantello rosso e veste verdastra. Nella vela centrale è raffigurato Cristo Giudice, sulle nubi, impetuoso con il manto violetto svolazzante, i capelli rossi contro un fondo di cielo azzurro e rosato. La lunetta sottostante è occupata dalla natività, mentre a sinistra del Cristo troviamo l'evangelista Giovanni. Al di sotto è dipinto sant'Agostino mentre è in atto di leggere.

L'affresco è lacunoso in più parti, ma si è salvato il volto del santo e parte della scena principale. Agostino, calvo, dal volto segnato dagli anni e con una folta barba, ha lo sguardo fisso su un libro aperto fra le mani, che attira la sua profonda attenzione. Indossa i paramenti episcopali con un ampio piviale che gli copre le spalle.

 

 

Girolamo Romani

Girolamo da Romano detto il Romanino nacque a Brescia verso il 1484, figlio di Luchino in una famiglia che si era stabilita a Brescia nel Quattrocento. La sua formazione giovanile maturò tra Brescia e Venezia, con influenze di Giorgione e di Dürer. In seguito l'artista si accostò ai temi prospettici milanesi di Bramantino e Bernardo Zenale. Databili al 1509 sono gli affreschi con Episodi della vita di Nicolò Orsini, realizzati per palazzo Orsini a Ghedi. Risale al 1510 il Compianto sul Cristo morto.A questo periodo risalgono molteplici opere, dove è fondamentale la prospettiva illusionistica di ascendenza milanese. Nel 1513 si trasferì a Padova, dove i Padri Benedettini del Monastero di Santa Giustina gli commissionarono la realizzazione della pala dell'altare maggiore, la cui esecuzione risente dell'influenza di Tiziano e dell'architettura bramantesca. Rientrato a Brescia sul finire del 1516 trova la sua città natale occupata dalle truppe della Lega di Cambrai e l'anno seguente si reca a Cremona. Nel 1519 affrescò quattro riquadri con Storie della Passione di Cristo nella navata centrale del Duomo di Cremona. Nel 1521 iniziò con il Moretto la decorazione della cappella del Sacramento in San Giovanni Evangelista a Brescia, lasciandola tuttavia incompiuta. Al 1524 risale il Polittico di Sant'Alessandro, già nella chiesa bresciana di sant'Alessandro. Al 1526-1527 risale il ciclo delle Storie di sant'Obizio per la omonima cappella nella chiesa di San Salvatore. Trasferitosi a Trento nel periodo 1531-1532, su commissione del cardinale Bernardo Cles, principe vescovo di Trento, lavorò assieme a Dosso Dossi, a Battista Dossi e al Fogolino alla decorazione della nuova residenza nota come il "Magno Palazzo" nel Castello del Buonconsiglio.

In questo periodo iniziò a lavorare in alcune chiese del Lago d'Iseo e della Val Camonica lasciando tavole ed affreschi connotati da un forte senso della realtà quotidiana nei gesti, nelle espressioni e nei costumi dei personaggi. Tra il 1536 e il 1538 realizza la pala della Madonna della Stella, dove Romanino accoglie la lezione di Savoldo.Tra il 1539-1540 realizzò le ante d'organo per il Duomo vecchio di Brescia e nel 1540 quelle per San Giorgio in Braida a Verona. Negli ultimi anni della sua attività avviò la collaborazione con il giovane Lattanzio Gambara, che divenne suo genero. L'ultima opera nota è la Vocazione dei santi Pietro e Andrea nella chiesa di San Pietro a Modena. Romani morì verso il 1566.