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PITTORI: Ippolito Scarsella

La Vergine con il Bambino, san Marco e sant'Agostino

La Vergine con il Bambino, san Marco e sant'Agostino

 

 

SCARSELLINO IPPOLITO

1570-1580

Budapest, Szépmuvészeti Mùzeum

 

La Vergine con il Bambino, san Marco e sant'Agostino

 

 

 

Il dipinto è stato realizzato su foglio di rame, che misura cm 28,3 × 35,3 × 0,2 con una cornice più ampia di 39,5 × 48,2 × 4,3 cm. La scena realizzata da Scarsellino raffigura la Vergine Maria al centro con in braccio il Bambino Gesù, che è adorato da sant'Agostino. In basso a destra osserva la scena l'evangelista Marco che è intento a scrivere su un libro con una penna che sta intingendo in un calamaio pieno d'inchiostro.

Il centro focale della rappresentazione è il Bambino verso cui convergono tutti gli sguardi e le attenzioni. Il piccolo ha un approccio gioioso proprio con sant'Agostino, che il pittore ha raffigurato nella sua età più anziana. Il santo ha un volto segnato dalle rughe del tempo passato, una manifesta calvizie e una barba ben curata grigiastra. Agostino indossa la tunica nera dei monaci agostiniani che seguono la sua regola ed ha deposto sul gradino i simboli della sua dignità episcopale in segno di umiltà. La mitra, semplice ma elegante, e il bastone pastorale sono ai suoi piedi in un luogo volutamente insignificante.

L'intera scena si svolge con un contorno scenografico ricco di colonne e drappi, che attribuisce a questo incontro una ambientazione vigorosa e plastica.

 

 

 

Ippolito Scarsella

Ippolito Scarsella più noto con il nomignolo di Scarsellino, nacque a Ferrara intorno al 1550. Figlio del pittore Sigismondo Scarsella, detto il Mondino (1522 o 1524-1594), e di Francesca Galvani, si avvicinò alla pittura fin da giovane incoraggiato dal padre. All'età di 17 anni Ippolito lascia Ferrara, forse per Bologna. E' certo invece il suo tirocinio di tre anni nella bottega di Veronese, che lavorava a Venezia, la cui frequentazione gli permise di incontrare molti altri pittori della grande scuola veneta e di studiare Tiziano, Andrea Schiavone, Tintoretto e i Bassano.

In questo apprendistato assimila lo stile manieristico e le novità introdotte da Tiziano nel valorizzare il movimento e il colore. Tornato a Ferrara aprì una sua bottega, in un periodo che coincide con gli ultimi anni del Governo della Signoria Estense. Pittore ispirato e veloce, produce un gran numero di lavori. La sua è una pittura di alta qualità, che segue o stile tardo manierista in voga al suo tempo. Buona parte dei suoi dipinti furono commissionati da Istituti Religiosi e anche oggi nelle chiese maggiori di Ferrara è facile incontrare sue opere firmate.

Opere prodotte nella sua bottega sono sparse un po' ovunque. Alcune come quelle presenti nella romana Villa Borghese vengono considerate veri e propri capolavori dell'arte manieristica. Pur numerosa e veloce nell'esecuzione, la sua produzione tuttavia non è mai scaduta di qualità. Scarsella dipinse sempre anche quando si affermò l'alta scuola dei Carracci. Dalle due mogli, una Isabetta e la veneziana Mattia Belli, ebbe sette figli: gli sopravvissero soltanto Isabetta e Francesca, una delle quali fu badessa del Corpus Domini a Ferrara. Scarsellino morì nel 1620, ancora insaponato, nella bottega di un barbiere soffocato dal catarro e dalla tosse.