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PITTORI: Jacopino Scipioni

La Vergine e il Bambino con Agostino e santi

La Vergine e il Bambino con Agostino e santi

 

 

JACOPINO SCIPIONI

1510

Bergamo, chiesa di sant'Agata nel Carmine

 

La Vergine e il Bambino con Agostino e santi

 

 

 

La chiesa di sant'Agata nel Carmine a Bergamo presenta un interno a unica navata, cona cinque cappelle per lato. Nella prima di sinistra si trova oltre una cancellata l'ancona dell'Immacolata opera di Jacopino Scipioni, proveniente dal convento di San Francesco. Il polittico, di grandi dimensioni, raffigura una Madonna in trono con in grembo il Bambino. Fra i vari santi che compongono la scena, si può notare senz'altro la figura di Agostino in atteggiamento di preghiera.

"Tota pulchra es Maria" è la dedica posta al vertice del polittico che ha una struttura goticheggiante distinta in tre settori: quello centrale presenta la scena principale con la Vergine e il Bambino assieme a una teoria di santi che le si affiancano o stanno ai suoi piedi in adorazione e preghiera.

Nelle fasce laterali altri santi partecipano alla scena sia pure in modo iconografico e di abbellimento.

Il chiostro del convento attiguo all'abside della chiesa di S. Agata del Carmine fu per secoli convento dei Padri Carmelitani. La Chiesa di Sant' Agata del Carmine è uno dei più importanti edifici storici di Città Alta a Bergamo; l'edificio sorge sulla strada principale della città storica, via Colleoni. Dalla prima chiesetta che fu sede dell'Ordine degli Umiliati e poi dei Carmelitani nel 1357 sorse nel 1450 un primo nucleo della nuova chiesa consacrata nel 1453 dal Vescovo Barozio.

Ma il completamento della chiesa si realizzò alcuni decenni dopo con la consacrazione del Vescovo Lorenzo Gabrieli, ricordata dal Calvi sotto la data 1489.

A navata unica, la chiesa presenta una serie di cappelle laterali; tra queste la più importante e imponente è la Cappella Juvarra. L'edificio fu rifatto una prima volta nel 1451 e un'altra nel 1730 su progetto di G. B. Caniana.

 

La devozione per la Vergine fu un carattere specifico dell'ordine agostiniano. Già Agostino, nei suoi scritti, esaltò le virtù, affermando inseparabile la sua azione da quella di Cristo e proponendola come modello per tutti i credenti. Agostino si fece veicolo di precisi contenuti dottrinari che ebbero lo scopo di confutare le tesi eterodosse diffuse a quei tempi. Agostino ribadì ripetutamente e con chiarezza i concetti della maternità fisica e insieme divina di Maria nonché la sua verginità, che ne fanno il simbolo della Chiesa, nello spirito vergine, per integrità e pietà, e madre nella carità.

Dei tre vangeli sinottici quello che parla più diffusamente di Maria è il Vangelo di Luca. Vi si racconta che Maria viveva a Nazaret, in Galilea e che, promessa sposa di Giuseppe, ricevette dall'arcangelo Gabriele l'annuncio che avrebbe partorito il Figlio di Dio (Lc. 1, 26-38). Ella accettò e, per la sua totale fedeltà alla missione affidatale da Dio, è considerata dai cristiani il modello per tutti i credenti. Lo stesso Vangelo secondo Luca racconta la sua pronta partenza per Ain Karem, per aiutare la cugina Elisabetta, anziana, incinta di sei mesi.

Da Elisabetta è chiamata "la madre del mio Signore". Maria le risponde proclamando il Magnificat: « Allora Maria disse: L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.» (Lc. 1, 46)

 

 

Jacopino Scipioni

Jacopino de' Scipioni, o Giacomo fa parte della famiglia Baschenis. nacque ad Averara o a Bergamo poco prima del 1470, figlio di magister Antonius de Baschenis de Averara pittore, e fratello di Battista pittore. Ebbe come fratello anche Bartolomeo dottore di medicina e come sorella Esteria, sposata con Giacomo de' Passeri di Suisio. Jacopino apprese l'arte del dipingere nella bottega di famiglia, situata vicino alla chiesa di Santa Agata a Bergamo. Dopo la morte del padre, Jacopino continuò l'attività di famiglia con il fratello maggiore. Al 1494 risalgono i dipinti per la chiesa di Santa Maria Immacolata delle Grazie e nel 1499 realizzò la sua prima opera per la chiesa di Santo Stefano. Il ciclo degli affreschi con le Storie francescane fu strappato nel 1865 ed ora è esposta nel palazzo in via Torquato Tasso. La pittura di Scipioni è ancora di stile quattrocentesco e mostra una sobrietà accompagnata a una grande naturalezza di espressione.

Come scultore realizzò la decorazione in terracotta della cappella del "Corpo di Cristo" di Sant'Alessandro in Colonna. Al 1514 risalgono i dipinti che narrano le Storie di san Patrizio per il santuario di San Patrizio a Colzate e l'ancona conservata presso la sacrestia della chiesa di Sant'Alessandro della Croce, che raffigura sant'Antonio da Padova tra i protomartiri del Marocco proveniente dalla cappella di san Gerolamo della chiesa di Sant'Agostino. Questa pala conferma lo stretto legame tra l'artista e i frati del convento agostiniano di Bergamo. Scipioni svolse un ruolo rilevante nell'ambiente artistico per almeno una quarantina d'anni e la sua arte fu soppiantata dai nuovi artisti Lorenzo Lotto, Giovanni Cariani, Andrea Previtali. Risulta ancora artisticamente molto attivo nel 1529 quando riceve la commissione per la pala d'altare della cappella di Sant'Esteria da realizzare per la chiesa di Sant'Alessandro poi conservata nella chiesa di San Pancrazio. Si sposò due volte ed ebbe cinque figli, di cui uno solo Giuseppe continuò a lavorare nella bottega paterna. Sopravvissuto alla peste nel 1529 continuò a lavorare fino alla sua morte sopravvenuta nel 1532.