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PITTORI: Maestro di S. Andrea

Sant'Agostino cardioforo e Dottore della Chiesa

Sant'Agostino cardioforo e Dottore della Chiesa

 

 

MAESTRO DI S. ANDREA

2008

Milano, chiesa di sant'Andrea

 

Sant'Agostino cardioforo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Questa vetrata che raffigura un giovane Agostino vescovo che regge con la mano destra un cuore si trova nella chiesa di sant'Andrea a Milano. La relativa parrocchia si chiama san Rocco in Sant'Andrea poiché fa riferimento ad una antica chiesa di san Rocco, che era stata costruita nelle vicinanze. Quest'ultima vecchia chiesa era posta all'interno delle mura spagnole, al limite di corso di Porta Romana, quasi sotto i bastioni, ed era diventata parrocchia nel 1616. Edificata per volontà di due nobili milanesi in memoria di cinque sacerdoti e dei morti di peste del 1630, delimitava il foppone di San Rocco o cimitero di Porta Romana. La chiesa era originariamente dedicata ai Santi Aquilino, Carlo e Rocco: quest'ultimo, taumaturgo protettore dalla peste, era stato affrescato insieme a San Sebastiano, altro protettore dalla pestilenza, nel portichetto della facciata.

Nel 1786 tuttavia la parrocchia venne soppressa. La nuova parrocchia, ricostituita il 19 aprile 1791, ereditò l'antica denominazione di san Rocco. Dal campanile di questa chiesa, durante le 5 Giornate, gli insorti suonarono a martello le campane per aizzare il popolo alla rivolta.

La prima pietra della nuova costruzione fu posta nel 1900, sotto la direzione del progettista, l'ingegner Cesare Nava, mentre la vecchia sopravvisse trasformata in autorimessa, che nel dopoguerra fu demolita. Il terreno su cui fu costruita corrispondeva al vecchio camposanto della Parrocchia di san Rocco consacrato nel 1786 e chiuso nel 1826. Dopo un paio d'anni l’edificio fu quasi completato e venne consacrato nel 1904 dal Cardinal Ferrari Arcivescovo di Milano. A questa data mancavano ancora la pavimentazione, la facciata, il campanile e gli arredi: tuttavia si poteva celebrare. Il campanile fu aggiunto nel 1914 su progetto di Eugenio Crespi, mentre la facciata, essa fu completata nel 1987.

 

La vetrata raffigura in chiave moderna il santo vescovo di Ippona che si erge in piedi con entrambi le mani, protette da guanti grigi, regge il bastone pastorale e un cuore dal vivo colore rosso. L'opera è stata eseguita di recente, come si evince dall'ovale sottostante alla scritta AUGUSTINUS, dove è stato raffigurato l'Oratorio di sant'Andrea nel V centenario della sua costituzione. Agostino indossa un ricco piviale dalla unica tonalità rossastra piena. In testa porta una multicolore mitra, circondata da un ben evidente nimbo. Il viso è ancora giovanile, con una folta barba marrone scruto che gli copre entrambe le guance. lo sfondo azzurro che cerca di imitare un cielo stellato risalta maggiormente i vivaci colori del mantello del protagonista.

 

Agostino viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

Il primo a parlare di Agostino come Dottore della Chiesa fu Beda il Venerabile che lo elencò assieme ai santi Gerolamo, Ambrogio e Gregorio papa in un suo scritto dell'VIII secolo. Questo elenco fu approvato il 24 settembre 1294 con lettera di conferma liturgica di papa Bonifacio VIII stilata ad Anagni.

Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.