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PITTORI: Maestro di Gravigno

Agostino e il De Civitate Dei

Agostino e il De Civitate Dei

 

 

MAESTRO DI GAVIGNO

1932

Cantagallo, Oratorio di sant'Agostino in località Gavigno

 

Agostino e il De Civitate Dei

 

 

 

Nella lunetta che si trova sopra il portale d'ingresso si può ammirare un dipinto che raffigura sant'Agostino che ha in mano il libro De civitate Dei. Il santo è raffigurato a mezzo busto con la mano destra alzata in segno benedicente. In testa Agostino porta la mitra e indossa i paramenti episcopali. Il volto è circondato da un nimbo giallo segno della sua santità e, allo stesso livello, si sviluppa la scritta S. AVGVSTINUS. Lo sfondo è costituito da un cielo azzurro dove si muovono delle lineari nubi giallastre, il cui colore si intona alla tonalità che il pittore ha scelto per l'esecuzione dell'opera.

L'oratorio sorge in località Gavigno, una frazione del comune di Cantagallo. Dalla strada per Mercatale un percorso di crinale sale in una bella zona a bosco e pascolo, che lasciato a destra il complesso di Rotì (834 m), dove sorge un antichissimo Spedale dei Bardi, passa vicino all'abitato di Gavigno (764 m), un tempo parte della Contea di Vernio, e tocca l'oratorio di S. Agostino (1032 m), di garbate forme neomedievali.

L'edifico sacro è preceduto da un portico addossato alla facciata che sporge oltre le pareti laterali. Presenta ha una elegante muratura in arenaria a filari e sul retro un piccolo campanile a vela. L'opera è stata realizzata nell'anno 1932, all'epoca della costruzione dell'oratorio in località I Piani ricopiando forme neomedioevali. Le pareti esterne sono in arenaria, lo stesso materiale utilizzato per il portico. Internamente si possono incontrare un'acquasantiera a parete, un trittico in legno raffigurante il Sacro Cuore, la Vergine e san Pietro del 1932, un crocifisso in legno del 1800. Dipinti moderni sono stati collocati sulla parete e sono opera di Ettore Fallani, Mario Paci e Giacomo Sforzi.

 

L'opera De Civitate Dei fu scritta da Agostino dopo il Sacco di Roma da parte dei Visigoti guidati da Alarico nel 410, un evento che sconvolse il mondo romano ovvero. Agostino apprese la notizia mentre faceva la spola tra Ippona e Cartagine, dove si stava svolgendo un concilio. Presto gli arrivarono alle orecchie le accuse dei pagani contro il Dio cristiano che non aveva saputo difendere l'Urbe, ed assistette all'arrivo dei profughi con i loro racconti drammatici.

L'eccezionalità dell'evento lo sollecita a riflettere sul senso della vita e della storia. E nel 412 intraprende un'opera che lo impegnerà per una dozzina di anni e che diventerà uno dei pilastri della cultura occidentale. L'opera appare come il primo tentativo di costruire una visione organica della storia dal punto di vista cristiano, principalmente per controbattere le accuse della società pagana contro i cristiani.