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PITTORI: Geminiano Cibau

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

GEMINIANO CIBAU

1933

Caslino d'Erba, chiesa di sant'Ambrogio, portale

 

Battesimo di Agostino

 

 

 

Nel 1933 venne iniziato il completamento della facciata occidentale della chiesa su progetto dell'architetto Paolo Mezzanotte.

Il 1 aprile 1934 fu inaugurato il nuovo portale bronzeo: otto pannelli con la riproduzione di episodi tratti dalla vita di sant'Ambrogio opera dello scultore friulano Geminiano Cibau. Nella porzione inferiore del portale è apposta la sua firma: Cibau 1933.

La preparazione a sbalzo su rame è del cesellatore Finazzi di Milano. Cinque fasce orizzontali, poste a separazione dei pannelli, recano invocazione o preghiere.

Gli otto episodi, dall'alto al basso, sono corredati da iscrizioni esplicative. In ordine le scene sono: il miracolo delle api, Ambrogio acclamato vescovo da un bambino, Ambrogio scrive le sue opere, il santo insegna i canti sacri, Ambrogio battezza Agostino, Ambrogio scaccia Teodosio dalla chiesa, la guarigione miracolosa di Pansofio a Firenze e infine la morte di Ambrogio.

 

Dopo qualche settimana ancora d'insegnamento di retorica, Agostino lasciò tutto, ritirandosi insieme alla madre, il figlio ed alcuni amici, ad una trentina di km. da Milano, a Cassiciaco, l'attuale Cassago Brianza, in meditazione e in conversazioni filosofiche e spirituali; volle sempre presente la madre, perché partecipasse con le sue parole sapienti. Nella Quaresima del 386 ritornarono a Milano per una preparazione specifica al Battesimo, che Agostino, il figlio Adeodato e l'amico Alipio. Il giorno di Pasqua Agostino ricevette il battesimo insieme all'amico Alipio che era stato convertito dalle prediche di S. Ambrogio, e ad Adeodato, figlio dello stesso Agostino, natogli mentre era ancora filosofo pagano. Allora S. Ambrogio secondo quello che lui stesso dice, gridò: Te Deum laudamus. S. Agostino seguitò: Te Dominum confitemur.

 

Giunto il momento in cui dovevo dare il mio nome per il battesimo, lasciammo la campagna e facemmo ritorno a Milano. Alipio volle rinascere anch'egli in te con me. Era già rivestito dell'umiltà conveniente ai tuoi sacramenti e dominava così saldamente il proprio corpo, da calpestare il suolo italico ghiacciato a piedi nudi, il che richiede un coraggio non comune. Prendemmo con noi anche il giovane Adeodato, nato dalla mia carne e frutto del mio peccato. Tu l'avevi ben fatto. Era appena quindicenne e superava per intelligenza molti importanti e dotti personaggi.

AGOSTINO, Confessioni 9, 6, 14