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PITTORI: Erdas Ignazio

Visione di Sant'Agostino e Monica ad Ostia (foto di Francesco Cossu)

Estasi di Ostia con Monica ed Agostino

 

 

ERDAS IGNAZIO

1998-2000

Abbasanta, chiesa di sant'Agostino

 

Estasi di Ostia

 

 

 

La vetrata è posta nel rosone centrale della chiesa di S. Agostino nella borgata ad Abbasanta in provincia di Oristano. L'immagine è stata fotografata dall'interno della chiesa e celebra il ricordo dell'estasi di Ostia vissuta da Agostino e dalla madre Monica poco prima della sua morte. L'opera è stata eseguita e messa in opera dalla ditta Artigiana Vetri Di Erdas Ignazio di Nurachi presso Oristano. La scena riprende una celebre opera di Scheffer, oggi conservata al Louvre. Ary Scheffer nacque a Dordrecht (Olanda) nel 1795 e morì ad Argenteuil (Val-d'Oise) nel 1858. L'opera fu fatta eseguire da don Ignazio Cau, ora parroco di Nurachi (Oristano) suo paese natale, che resse la parrocchia di Abbasanta dal 1997 al 2005

Questa tela è molto famosa soprattutto per la bella realizzazione del soggetto. Agostino, dall'aspetto giovanile, e Monica hanno lo sguardo rivolto verso l'alto, come se stessero osservando o ammirando qualche cosa di straordinario e di affascinantee. E' il momento dell'estasi di Ostia, che i due ebbero poco prima della morte di Monica. Conversavamo - scrive Agostino - soli con grande dolcezza.

Dimentichi delle cose passate e protesi verso quelle che stanno innanzi, cercavamo fra noi, alla presenza della verità, che sei tu, quale sarebbe stata la vita eterna dei santi, che occhio non vede, orecchio non udì, né sorse in cuore d'uomo. Aprivamo avidamente la bocca del cuore al getto della tua fonte della vita per esserne irrorati.

 

Volle poi tornare in Africa per rivederla con sua madre, ma essa morì piamente mentre egli era ad Ostia.a.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Tu che fai abitare in una casa i cuori unanimi, associasti alla nostra comitiva anche Evodio, un nostro giovane concittadino. Era impiegato nell'amministrazione imperiale, e si era convertito a te prima di noi, aveva ricevuto il battesimo e lasciato il servizio nel mondo per dedicarsi al tuo. Vivevamo insieme e avremmo abitato insieme anche in futuro, questo era il nostro solenne impegno. Eravamo in cerca di un luogo in cui potessimo renderci più utili vivendo al tuo servizio: insieme facevamo ritorno in Africa. Giunti vicino a Ostia, sul Tevere, mia madre morì.

AGOSTINO, Confessioni 9, 8, 17

 

Monica morì pochi giorni dopo questo colloquio con il figlio, che così ci racconta gli ultimi istanti della vita della madre. Era l'autunno del 387: "... Entro cinque giorni o non molto più, si mise a letto febbricitante e nel corso della malattia un giorno cadde in deliquio e perdette la conoscenza per qualche tempo. Noi accorremmo, ma in breve riprese i sensi, ci guardò, mio fratello e me, che le stavamo accanto in piedi, e ci domandò, quasi cercando qualcosa: "Dov'ero?"; poi, vedendo il nostro afflitto stupore: "Seppellirete qui, soggiunse, vostra madre".

Io rimasi muto, frenando le lacrime; mio fratello invece pronunziò qualche parola, esprimendo l'augurio che la morte non la cogliesse in terra straniera, ma in patria, che sarebbe stata migliore fortuna. All'udirlo, col volto divenuto ansioso gli lanciò un'occhiata severa per quei suoi pensieri, poi, fissando lo sguardo su di me, esclamò: "Vedi cosa dice", e subito dopo, rivolgendosi a entrambi: "Seppellite questo corpo dove che sia, senza darvene pena. Di una sola cosa vi prego: ricordatevi di me, dovunque siate, innanzi all'altare del Signore"

AGOSTINO, Confessioni 9, 11, 27