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PITTORI: Salvatore Gregorieti

Agostino e le Confessioni

Agostino e le Confessioni

 

 

GREGORIETTI SALVATORE

1965

Palermo, chiesa di sant'Agostino

 

Agostino e le Confessioni

 

 

 

La vetrata si trova nel coro della chiesa di sant'Agostino a Palermo. L'immagine ci presenta un Agostino nella sua dignità episcopale con il braccio destro alzato e la mano che si rivolge benevolmente verso l'osservatore. Con la mano sinistra regge un grande libro dalla copertina rossa. E' indubbio che si tratti di una copia di uno dei suoi più famosi libri, che lo hanno reso celebre universalmente.

Sono le Confessioni, da come si può arguire dalla pergamena che srotolano ai suoi piedi due angioletti, dove si legge l'incipit del primo libro e cioè "Inquietum est cor nostrum donec requiescat in Te". Sulla sinistra altri due angioletti, uno in piedi e l'altro seduto, recano fra la mani alcuni simboli tipici della iconografia agostiniana. La conchiglia ricorda il celebre episodio dell'incontro in riva al mare fra Agostino e un bambino cui segue un botta e risposta sul mistero della Trinità. La freccia e il cuore fiammante sono tipiche espressioni artistiche con cui i pittori, scultori e maestri vetrai hanno espresso l'infinito amore di Agostino per Dio.

Il santo ha un volto di una persona matura negli anni, calvo e con una foltissima barba. Attorno al capo una originale aureola lo illumina e lo distingue come santo. La sua apertura delle braccia, la torsione delle spalle e l'inclinazione del capo gli donano una efficace dinamicità. La scena è come distinta in due sezioni: la superiore presenta un cielo scuro dove si alternano azzurri e blu intenso frammisti a nuvole grigie quasi temporalesche.

La sezione inferiore riverbera di luce che illumina i quattro angioletti e il panorama cittadino ricco di cupole di chiese e campanili. L'opera evidenzia un'ottima risolutezza formale e una alta leggibilità.

 

Le Confessioni sono un'opera notissima di Agostino, in cui descrive le sue vicende personali alla luce del percorso di fede che lo ha accompagnato nella gioventù e poi come adulto alla ricerca di Dio.

Queste pagine straordinarie che rivelano il cuore di Agostino, con tutti i suoi tormenti, le sue indecisioni, le sue speranze, i suoi dolori e le sue certezze, sono state ampiamente studiate nel corso di decine di secoli.

Innumerevoli studiosi si sono affaccendati attorno alla vicenda umana di Agostino, cercando di comprendere i passaggi e le motivazioni che fecero di Agostino uno dei più attenti teologi della Chiesa.

 

Scritte nel decennio finale del IV secolo quando Agostino era ormai già consacrato sacerdote e vescovo, le Confessioni sono una delle opere più celebri di Agostino ed una anche delle più note.

 

 

«In suis Confessionum libris de se ipso, qualis ante perceptam gratiam fuerit, qualisque iam sumpta viveret designavit. »

« Nelle sue Confessioni racconta di se stesso, quale fu prima di ricevere la grazia e come visse dopo averla ottenuta. »

POSSIDIO, vescovo di Calama, Vita di Agostino

 

 

Salvatore Gregorietti

Salvatore Gregorietti è figlio e nipote d'arte. Suo padre Guido infatti era curatore museale, mentre suo nonno, è stato un notissimo pittore nella Sicilia di fine Ottocento. Fin da giovanissimo Gregorietti si è imposto come uno dei più significativi graphic designer internazionali, apprezzato per la chiarezza visiva e la coerenza strutturale dei suoi progetti.

Da Palermo, città in cui è nato nel 1941, arriva a soli otto anni a Milano, dove il padre era stato nominato direttore del Museo Poldi Pezzoli. A Milano consegue il diploma di maturità artistica al liceo di Brera. Trasferitosi in Svizzera, dove rimane un solo anno, viene profondamente influenzato dalla lezione della Gute Form strutturata dalla Swiss Graphic già a partire dalla metà degli anni cinquanta. Elementi fondamentali di questo movimento sono la forma disadorna, al servizio dell'efficacia della comunicazione; l'applicazione di una rigorosa gabbia di impaginazione; l'impiego dell'immagine fotografica in sostituzione dell'illustrazione di stampo pittorico e la limitazione delle tipologie di caratteri, con una netta predilezione per quelli privi di grazie.