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PITTORI: Anna Zarnecki

Agostino e il bambino sulla spiaggia

Agostino e il bambino sulla spiaggia

 

 

ANNA ZARNEKI

1985-1995

Valle Dorado, chiesa di sant'Agostino

 

Agostino e il bambino sulla spiaggia

 

 

 

Anna Zarnecki ha creato uno stile molto personale di pittura che l'artista definisce come "Triangulismo". Da diversi anni lavora per perfezionare questa tecnica che combina forme triangolari per costruire le figure in creazioni armoniose, piene di luce e di espressione. Partendo da ogni triangolo, ciascuno dotato una varietà di colori, la pittrice li copre con una rete di colore che dà la vita e fa vibrare la costruzione.

Il lavoro di questa artista mostra la vita interiore di una donna in esilio, la ricostruzione dell'identità delle donne, e la visione della vita spirituale di quelle ritratte. Prismi di colori, che con un tocco di luce sanno illuminare anche gli aspetti o i sentimenti di solitudine e di depressione più tristi e più angoscianti.

La pittore polacco-messicana Anna Zarnecki è sopravvissuta ai campi di lavoro forzato della Siberia durante la Seconda Guerra Mondiale ed è autrice di una collezione di oltre 500 dipinti e sette libri, per lo più su questioni umanitarie. Ha esposto negli Stati Uniti, in Messico e in Polonia.

I suoi lavori sono esposti in varie città del Messico e nei musei in Polonia, negli Stati Uniti e in Vaticano.

Anna Zarnecki ha trovato rifugio in Messico, dove ha fatto diversi studi di pittura nel 1955 con il Maestro Angélica Castañeda. In seguito ha studiato nel periodo 1956-1963 presso l'Istituto d'Arte del Messico con il Maestro Alfredo Guati Rosso e nel 1964-1965 con il Maestro Rodolfo Aguirre Tinoco.

 

L'episodio descritto nell'opera si riferisce ad un episodio leggendario è abbastanza noto: Agostino, grande indagatore del problema del Bene e del Male, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.

Ciò detto sparì, lasciando il grande filosofo nell'angoscia più completa. Secondo il parere di alcuni studiosi di parabole e leggende la narrazione potrebbe essere considerata un sogno effettivamente fantasticato dal Santo. Altri aggiungono che forse il colloquio non si sarebbe svolto esattamente come è stato raccontato, perché, prima di sparire, il Santo aveva potuto a sua volta replicare che la risposta non lo convinceva, in quanto - avrebbe obiettato - il mare e i misteri di Dio sono due realtà assai diverse. Pur impossibile, sarebbe stato teoricamente verosimile immaginare il versamento del mare in una buca e allora allo stesso modo si sarebbe potuto supporre che i misteri divini avrebbero potuto entrare in un cervello umano adatto allo scopo e se l'uomo non aveva ricevuto una mente con tali qualità la colpa sarebbe da imputare a Dio, che non aveva appunto voluto che i suoi misteri fossero concepiti dall'uomo, per lasciarlo nell'ignoranza e nel dubbio più atroci.

"Perché Dio non vuole essere capito?" avrebbe domandato il Santo al pargolo divenuto improvvisamente pensieroso. "Te lo dimostro subito" rispose il bambino dopo un momento di perplessità e così, mentre parlava, con il secchiello divenuto improvvisamente grandissimo e mostruoso, in un sol colpo raccolse l'acqua del mare, prosciugandolo, e la pose nella buca, che si allargò a dismisura fino ad inghiottire il mondo. A quella vista il Santo si svegliò con le lacrime agli occhi e capì.