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PITTORI: Burgdorfer Daniel David

Sant'Agostino e il Bambino sulla spiaggia

Sant'Agostino e il Bambino sulla spiaggia

 

 

BURGDORFER DANIEL DAVID

1845

Losanna, Storia di sant'Agostino di Poujoulat

 

Sant'Agostino e il Bambino sulla spiaggia

 

 

 

Questa incisione appare nel volume primo della prima edizione italiana della Storia di sant'Agostino, sua vita, sue opere, il suo secolo e influenza del genio di Lui, pubblicata da Joseph Poujoulat, uno dei due autori della Corrispondenza d'Oriente, autore della Beduina, di Toscana e Roma, dell'Istoria di Gerusalemme, etc, etc. L'opera fu approvata da monsignore arcivescovo di Parigi. La prima versione italiana venne stampata a Losanna nel 1845 presso la S. Bonamici e Compagnia, Tipografi-Editori.

L'incisione, che venne eseguita su disegno di Burgdorfer, fu litografata da Sengler e Compagnia: il disegno riproduce un'opera di Murillo sullo stesso tema. L'incisione riporta nel margine inferiore la scritta "Avrei vuotato l'oceano colla mia conchiglia prima che che tu spiegasse il mistero d'un Dio in tre persone."

Questa didascalia connota una versione interpretativa diversa da quella abitualmente tramandata dove ad Agostino viene semplicemente improverato di non essere in grado di comprendere il mistero della Trinità.

L'incisione esprime una grande tenerezza e una intensa intimità fra un maturo Agostino, dalla folta barba riccioluta, e un bambino dall'aspetto gentile di un angelo che tiene fra le mani una conchiglia.

Il medesimo tema venne riproposto in altre edizioni francesi dell'opera di Poujoulat con una incisione di Grandchamps.

L'episodio descritto in questa leggenda è abbastanza noto: Agostino, grande indagatore del problema del Bene e del Male, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.

Ciò detto sparì, lasciando il grande filosofo nell'angoscia più completa. Secondo il parere di alcuni studiosi di parabole e leggende la narrazione potrebbe essere considerata un sogno effettivamente fantasticato dal Santo. Altri aggiungono che forse il colloquio non si sarebbe svolto esattamente come è stato raccontato, perché, prima di sparire, il Santo aveva potuto a sua volta replicare che la risposta non lo convinceva, in quanto - avrebbe obiettato - il mare e i misteri di Dio sono due realtà assai diverse. Pur impossibile, sarebbe stato teoricamente verosimile immaginare il versamento del mare in una buca e allora allo stesso modo si sarebbe potuto supporre che i misteri divini avrebbero potuto entrare in un cervello umano adatto allo scopo e se l'uomo non aveva ricevuto una mente con tali qualità la colpa sarebbe da imputare a Dio, che non aveva appunto voluto che i suoi misteri fossero concepiti dall'uomo, per lasciarlo nell'ignoranza e nel dubbio più atroci.

"Perché Dio non vuole essere capito?" avrebbe domandato il Santo al pargolo divenuto improvvisamente pensieroso. "Te lo dimostro subito" rispose il bambino dopo un momento di perplessità e così, mentre parlava, con il secchiello divenuto improvvisamente grandissimo e mostruoso, in un sol colpo raccolse l'acqua del mare, prosciugandolo, e la pose nella buca, che si allargò a dismisura fino ad inghiottire il mondo. A quella vista il Santo si svegliò con le lacrime agli occhi e capì.