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PITTORI: Maestro di Noumea

Santa Monica madre di Agostino

Santa Monica

 

 

MAESTRO DI NOUMEA

1897

Nouméa, cattedrale di san Giuseppe

 

Santa Monica

 

 

 

Questa bella vetrata che raffigura santa Monica, la madre di Agostino, si trova lungo la parete sud della navata della cattedrale di san Giuseppe a Noumea in Caledonia.

La santa è stata raffigurata con un aspetto giovanile, il capo coperto e l'aureola dei santi, in atteggiamento di preghiera. Nella stessa chiesa si trova un'altra vetrata che raffigura anche sant'Agostino.

Costruita dal 1887 al 1897, la cattedrale di San Giuseppe deve molto all'opera di un ex detenuto. La chiesa venne benedetta nel 1890 da padre Xavier Montrouzier, cappellano dell'ospedale, e inaugurata dal Vicario Apostolico delle isole Figi, il Vescovo Julian Vidal.

 

L'edificio presenta una pianta a croce latina lunga 56 m, con un transetto di 36 m di larghezza. Le due torri, che la abbelliscono e gli archi e le cornici delle finestre sono scolpite in pietra. La cattedrale è dedicata a san Giuseppe ed è ricchissima di vetrate: ce ne sono ben 28 vetrate che rappresentano i vari santi della Chiesa cattolica e diversi personaggi biblici. Lungo la navata, sul muro settentrionale sono riconoscibili santa Cecilia, san Maurizio di Agaune, santa Elisabetta, sant'Agostino di Ippona e Mosè. Lungo la parete sud  si incontrano san Stanislao, santa Elena, san Vincenzo de Paoli, santa Monica e san Francesco Saverio. Lungo il transetto le vetrate raffigurano Santa Teresa di Lisieux, san Luigi: nella parete nord seguono il Sacro Cuore, Santa Maria Maddalena e San Patrizio. Lungo la parete ovest ecco santa Rosa da Lima, Anna mentre lungo la parete sud si osservano il Rosario o Vergine delle Rose, san Gioacchino e Peter Chanel. Nel coro lungo la parete nord si susseguono i santi Alfonso e Michele, lungo la parete sud i santi Austremoine e Leone. Nell'abside infine, a nord ci sono i santi Giovanni e Pietro, e a sud i santi Andrea e Paolo.

la chiesa è una tipica cattedrale coloniale la cui architettura ricorda alcune cattedrali latino-americane. Il suo altare scolpito nel 1860 proviene dalla Missione di St. Louis, la prima chiesa madre della diocesi fino alla consacrazione della cattedrale di 1893.

 

La madre di Agostino viene spesso raffigurata nell'iconografia agostiniana, da sola o assieme al figlio. Ella partecipa a scene fondamentali, come l'estasi di Ostia, la partenza da Cartagine o il soggiorno milanese e poi a Cassiciaco. La ritroviamo ancora assieme ai monaci ed ella stessa monaca o vestita da monaca mentre illustra la regola agostiniana nella versione femminile. Toccanti sono pure le scene che la vedono in azioni caritative. Con Agostino lasciò Milano diretta a Roma, e poi a Ostia, dove affittarono una casa, in attesa di una nave in partenza per l'Africa. Fu un periodo carico di dialoghi spirituali, che Agostino ci riporta nelle sue Confessioni. Lì si ammalò, forse di malaria, e in nove giorni morì, all'età di 56 anni. Drammatiche e toccanti sono le rappresentazioni della sua morte a Ostia. Di lei Agostino offre una biografia stupenda nella parte finale del libro IX delle Confessioni.

 

Finalmente guadagnò a te anche il marito, già quasi al limite estremo della vita temporale: e in lui che ormai era credente non rimpianse ciò che aveva tollerato nel miscredente. Era poi la serva dei tuoi servi. Chi di loro l'aveva conosciuta, in lei rendeva lode e onore e amore a te, sentendo nel suo cuore la tua presenza, testimoniata dai frutti di una vita consacrata a te. Era stata la moglie d'un solo uomo, aveva reso ai genitori il bene ricevuto, aveva retto con devozione la sua casa, a testimonio aveva le sue buone opere. Aveva allevato dei figli, partorendoli di nuovo ogni volta che li vedeva allontanarsi da te. Infine di tutti noi, Signore, che possiamo per tuo gratuito favore dirci servi tuoi, e ricevuta la grazia del tuo battesimo vivevamo già in una nostra comunità, al tempo in cui ancora lei non s'era addormentata in te, di tutti noi si prese cura quasi fossimo tutti figli suoi, e quasi fosse figlia di noi tutti ci servì.

AGOSTINO, Confessioni, 9, 22

 

Riposi dunque in pace con l'uomo di cui fu sposa, il solo di cui lo fu, e che servì portandoti il suo frutto con pazienza, per guadagnare anche lui a te. E tu ispira, mio Signore e Dio mio, ispira tu i tuoi servi e miei fratelli, i tuoi figli e padroni miei, che io servo col cuore e la voce e la penna: e ogni volta che leggeranno queste pagine si ricorderanno davanti al tuo altare di Monica, tua ancella, con Patrizio che fu un tempo suo sposo. Attraverso la loro carne mi hai fatto entrare in questa vita - come, non so. Con devozione si ricorderanno di loro: genitori miei in questa luce provvisoria, e miei fratelli in te che ci sei Padre e nella madre cattolica, e miei concittadini nella Gerusalemme eterna, a cui sospira il tuo popolo lungo tutto il suo cammino dall'inizio al ritorno. Così sia meglio appagato in virtù di queste confessioni il suo estremo desiderio: lo sia nella preghiera di molti, piuttosto che nella mia soltanto.

AGOSTINO, Confessioni, 9, 37