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PITTORI: Mafezzini Giovanni

Vergine in trono con i santi Agostino e Giuseppe

Vergine in trono con i santi Agostino e Giuseppe

 

 

MAFEZZINI GIOVANNI

1862

Somvalle, Cappella alla Sponda

 

Vergine in trono con i santi Agostino e Giuseppe

 

 

 

In località Sponda si può trovare la quarta e penultima "pòsa", con il "gisöl", cioè la piccola chiesa, nel quale è raffigurata una Madonna con Bambino con ai lati i santi Agostino e san Giuseppe. Le fattezze della Vergine, a differenza delle raffigurazioni nelle precedenti cappelle, ed anche quelle del Bambino, rimandano con sorprendente realismo, ai tratti della gente contadina, come se i contadini della Sponda, o della vicina Campo Tartano, avessero effettivamente posato per il pittore che operò nel 1862. L'iscrizione sotto stante l'immagine rivela che il pittore (o fors'anche il committente) che dipinse la scena fu un certo Mafezzini Giovanni che lo realizzò nel 1862. Ai lati della Vergine stanno ritti in piedi, come è specifico dalla scritta ai loro piedi, sant'Agostino, con il pastorale e i paramenti di vescovo, e san Giuseppe, con il bastone fiorito.

Sulle pareti laterali, infine, si può osservare san Pietro, con le immancabili chiavi del Paradiso, e san Giovanni Battista, tutti con tratti del volto non stereotipati. Alla piccola cappelle converge anche la mulattiera, che sale da destra. In alto si intravede molto bene la sella erbosa alla sommità della Valle, che introduce alla Val Tartano.

Il Nuovo Testamento non fa dire a san Giuseppe neppure una parola. Quando comincia la vita pubblica di Gesù, egli è probabilmente già scomparso (alle nozze di Cana, infatti, non è menzionato), ma noi non sappiamo né dove né quando sia morto. Non si sa neppure dove sia la sua tomba, mentre ci è nota quella di Abramo che è più vecchia di secoli. Il Vangelo gli conferisce l'appellativo di Giusto.

Nel linguaggio biblico è detto "giusto" chi ama lo spirito e la lettera della Legge, come espressione della volontà di Dio. Giuseppe discende dalla casa di David, di lui sappiamo che era un artigiano che lavorava il legno. Non era affatto vecchio, come la tradizione agiografica e certa iconografia ce lo presentano, secondo il cliché del "buon vecchio Giuseppe" che prese in sposa la Vergine di Nazareth per fare da padre putativo al Figlio di Dio. Al contrario, egli era un uomo nel fiore degli anni, indubbiamente innamorato di Maria. Con lei si fidanzò secondo gli usi e i costumi del suo tempo. Il fidanzamento per gli ebrei era assimilato al matrimonio, durava un anno e non dava luogo a coabitazione né a vita coniugale tra i due; alla fine si teneva la festa durante la quale s'introduceva la fidanzata in casa del fidanzato ed iniziava così la vita coniugale.

Se nel frattempo veniva concepito un figlio, lo sposo copriva del suo nome il neonato; se la sposa era ritenuta colpevole di infedeltà poteva essere denunciata al tribunale locale. La procedura da rispettare era a dir poco infamante: la morte all'adultera era comminata mediante la lapidazione. Ora appunto nel Vangelo di Matteo leggiamo che "Maria, essendo promessa sposa a Giuseppe, si trovò incinta per virtù dello Spirito Santo, prima di essere venuti ad abitare insieme. Giuseppe, suo sposo, che era un uomo giusto e non voleva esporla all'infamia, pensò di rimandarla in segreto". (Mt 18-19).