Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Ottocento: Anonimo di Cascia

PITTORI: Anonimo di Cascia

Sant'Alipio

Sant'Alipio

 

 

ANONIMO DI CASCIA

XIX secolo

Cascia, basilica di santa Rita, portone d'ingresso

 

Sant'Alipio

 

 

 

Sul portone d'ingresso alla basilica di santa Rita sono stati intagliati in appositi riquadri a forma di nicchia vari santi agostiniani, fra cui si riconosce facilmente la figura di sant'Alipio, l'amico fraterno di Agostino, che divenne vescovo. La scritta S. ALIPIVS specifica chiaramente di chi si tratta: il suo aspetto è alquanto imponente. Il santo si erge al centro della scena piuttosto spoglia: solo un capitello con rare foglie di acanto su una mezza colonna fa da sfondo su parete completamente liscia.

Il santo ha un atteggiamento maestoso con tutti i suoi attributi episcopali: un'aureola gli avvolge il capo che porta in testa la mitra. Una folta barba gli copre un viso dall'aspetto ancora giovanile. La mano destra regge il bastone pastorale, mentre la mano sinistra è appoggiata al ventre. Un ampio mantello gli avvolge le spalle e gli copre una tunica, che assomiglia alla tipica cocolla dei monaci agostiniani. Agostino ricorda l'amico Alipio in alcune lettere e opere tra cui principalmente le Confessioni.

 

La figura di Alipio è di grande importanza nella vita di Agostino. Amico di gioventù, lo accompagna durante il suo viaggio in Italia, prima a Roma, poi a Milano e infine a Cassiciaco. Nelle confessioni si scoprono diversi episodi che parlano di lui. Ma sono soprattutto i Dialoghi, scritti nel 386-387 d. C. a Cassiciaco, l'attuale Cassago Brianza a darci molte informazioni sulla sua personalità. Condividerà con Agostino la scelta di una vita monacale e ritornato in Africa seguirà Agostino nella sua esperienza cristiana. Diventerà vescovo.

Alipio studiò diritto a Roma, viaggiò in Oriente, dove conobbe s. Girolamo e fu eletto vescovo della sua città verso il 394, ancor prima che Agostino divenisse vescovo di Ippona. Con Agostino e Possidio partecipò ai Concili d' Africa, figurando con loro anche nella famosa riunione avvenuta a Cartagine nel 411 tra cattolici e donatisti, tra i sei prescelti dai 266 vescovi cattolici, per parlare a nome di tutti.

Nel 411 partecipò alla Conferenza di Cartagine, e fu tra i sette vescovi cattolici che sostennero le dispute con i donatisti, nel 416 partecipò al Concilio di Milevi (Numidia) e nel 418, per incarico di papa Zosimo, si recò a Cesarea di Mauritania per affari ecclesiastici, prendendo parte alla disputa di Agostino con Emerito, vescovo donatista. Per la causa pelagiana si adoperò con zelo e venne più volte in Italia, latore di opere agostiniane al pontefice Bonifacio e al comes Valerio. Si presume che fosse ad Ippona per la morte di Agostino, e che sia morto nello stesso anno 430. I Canonici Regolari e l'Ordine agostiniano ne celebrano la festa, insieme a quella di Possidio, il 16 maggio e il culto di questi due santi, che rappresentano l'eredità monastica di Agostino, fu confermato da Clemente X con il breve Alias a Congregatione il 19 agosto 1672.

 

 

Ascoltami, dunque, o meglio, per mezzo della mia debole persona, ascolta il Signore Dio nostro. Rammenta come ti comportavi quando era ancora viva la prima tua moglie, di santa memoria, e come poco dopo la sua morte sentisti nausea delle vanità mondane e come bramasti di consacrarti al servizio di Dio. Sappiamo, anzi siamo testimoni della conversazione avuta tra noi a Tubune circa i tuoi sentimenti e propositi. Eravamo soli con te io e il fratello Alipio. Non posso credere che gli affari terreni, dai quali sei stato assorbito, abbiano avuta tanta forza da cancellartela completamente dalla memoria.

AGOSTINO, Lettera 220, 3