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PITTORI: Maestro di Ormes

Sant'Agostino cardioforo vescovo e Dottore della Chiesa

Sant'Agostino cardioforo vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

MAESTRO DI ORMES

1896

Les Ormes, chiesa dei santi Martino e Margherita

 

Sant'Agostino cardioforo vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

La località viene citata una prima volta nel 1392 con il nome di Men-Saint-Martin o Ormes-Saint-Martin. L'area è occupata da una casa signorile o forse da un castello. Nel 1434 questa casa viene acquistata da Guillaume de Marans la cui famiglia vi abita fino al 1604. Nel 1642 passa ad Antoine Martin Pussort, Consigliere del Re e zio del potente Colbert. La terra degli Ormes viene innalzata a baronia e la sua prima chiesa viene commissionata da Martin Pussort nel 1655. Il suo cuore riposa nella volta sotto l'altare maggiore dell'attuale chiesa. Henri Pussort succedette a suo fratello quando muorì nel 1662. Anch'egli fu molto vicino al re e decedette nel 1697. In circa cinquant'anni anni, i fratelli Pussort sviluppano Les Ormes: fu costruito un castello e aumentò il numero di abitanti.

Intorno al 1890 divenne necessario pensare alla costruzione di una nuova chiesa Quella attuale, in stile neo-bizantino, fu consacrata nel 1896. La torre rotonda si regge su una base ottagonale.

L'interno si presenta a una sola navata con otto finestre semicircolari e fasci di colonne con capitelli decorati sobriamente. L'abside emerge sotto tre archivolti. Una campana, su cui sono incisi i suoi contorni in rilievo "il Buon Pastore e un Cristo", fu offerta dalla Famiglia di Argenson, così come due dipinti: La Natività e l'Annunciazione. L'altra campana proviene dalla chiesa di Poizay-le-Joly, distrutta nel 1818. Le tre finestre che illuminano il coro rappresentano, con la crocifissione del Signore al centro e su entrambi i lati i due patroni della parrocchia san Martino e santa Margherita, che hanno ai loro piedi la nuova chiesa. Come quella precedente, l'edificio non rispetta la tradizione dell'orientamento del coro ad est. La sua posizione vicino al parco del castello, la Vienne e la Place des Halles non lo hanno permesso.

Lungo la navata e il coro sono presenti varie vetrate con raffigurati santi e fra queste una propone sant'Agostino, come è indicato alla base della finestra con la scritta S. AVGVSTINE P. P. N. Il santo è raffigurato in abiti episcopali con la mitra in testa, circondata dall'aureola dei santi.

Con la mano sinistra, coperta da un guanto bianco, regge un lungo ed elegante bastone pastorale, mentre con destra regge un cuore fiammante. Il volto del santo ha un aspetto giovanile con una barba marrone ben curata che gli copre le gote.

Lo sguardo è paziente e benevolo verso il fedele che lo guarda.

 

 

Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.

 

 

Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?

AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3