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PITTORI: Anonimo scultore torinese

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa in sant'Agostino a Torino

Agostino vescovo

 

 

ANONIMO SCULTORE TORINESE

XIX secolo

Torino, chiesa di sant'Agostino

 

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

La statua in legno che raffigura Agostino Vescovo e Dottore della Chiesa si trova nella omonima chiesa a Torino a destra del Coro.

Sulla sinistra, simmetrica, è posta la statua di santa Monica.

Il santo vi è raffigurato secondo i canoni stilistici e gli stereotipi che lo vedono protagonista per secoli: indossa gli abiti vescovili, impugna con la destra il bastone pastorale, mentre con la sinistra regge un libro. In testa ha la mitra vescovile. Il viso ha un aspetto di persona matura e nel vigore delle forze.

 

La chiesa torinese di sant'Agostino si trova nella omonima via e rappresenta una delle più antiche chiese della città, già esistente nell'890. Questo originario edificio aveva uno stile romanico, tuttavia nel 1368 era già stato ristrutturato in forme gotiche. Parrocchia dal 1368 sotto il titolo dei santi Giacomo e Filippo, la chiesa fu ricostruita dai padri agostiniani tra il 1551 e il 1582. L'edificio fu infine consacrato nel 1643. Annessa alla chiesa sorgeva un chiostro. Nel 1551 l'edificio sacro venne dedicato a S. Agostino, anno in cui si ipotizza sia stato edificato l'attuale campanile.

A metà Settecento furono effettuati nuovi restauri, cui ne seguirono altri alla fine dell'Ottocento curati dall'architetto Carlo Ceppi, che disegnò, tra l'altro, l'altare maggiore nel 1887.

L'interno della chiesa si presenta a tre navate divise da pilastri, senza transetto. Le absidi sono quadrangolari, con la presenza di due cupole ellissoidali in corrispondenza del presbiterio e del coro.

Il pulpito ligneo seicentesco è decorato con medaglioni raffiguranti i quattro evangelisti. L'altare maggiore conserva sulla parete destra una Deposizione su tavola attribuita a Dürer, ma più probabilmente opera di una bottega della Germania meridionale attiva prima della metà del Cinquecento.

La navata destra è caratterizzata da altari di gusto barocco, mentre quella sinistra conserva, nella prima cappella un interessante fonte battesimale con pannello ligneo.

Nella prima cappella a destra è posizionata una tela di Felice Cervetti datata 1764. Allo stesso periodo appartiene nella quarta cappella una statua lignea della Madonna della Cintura di Ignazio Perucca, una tipica devozione agostiniana.

Nel coro, dietro l'altare maggiore, si trova una pala dell'Assunta con i santi Filippo, Giacomo, Bartolomeo e Agostino di Carlo Emanuele Lanfranchi (1661) e il mausoleo del cardinale Carlo Tommaseo Maillard de Tournon di Carlo Antonio Tantardini (1712). Nella cappella in testa alla navata sinistra si trova anche una tavola attribuita a Giovanni Martino Spanzotti raffigurante S. Nicola da Tolentino.

 

Agostino viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6