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PITTORI: Pier Matteo d'Amelia

Santa Monica

Santa Monica

 

 

PIER MATTEO D'AMELIA

1483-1485

Terni, Pinacoteca Comunale

 

Santa Monica

 

 

 

L'immagine di santa Monica, dalla straordinaria ed efficace espressione di pathos interiore, appartiene a un trittico che ha come soggetto principale la Madonna con Bambino in trono, attorniata da santi Bonaventura, Giovanni Battista, san Francesco d'Assisi e san Ludovico di Tolosa. Altri soggetti secondari sono costituiti da Dio Padre benedicente con angeli, dalle scene con l'Adorazione dei pastori, l'Adorazione dei Re Magi, la Crocifissione di Cristo, la Resurrezione di Cristo e la Discesa di Cristo al limbo. Altri santi compaiono nella struttura del trittico fra cui si riconoscono sant'Antonio da Padova, san Valentino, santa Monica, san Bernardino da Siena, san Sebastiano e santa Chiara.

Il trittico è noto anche come Pala dei francescani. Le sue dimensioni sono notevoli: cm 424 × 333. L'autore dell'opera è riconosciuto in Pier Matteo d'Amelia o anche il Maestro dell'Annunciazione Gardner che la realizzò probabilmente fra il 1483 e il 1485. Attualmente la tavola è conservata nella Pinacoteca Comunale di Terni, ma in origine era stata commissionata e posizionata nella chiesa di S. Francesco nella medesima città.

 

 

Piermatteo d'Amelia

Piermatteo di Manfredi noto anche come Piermatteo Lauro di Manfredo o Piermatteo d'Amelia nacque ad Amelia verso il 1446-1448. L'artista è citato per la prima volta come garzone di Filippo Lippi tra il 1467 e il 1469, quando partecipò nella decorazione dell'abside del Duomo di Spoleto collaborando anche con Fra Diamante. Secondo la tradizione sarebbe raffigurato in uno degli affreschi del duomo spoletino assieme a Fra Diamante ed al dodicenne figlio di Lippi (Filippino). Matteo probabilmente seguì Fra Diamante a Firenze dove entrò per breve tempo nella bottega di Andrea Verrocchio. Tra il 1479 e il 1480 si stabilì a Roma, grazie ai buoni rapporti con la potente famiglia amerina dei Geraldini, che aveva ospitato Sisto IV ad Amelia, in uno dei propri palazzi. A Roma fu chiamato a dipingere la volta della Cappella Sistina, decorandola con un cielo stellato oggi perduto. Tra il 1480 e il 1482 lavora a Orvieto come decoratore di statue e doratore di arredi sacri e orologi. A questo'epoca risale la realizzazione dell'ancona per la chiesa di Sant'Agostino, oggi smembrata e divisa fra varie collezioni, tra cui il Bode-Museum di Berlino. Tornato a Roma venne richiamato a Orvieto nel 1482, dove il Consiglio dell'Opera del Duomo gli affida la decorazione della cappella di San Brizio. Dal 1485 si trova nuovamente a Roma, dove lavora per i papi Innocenzo VIII e Alessandro VI.

Nel 1497 fu nominato conservatore della città di Fano, mentre nel 1503 è soprintendente per le fabbriche papali di Civita Castellana. Muore nel 1508. La riscoperta dell'opera del maestro è recente e si deve agli studi e alla felice intuizione del critico d'arte Federico Zeri, che ne ha collocato la personalità artistica tra quella dei grandi pittori del '400, protagonista della pittura rinascimentale. Fra le opere a lui attribuite ricordiamo, per il convento dei francescani ad Amelia, la tavola dedicata a Sant'Antonio Abate; la cosiddetta pala dei francescani (Pinacoteca di Terni); l'Annunciazione (ora a Boston) dipinta per il convento amerino dell'Annunziata che era stato costruito intorno al 1469. A Narni realizzò l'affresco della Madonna in trono con il Bambino tra Santa Lucia e Santa Apollonia nella nicchia d'ingresso della chiesa di Sant'Agostino. Collaborò con il Pinturicchio negli appartamenti Borgia e, secondo alcune tradizioni, fu coinvolto in un ciclo di affreschi nella Rocca di Civita Castellana. Piermatteo nell'ultima parte della sua vita ebbe dalla Curia anche piccoli incarichi "politici" e ciò probabilmente contribuì ad originare per la sua bottega numerose committenze seriali di cui a Roma non si ha più evidenza.