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PITTORI: Nanni di Bartolo

Agostino, la Vergine con il Bambino e san Nicola da Tolentino

Agostino, la Vergine con il Bambino e san Nicola da Tolentino

 

 

NANNI DI BARTOLO

1432-1435

Tolentino, Basilica di san Nicola

 

Agostino, la Vergine con il Bambino e san Nicola da Tolentino

 

 

 

All'entrata della Basilica di san Nicola a Tolentino si può ammirare una bella raffigurazione scultorea di Nanni di Bartolo, che fu allievo di Donatello. Al centro è stata rappresentata la vergine con in braccio il Bambino, mentre ai suoi lati si ergono le figure di Agostino (a sinistra) e di san Nicola (a destra) riconoscibile per il sole raggiato.

Agostino è stato raffigurato nella consueta veste iconografica che lo presenta come un vescovo. In testa ha la mitra, mentre un ampio mantello lo avvolge completamente. Le mani sono aperte quasi ad indicare accoglienza: il viso è piuttosto maturo, con una folta barba ed un'espressione intensa e vivida.

 

Nanni di Bartolo, detto anche il Rosso, fiorentino di nascita, fu attivo tra il 1419 e il 1451. Sappiamo poco della sua giovinezza e della sua formazione artistica. Il primo documento che lo riguarda è del 1419 ed è relativo a una commissione dell'Opera del Duomo di Firenze per una statua. Altri suoi lavori sono note per il cantiere della cattedrale almeno fino al 1422. Tra il 1420 e il 1421 lavorò a una statua per il Campanile di Giotto. Di nuovo lavorò al campanile collaborando con Donatello alla realizzazione dell'Abramo e Isacco e in seguito scolpendo da solo il Profeta Abdia. Il suo stile, sebbene dimostri uno studio delle novità rinascimentali, tradisce ancora inflessioni e cadenze ritmiche di ispirazione tardogotica, più vicino alle opere della gioventù di Lorenzo Ghiberti. Dal 1424 al 1435 si trasferisce in Veneto, in particolare a Venezia, dove lavorò per la decorazione della Basilica di San Marco o forse del Palazzo ducale. Abbastanza documentate sono anche le attribuzioni di alcune parti decorative del portale della chiesa di San Nicola a Tolentino, databili tra il 1432 e il 1435, come la lunetta raffigurante la Madonna col Bambino e due Santi. Nel Museo di San Francesco si trova un bassorilievo in marmo che rappresenta San Francesco e la Madonna col Bambino attribuito a questo scultore.

 

La devozione per la Vergine fu un carattere specifico dell'ordine agostiniano. Già Agostino, nei suoi scritti, esaltò le virtù, affermando inseparabile la sua azione da quella di Cristo e proponendola come modello per tutti i credenti. Agostino si fece veicolo di precisi contenuti dottrinari che ebbero lo scopo di confutare le tesi eterodosse diffuse a quei tempi. Agostino ribadì ripetutamente e con chiarezza i concetti della maternità fisica e insieme divina di Maria nonché la sua verginità, che ne fanno il simbolo della Chiesa, nello spirito vergine, per integrità e pietà, e madre nella carità.

Dei tre vangeli sinottici quello che parla più diffusamente di Maria è il Vangelo di Luca. Vi si racconta che Maria viveva a Nazaret, in Galilea e che, promessa sposa di Giuseppe, ricevette dall'arcangelo Gabriele l'annuncio che avrebbe partorito il Figlio di Dio (Lc. 1, 26-38). Ella accettò e, per la sua totale fedeltà alla missione affidatale da Dio, è considerata dai cristiani il modello per tutti i credenti. Lo stesso Vangelo secondo Luca racconta la sua pronta partenza per Ain Karem, per aiutare la cugina Elisabetta, anziana, incinta di sei mesi.

Da Elisabetta è chiamata "la madre del mio Signore". Maria le risponde proclamando il Magnificat: « Allora Maria disse: L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.» (Lc. 1, 46)