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PITTORI: Jacopo da Fabriano

Sant'Agostino nel suo studio vede la Città eterna

Sant'Agostino nel suo studio

 

 

JACOPO DA FABRIANO

1456

Biblioteca Apotolica Vaticana, Ms. Reg. Lat. 1882, fol. 3r, lettera G

 

Sant'Agostino nel suo studio

 

 

 

La miniatura decora il capolettera G dell'incipit del primo libro del De Civitate Dei. Nel foglio 3r, all'interno del margine ornamentale sinistro, si colloca una figurazione di S. Agostino nello studio, che trae ispirazione dalla luce soprannaturale che pervade la stanza nella forma di un ventaglio di raggi dorati. E' vestito da vescovo, ma indossa sotto gli abiti la cocolla nera dei monaci agostiniani. Il santo con la sinistra è intento a scrivere, mentre con la destra intinge una penna nel calamaio. Il viso però è rivolto altrove: lo sguardo scruta una piccola apertura che si apre al cielo da dove filtrano dei raggi di luce. E' la luce divina che ispira Agostino durante la scrittura dei suoi libri a spiegazione della dottrina cattolica. Lo studiolo, dalla tipica architettura rinascimentale, è piuttosto semplice, ma elegante e spazioso. Sulla sinistra si notano numerosi volumi dai colori vivaci accatastati sulla libreria, mentre a destra una porta offre un generoso squarcio verso l'esterno con la presenza di un albero in un giardino.

La decorazione del manoscritto fu realizzata da Jacopo da Fabriano per Gilforte Bonconti di Pisa e venne conclusa da alcuni suoi collaboratori. L'opera fu eseguita a Fabriano, stando alla testimonianza dell'iscrizione del foglio 206r, "Opus Iacobi de Fabriano miniatoris quod factum fuit Fabriani AD MCCCCLVI", e terminata da alcuni collaboratori, tra i quali Giovanni da Milano, che firmò il proprio intervento in due fogli diversi (333v e 451v). In questo periodo la maniera esecutiva che esibisce nel suo codice forse più complesso rivela alcuni dei tratti peculiari del proprio repertorio figurativo, accostandosi alla produzione della coeva miniatura di area romana e fiorentina. Il bagaglio ornamentale si sviluppa nei fregi che strutturano in modo sempre equilibrato i margini dell'architettura della pagina, caratterizzandosi per la presenza di una trama di bianchi girali, secondo il modello tardo carolingio diffuso nella miniatura umanistica. Il sottile continuo intersecarsi dei moduli ornamentali è inoltre sovente costellato di putti dalle capigliature agitate e dall'anatomia spesso malcerta.

La scena è stata ripresa più volte da diversi artisti, che hanno rappresentato il santo nel suo scrittoio seduto in atto di scrivere. La scena è spesso il complemento o l'ambientazione preferita per le rappresentazione tradizionali di Agostino vescovo e Dottore della Chiesa: sua caratteristica è proprio quella di avere scritto un gran numero di opere. La scena tuttavia qualche volta viene scambiata dagli artisti con quella del sogno di san Gerolamo, che si svolge anch'essa nello studiolo del santo mentre è intento a scrivere.

 

"Qualunque cosa, diversa da sé, pensi l'uomo, un oggetto che è stato fabbricato non sarà mai simile a colui che lo ha fatto ... Dio è ineffabile, più facilmente diciamo ciò che non è, anziché ciò che è.

Pensi alla terra: Dio non è questo! Pensi al mare: Dio non è questo!

Pensi a tutte le cose che sono sulla terra, agli uomini e agli animali: Dio non è questo!

A tutte le cose che sono in mare o che volano in aria: Dio non è questo!

A ciò che splende nel cielo, le stelle, il sole, la luna: Dio non è questo! Pensi al cielo: Dio non è questo!

Pensi agli angeli, alle virtù, alle potestà, agli arcangeli, ai troni, alle sedi, alle dominazioni: Dio non è questo!

E che cosa è? Questo solo ho potuto dire: ciò che non è. Mi chiedi che cosa è?

Ciò che occhio non ha visto, né orecchio ha udito, né è penetrato nel cuore dell'uomo. Come pretendi che salga sulla lingua ciò che non è entrato nel cuore?"

AGOSTINO, Esposizione sui Salmi, 85, 8-12

 

La vasta produzione letteraria di Agostino comprende opere di ogni genere, tra le quali 93 trattati in 232 libri, circa 500 sermoni e oltre 300 lettere.

Fra i titoli principali citiamo:

Le confessioni - Ritrattazioni - Trinità - Città di Dio - Vera religione - Unità del credere - Questioni diverse - Fede e simbolo - Matrimonio cristiano - Beni della vedovanza - Santa verginità - Menzogna - Lavoro dei monaci - Cura dei morti - Fede ed opere - Catechizzare i semplici - Dottrina cristiana - Genesi contro i Manichei - Consenso degli Evangelisti - Discorso del Signore sulla montagna - Questione sui vangeli - Esposizione alla lettera ai Galati - Alcune questioni sulla lettera ai Romani - Locuzioni e questioni sull'Ettateuco - Contro l'avversario della Legge e dei profeti - Ad Orosio contro i Priscillianisti e gli Origenisti - Contro gli Ariani - Costumi della Chiesa cattolica e costumi dei Manichei - Disputa con Fortunato - Disputa con Felice - Contro Adimanto - Contro Secondino - Battesimo - Contro la lettera di Parmeniano - Contro la lettera di Petiliano - Lettera dei Cattolici ai Donatisti - Unico Battesimo contro Petiliano - Merito e remissione dei peccati - Natura e Grazia - Perfezione della giustizia dell'uomo - Grazia di Cristo e peccato originale - Origine dell'Anima - Grazia e libero arbitrio - Predestinazione dei santi - Dono della perseveranza - Commento al Vangelo di S. Giovanni - Commento all'Epistola di S. Giovanni ai Parti - Esposizione sui salmi - Discorsi.

 

 

Jacopo da Fabriano

Non è nota la sua data di nascita. Sappiamo che era originario di Fabriano e che fu attivo tra Roma e le Marche intorno alla metà del Quattrocento. Nel 1452 realizzò la decorazione del codice Vat. lat. 1799 contenente La guerra del Peloponneso di Tucidide. Nel 1456 miniò la prima parte del Vat. lat. 1882 della Biblioteca apost. Vaticana, contenente il De civitate Dei di sant'Agostino, per Gilforte Bonconti o Buonconti da Pisa.

Su commissione di Pio II, probabilmente nel 1458, decorò il Vat. lat. 1816. Tra il 1460 e il 1462 è menzionato nei Libri dei conti pontificali con la qualifica di "maestro dello oriolo e miniatore". Nel 1463 viene definito nei medesimi Libri "miniatore di Sua Santità". In questo periodo realizzò per Pio II il codice Chig. A. VIII. 241 con i Sermoni di sant'Agostino. Dopo il 1463 non si hanno più notizie della sua attività di miniatore. Anche la sua data di morte non è nota.