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PITTORI: Andrea De Passeri

Sant'Agostino dottore della Chiesa

Sant'Agostino dottore della Chiesa

 

 

ANDREA DE PASSERI

1498-1500

Grosio, chiesa di san Giorgio

 

Sant'Agostino dottore della Chiesa

 

 

 

 

Nativo di Torno, firma la sua prima opera nel 1488. Probabilmente è quell'Andrea da Como che fu allievo a Ferrara di Baldassarre Estense: notevoli infatti nei suoi lavori sono i rimandi allo stile e alla cultura figurativa ferrarese di De Roberti e Cossa. Tra il 1487 e il 1490 lavora al Duomo di Como, quindi al monastero di Brunate. Compone diversi polittici e maestà nell'area comasca e valtellinese: lo troviamo a Grosio, Pianazzola, Zesio, quindi di nuovo a Como in sant'Orsola, nel Duomo, in sant'Agostino e all'Ospedale sant'Anna. Altri lavori sono noti a Brienno, Lasnigo, Mundronno. Muore poco dopo il 1524. L'affresco dei Dottori della Chiesa a Grosio, nella chiesa di San Giorgio, risale forse al 1498-1500. La chiesa risale al XIII secolo ed è menzionata in un documento del 1252. Sorge nel centro storico, nelle vicinanze di una piccola piazza con una caratteristica fontana. Il presbiterio è coperto da una volta a crociera con affrescate le immagini dei quattro dottori della Chiesa Occidentale: Ambrogio, Agostino, Gerolamo e Gregorio Magno di Andrea De Passeris, autore anche dell'affresco del Cristo Pantocratore con i simboli dei quattro Evangelisti che si trova nel catino absidale e di quello di Cristo con i 12 Apostoli nell'abside stessa.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6