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PITTORI: Anonimo eugubino

Agostino, Monica e la Vergine

Agostino, Monica e la Vergine

 

 

ANONIMO EUGUBINO

1470-1499

Gubbio, Museo Comunale

 

La Vergine fra i santi Agostino e Monica

 

 

 

 

In questa tela l'anonimo pittore eugubino ha raffigurato Agostino e la madre Monica ai lati del sepolcro di Cristo, su cui campeggia l'alta figura della Vergine incoronata in preghiera sopra un sepolcro con l'effige del Vir doloris in un medaglione. Uno stuolo di angeli fa da corona alla scena e sottolinea la regalità di Maria. Agostino sta alla sinistra, Monica alla destra. Entrambi indossano la cocolla nera agostiniana. In realtà Agostino la porta sopra il paramento vescovile. Ha un viso segnato dal tempo, la barba e i capelli bianchi: un grande e dorata aureola cinge la sua mitra. Ha le mani congiunte in preghiera e il bastone pastorale che si adagia su una spalla.

Monica ha un viso più giovane e sembra indicare qualche cosa con i gesti delle mani. Una scritta ai loro piedi li identifica senza dubbio. Potrebbe essere questa la tavola con la "Beata Vergine, Sant'Agostino, Santa Monica" documentata nella prima metà del Settecento nella sacrestia di S. Agostino e con ogni probabilità proveniente dall'altare dedicato all'Assunta. Il dipinto si avvicina a opere della scuola fabrianese del tardo Quattrocento della cerchia di Antonino da Fabriano.

L'opera venne attribuita dal critico d'arte Federico Zeri al pittore Orlando Merlini.

 

In diverse rappresentazioni Agostino compare assieme alla madre, da soli o con altri santi, ai piedi della Vergine, che è assisa in trono, oppure appare tra le nuvole con in braccio il Bambino. Si tratta di rappresentazioni iconografiche senza un preciso significato se non quello di rinforzare il legame intenso fra agostiniani e la Vergine.

 

«Gesù dice a sua Madre: "Donna, ecco tuo figlio!". È come se dicesse: Abbi fiducia in lui come se fosse tuo figlio. Poi dice al discepolo: "Ecco tua madre!". È come se dicesse: Abbi cura di lei come se fosse tua madre. "E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa (in sua)". Qui si osserva l’accoglimento della raccomandazione: prese cioè la madre in casa sua per onorarla, custodirla e curarla, come fa un figlio verso la madre. Ma Agostino legge l’espressione all’accusativo plurale: in sua, e si chiede: "Come mai dice in sua se non possiede nulla di proprio?".

Risponde: "In sua significa tra i suoi obblighi, i suoi doveri e i suoi beni, non nelle sue proprietà, che del resto non aveva"»

AGOSTINO, In Johannem 19, 37-39