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PITTORI: Giovanni di Fiandra

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

GIOVANNI DI FIANDRA

1484

Recanati, chiesa di sant'Agostino

 

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

La statua che raffigura Agostino è stata posta al centro della lunetta del portale d'entrata della chiesa di sant'Agostino a Recanati. Realizzata in pietra d'Istria l'opera è stata recentemente restaurata, soprattutto per quanto riguarda il volto del santo. La chiesa fu edificata in stile gotico insieme al convento degli Eremitani di S. Agostino, sul preesistente edificato di san Lorenzo. Subì ampie trasformazioni verso il 1370 e successivamente all'incendio del 1459.

Il portale, in pietra d'Istria, fu eseguito da Giovanni di Fiandra su disegno di Giuliano da Majano nel 1484, che collocò nella lunetta la statua di sant'Agostino. Il portale fu poi spostato dalla parete settentrionale sulla facciata occidentale di ingresso alla chiesa, che in origine ospitava un semplice portone a cornici geometriche. Il portale è costituito da quattro colonne che poggiano su figure di animali alati. La trabeazione è ornata da decorazioni, teste di angeli e dallo stemma cittadino. Sopra la trabeazione, al centro della lunetta a tutto sesto si trova la statua di Agostino, sormontata a Dio Padre benedicente. Agostino è raffigurato a persona intera, in abiti episcopali con la cocolla eremitana ben visibile sotto il piviale. Con la mano destra regge un elegante ed esile bastone pastorale, mentre con sinistra regge un libro chiuso.

L'interno della chiesa, rifatto su disegno di Ferdinando Galli da Bibbiena sul finire del Seicento, presenta altari con ornamenti di notevole pregio: marmi e pale eseguite da pittori importanti quali il Filippo Bellini, Pier Simone Fanelli, Felice Damiani e resti di affreschi realizzati da Giacomo da Recanati. Dal Chiostro di Sant'Agostino è visibile il campanile della chiesa, reso celebre dalla poesia leopardiana de Il passero solitario.

Nonostante i rifacimenti, la chiesa conserva le arcate delle lunghe finestre, ora chiuse, con eleganti decorazioni in cotto.

 

 

Presso il convento di sant'Agostino, fu costruita una chiesa dedicata al santo vescovo d'Ippona. La chiesa originaria, dedicata a san Lorenzo, risale al XIII secolo e fu costruita assieme al convento degli Eremitani di san'Agostino nel 1270. Venne rifatta un secolo dopo assieme alla cattedrale e pur conservando all'esterno la sua primitiva struttura, essa ha subito una discreta trasformazione con la chiusura delle lunghe finestre; rimane, però, in alto sul fianco sinistro, un magnifico fregio in cotto, che, assai probabilmente, non venne terminato. Il portale in pietra del 1485 (che si ammira nella facciata, su la quale si vedono delle terrecotte dell'epoca) è, al pari di quello di S. Domenico, opera del fiammingo, Giacomo Giovanni, su disegno di Giuliano di Majano. L'interno fu rifatto alla fine del XVII secolo su disegno del Ferdinando Galli da Bibbiena, con pale realizzate da Pomarancio, Pier Simone Fanelli, Felice Damiani e residui di affreschi di Giacomo da Recanati. Gli altari laterali sono quasi tutti di marmi di pregio, mentre l'altare maggiore fu nella prima metà del 1800, costruito in legno, con intagli e dorature, dagli operai recanatesi Giuseppe Brandoni, intagliatore, figlio dell'architetto Tommaso, e dai doratori Luigi Trucchi e Cesare Simboli. Il disegno dei portali di questa chiesa come quella di San Domenico, sempre a Recanati, fu opera di Giuliano da Majano (1432 - 1490). Figura tra le più significative dell'architettura umanistica, Giuliano da Majano con il fratello Benedetto (1442-1497) si era dedicato inizialmente all'intaglio del legno realizzando il coro del duomo di Pisa e gli armadi per la cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze.

Dal 1468, come accadde per molti altri maestri intagliatori, si dedicò con passione a studi d'architettura, conservando però nella minuzia decorativa dei capitelli, lesene e cornici quella duttilità acquisita nella trascorsa attività di intaglio. Nelle sue opere, seguendo il giudizio formulato da Manfredo Tafuri, può notare "... un uso semplificato della sintassi brunelleschiana, rivolto alla ricerca di un puro edonismo visivo". Seguendo questa linea stilistica Giuliano elabora schemi di collaudata fortuna, riscattandoli con l'esasperata raffinatezza dei particolari. Testimonianze di questo indirizzo, votato ad una raffinatezza esteriore, sono le superstiti decorazioni majanesche del palazzo Venieri a Recanati e soprattutto i capitelli elegantemente modellati a foglie turgide e carnose e i frammenti di un fregio scolpito con palmette alternate a delfini, che si possono facilmente riscontrare nei portali delle chiese di Sant'Agostino e di San Domenico.

L'attività marchigiana di Giuliano da Majano non è un fatto episodico, ma si inserisce in un clima di sviluppo edilizio che vide attivi nella regione, nella seconda metà del Quattrocento, alcuni fra i più insigni architetti del tempo. Giuliano da Majano, pochi anni dopo la sua attività a Recanati, lavorò nella vicina Loreto, su richiesta del cardinale Gerolamo Basso della Rovere, il quale lo incaricò di sovrintendere i lavori di costruzione della Basilica Lauretana. All'interno della chiesa si trovano pregevoli affreschi degli inizi del XV secolo attribuiti da alcuni a Carlo da Camerino e a Olivuccio di Ceccarello da altri critici. Di quest'ultimo si sa che nel 1429 eseguì per la Santa Casa di Loreto un'opera perduta raffigurante l'adorazione dei Magi per il duca di Milano Filippo Maria Visconti. Di pregio è il ciclo della Allegoria di sant'Agostino Maestro dell'ordine, uno dei più importanti dell'arte marchigiana, dove è presentato un complesso e colto soggetto agostiniano già noto attraverso la accurata miniatura di Nicolò di Giacomo da Bologna conservata in un testo di Bartolo da Sassoferrato noto come Lectura super digesto novo, attualmente alla Biblioteca Nazionale di Madrid.

Il ciclo di affreschi del presbiterio della chiesa comunale di Sant'Agostino di Recanati, uno dei più importanti dell'arte marchigiana, costituisce l'opera principe di Carlo da Camerino. Parte di questi affreschi sono ora esposti nella pinacoteca civica di Recanati.

Il ciclo comprende l'Annunciazione (Recanati, Villa Colloredo Mels), staccata da anni dall'arcone trionfale del presbiterio trecentesco della chiesa di S. Agostino. L'arcone è inglobato, come i pilastri polistili affrescati che lo sostengono, nella struttura settecentesca che culmina nella cupola realizzata su disegno di F. Bibiena. Nei pilastri sono ancora visibili parte di un San Michele arcangelo; un Arcangelo Raffaele, di splendida fattura, e parte di un personaggio abbigliato con vesti militari, forse identificabile con San Giorgio. Della decorazione della cappella laterale destra sono sopravvissuti un Santo cavaliere, forse San Martino, eccezionale esempio dell'alto livello raggiunto da Carlo da Camerino e un frammento di un monaco in preghiera. La volta della cappella centrale del presbiterio è affrescata e divisa in quattro vele che accoglievano, come si verifica anche nel Cappellone di S. Nicola di Tolentino, gli Evangelisti con relativi simboli, in coppia con i Dottori della chiesa: San Luca e Sant'Ambrogio; San Marco e San Gregorio; San Matteo e San Girolamo; San Giovanni e Sant'Agostino.

A ogni vela, esclusa quella che si apriva sulla navata della chiesa, corrispondeva una lunetta: rimangono la Natività e l'Annuncio ai pastori (Villa Colloredo Mels) e quella raffigurante, probabilmente, Episodi della vita di Gioacchino. In quest'ultima lunetta sono riconoscibili una grande chiesa-tempio dotata di cupola e un episodio raffigurante un personaggio che riceve l'annuncio da un angelo. A. Marchi (1998) vi riconosce due episodi della vita di Gioacchino, precisamente l'Offerta rifiutata di Gioacchino al tempio e l'Annuncio di Gioacchino, entrambi tratti dai vangeli apocrifi.

Va sottolineata la complessa struttura della chiesa-tempio, che ricorda l'articolata struttura del tempio nella tavola raffigurante la Circoncisione della Pinacoteca di Ancona, attribuita nel 1961 a Carlo da Camerino da Federico Zeri. Adiacente alla cupola è collocata una Sequenza di tondi raffiguranti personaggi allegorici di grande interesse, stilistico e iconografico. Il ciclo di Recanati è collocabile agli inizi del secolo XV.