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PITTORI: Giovanni de Fondulis

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

GIOVANNI DE FONDULIS

1470-1490

Budapest, Szépmuvészeti Mùzeum

 

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Realizzata in terracotta la statua, opera di Giovanni de Fondulis, riproduce l'immagine di sant'Agostino. Misura ben 120 in altezza e 35×27 cm in larghezza e profondità, per un peso complessivo di 54 kg. Il santo è stato riprodotto a figura intera e porta in testa la mitra, purtroppo frammentaria. Indossa un piviale episcopale, ma sopra si nota chiaramente la presenza della tunica dei monaci agostiniani, che lo hanno sempre voluto rappresentare in queste fattezza per dichiarare che Agostino, di cui seguono la regola, è il loro padre fondatore. Con la mano sinistra regge al petto un libro chiuso dalla copertina ben strutturata. Il volto ha un aspetto maturo con una barba ben curata e un profilo deciso ma armonioso. Lo sguardo del santo è profondo e si volge in una direzione lontana, quasi si stesse interrogando.

 

 

Giovanni de Fondulis

Come affermò egli stesso dicendo "Ego Joannes Fondulus de Chrema sculptor", nacque a Crema intorno al secondo decennio del Quattrocento. Suo padre Fondulino discendeva da nobile famiglia originaria di Soncino. Nel Liber expensarum fabricae del convento di S. Agostino di Crema suo padre compare tra il 1440 e il 1449 quando realizzò due calici d'argento, alcune statuette ed una ancona lignea intagliata per l'altar maggiore della chiesa. Molto probabilmente Giovanni fu apprendista nella bottega paterna prima di trasferirsi a Padova attorno al 1468, dove lo troviamo con la moglie Clara e la figlia di Samaritana.

La sua prima opera conosciuta risale al 1469, quando esegue per Domenico di Monselice dell'Ordine agostiniano tre pale d'altare in terracotta e in pietra di Nanto, per una chiesa in costruzione ad Este dentro il palazzo dei marchesi d'Este. Questo incarico consentì a Giovanni di entrare nell'ambiente artistico padovano, ricevendo richieste di perizie e fideiussioni. Una serie di documentazioni tra il 1471 e il 1482 ci attestano che l'artista godeva di agiate condizioni economiche. Nel 1484 partecipò al concorso indetto per le storie in bronzo del "choro de fuora" della basilica patavina. Il modello da lui presentato fu compensato con 25 ducati. Probabilmente continuò a praticare anche l'arte orafa appresa nella bottega paterna, di cui si conoscono alcune opere come la Dea seduta della Wallace Collection (firmata "Jo. Cre."), raffigurante una giovane donna con il busto nudo posta su un piccolo trono ornato ai lati da due figure d'arpie, o le numerose placchette d'ispirazione classica siglate dalle iniziali "Jo. F.F.". L'ultima opera riconosciuta dai documenti è la decorazione in cotto commissionata nel 1485 da A. Pesaro, non si sa per quale edificio di Padova. Il contratto allude a 20 teste da modellarsi in cotto e ad un gruppo di figure tra cui spiccano la Vergine con il Bambino tra i santi Rocco e Sebastiano. Verso la fine del 1485 nominò suo procuratore il cugino Bartolomeo, che abitava a Vicenza. L'anno della sua morte è sconosciuto, tuttavia va collocato dopo tale data e prima del 1497, anno in cui lo scultore Antonio, figlio di Giacomo Antico, ricevendo la dote della moglie Caterina, la dichiara figlia del quondam Giovanni Fondulo da Crema.