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PITTORI: Marinoni di Desenzano

Sant'Agostino nel suo studio allo scrittoio

Sant'Agostino nel suo studio allo scrittoio

 

 

MARINONI DI DESENZANO

1490-1510

Villa di Serio, Oratorio di S. Croce

 

Sant'Agostino nel suo studio allo scrittoio

 

 

 

L'affresco nasce nell'ambito delle esperienze culturali bergamasche tra la fine del Quattrocento e i primi albori del Cinquecento. L'affresco riproduce un discreto Sant'Agostino nel suo studio davanti allo scrittoio mentre è intento a scrivere.

Sulla pergamena che scende dal tavolo si riesce a leggere. "FRATRES DE VESTRA CARITAS EST ET QUI MANET IN ..."

Il santo indossa abiti vescovili, in testa ha la mitra episcopale e un'aureola che gli avvolge il capo.

Tuttavia sulle spalle porta la cocolla nera dei frati agostiniani. Alle sue spalle si nota un bello scranno bianco con eleganti e semplici decorazioni. Sulla destra del santo si può notare un angelo alato che regge in mano la corona di spine di Cristo, simbolo della Passione, e che probabilmente offre lo spunto alla riflessione del santo.

La scena è stata ripresa più volte da diversi artisti, che hanno rappresentato il santo nel suo scrittoio seduto in atto di scrivere. La scena è spesso il complemento o l'ambientazione preferita per le rappresentazione tradizionali di Agostino vescovo e Dottore della Chiesa: sua caratteristica è proprio quella di avere scritto un gran numero di opere. La scena tuttavia qualche volta viene scambiata dagli artisti con quella del sogno di san Gerolamo, che si svolge anch'essa nello studiolo del santo mentre è intento a scrivere.

Nel 1428, sottraendosi al dominio della Signoria viscontea di Milano, il comune si assoggettò alla Repubblica Serenissima di Venezia. Da allora si assiste ad un'espansione edilizia verso il fondovalle e il piccolo e chiuso borgo dei "vicini" di Rova si aprì verso le contrade di Rova di Sotto e della Costa lungo la "strada maestra per Bergamo" in direzione di Gazzaniga. E' durante quella espansione che sorse, tra la fine del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento la cappella o "Oratorio di S. Deffendo", o San Defendente, lungo la salita che porta al voltone d'ingresso al vecchio borgo.

La cappella, di modeste dimensioni, 3x3 m, con volta a crociera, è chiaramente visibile nella prima metà dell'attuale sacrestia, con una parete e la volta affrescate. I pregevoli affreschi sono dei pittori Marinoni di Desenzano al Serio che li eseguirono intorno al 1520. Sulla volta sono dipinti in cinque medaglie circolari il Cristo Pantocratore e i quattro dottori della chiesa nelle velette: Sant'Agostino, Sant'Ambrogio, San Gregorio Magno e San Gerolamo. Sulla parete ovest, sopra un altare in seguito rimosso, è dipinta la Deposizione dalla Croce, con il Cristo morto, l'Addolorata e i santi Defendente e Antonio Abate a destra, Giovanni Rocco a sinistra. Il motivo principale dell'affresco diede nei secoli successivi il nome di Santa Croce all'Oratorio.

 

Marinoni di Desenzano

Famiglia di pittori con bottega a Desenzano sul Serio (frazione di Albino, nel Bergamasco), attiva prevalentemente nella bassa e media Valle Seriana, dalla metà del XV secolo agli ultimi decenni del Cinquecento. La prima notizia conosciuta della famiglia è relativa ad Antonio, arrestato nel 1458 a Treviglio per il furto di un cavallo. In prossimità degli anni centrali del sesto decennio del Quattrocento la critica moderna è propensa a collocare la nascita del figlio Giovanni.  Il 27 luglio 1473 Giovanni stipulò un contratto di commissione per la decorazione parietale dell'abside della chiesa parrocchiale di S. Giacomo Apostolo a Somendenna (in Val Brembana). Secondo quanto puntualmente indicato nell'atto, l'incarico prevedeva l'esecuzione, utilizzando «auro fino», di Dio Padre con i Quattro dottori della Chiesa, gli Evangelisti, vari Santi e una Pietà, il tutto per un compenso di 18 ducati d'oro. A questa data il padre Antonio risulta essere già defunto.

Giovanni risulta defunto in un documento risalente al 6 aprile 1512, nel quale compare il figlio Pietro in qualità di testimone.

Molti anni dopo (9 ottobre 1533) Francesco del «quondam» maestro Bernardino «de Marinonibus» ricevette la dote della moglie.

Sulla base di quanto proposto dalla critica avvalendosi delle fonti archivistiche, fu soprattutto il figlio Antonio a ereditare il ruolo di capobottega dopo la morte di Giovanni. Negli anni 1537-38 egli affrescò nella chiesa di S. Maria di Borgo, dove alcuni anni prima aveva lavorato il fratello Bernardino. L'attività della bottega dei Marinoni fu perpetuata pertanto dai discendenti diretti di Antonio e, in particolare, da Ambrogio, che l'11 febbraio 1548 venne citato come curatore dell'eredità dello zio Pietro. Dopo la metà del Cinquecento le ormai deboli sorti della bottega bergamasca sembrano concludersi con i figli di Ambrogio, i cui interessi, in quanto minorenni, negli anni precedenti erano stati curati dalla madre Giulia e da un certo Bartolomeo del fu Salomone Marinoni, di cui si ignora ancora il ruolo.

La fedeltà dimostrata da ogni componente di questa bottega di provincia a un linguaggio codificato che tanto riscontro ottenne per decenni nell’area bergamasca non consente né di ripercorrere con puntualità l’operato di ciascuna personalità, la cui produzione fu indubbiamente condizionata dall’appartenenza a questa realtà chiusa, né di riferire con precisione numerose opere a una specifica mano.