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PITTORI: Misal Romano con notas musicales

Sant'Agostino vescovo predica dal Misal Romano con notas musicales I. II.17 fol. 317 v. XIV sec.

Sant'Agostino vescovo predica

 

 

MESSALE ROMANO CON NOTE MUSICALI

1400-1410

Misal Romano con notas musicales I. II.17 fol. 317, San Lorenzo de el Escorial, Biblioteca Reale

 

Sant'Agostino vescovo predica

 

 

 

 

Questa bella miniatura ci arriva dall'inizio Qattrocento ed è riportata nel manoscritto segnato I. II. 17 al foglio 317 v. di un Messale Romano con annotazioni musicali, oggi conservato nella Biblioteca Reale del Monastero de El Escorial. L'immagine è un quadrato a piena colonna, che occupa la parte di mezzo della pagina, mentre sotto si legge lo spartito musicale con l'introito In medio ecclesie apparuit os eius, che è una parte della festa liturgica di sant'Agostino. Lo specifica in effetti la riga superiore in rosso dove si legge Sancti augustini episcopi officium. La scena presenta Agostino vestito da vescovo con l'aureola in testa sopra la mitra, mentre è intento a predicare dall'alto di un pulpito a una massa di fedeli seduti ai suoi piedi. La maggior parte di essi lo sta ascoltando con attenzione, altri commentano la sua parola in gruppo. I colori sono alquanto vivaci con forti contrasti fra il rosso e l'azzurro.

Sullo sfondo disegni geometrici chiudono la scena. La miniatura vuole dunque sottolineare l'attività di predicatore di Agostino, come del resto canta la musica In medio ecclesie apparuit os eius et implevit eius Dominus spiritu, spiritu sapientiae et intellectus.

 

Agostino, che per non pochi anni fu retore di professione, una volta convertitosi all'impegno ecclesiale predicò sempre con entusiasmo, non solo a Ippona, sua sede episcopale, ma anche a Cartagine e occasionalmente anche altrove. I suoi sermoni, improvvisati, come usava allora, sulla base di qualche previo abbozzo orale, abitualmente venivano stenografati e poi messi in bella copia a opera dei monaci del suo monastero, per essere diffusi in raccolte più o meno organiche.

Christine Mohrmann ha dimostrato, in uno studio di ormai parecchi anni fa, che Agostino ha messo in opera, nei sermoni, un tipo particolare di eloquenza, caratterizzato da periodi generalmente brevi e comunque costruiti con prevalenza della paratassi sull'ipotassi, con largo impiego di figure retoriche semplici e, insieme, molto espressive, tali da sottolineare, senza oscurarlo, il senso del discorso: espressioni simmetriche, ripetizioni, assonanze, giochi di parole, sì da facilitarne comprensione e apprendimento da parte di un uditorio in larga parte di bassa condizione e cultura.

Agostino è stato il primo che nella cristianità di lingua latina si pose con chiarezza il problema della comunicazione a livello comunitario, arrivando a proporre, nel De catechizandis rudibus, diversi modi di espressione, più o meno elaborati, a secondo del diverso livello culturale dell'uditorio al quale veniva rivolta la predica, e affrontando di petto, nel quarto libro del De doctrina christiana, il problema del rapporto tra religione cristiana e retorica.

Agostino è tanto convinto dell'esigenza che il sermone predicato al popolo, per poter risultare efficace, debba essere presentato in forma adeguata, che arriva a consigliare al predicatore di per sé poco eloquente di imparare a memoria e recitare una predica composta da altri, come più di un secolo dopo avrebbe consigliato in Gallia Cesario di Arles.

Il suo biografo Possidio descrive così il successo di questa predicazione: "I suoi discorsi, che scaturivano e derivavano da mirabile grazia divina ed erano sorretti sia da abbondanza di argomenti razionali sia dall'autorità delle Scritture, gli stessi eretici correvano ad ascoltarli insieme con i cattolici, spinti da intenso ardore: chi voleva e ne aveva la possibilità, si valeva di stenografi i quali trascrivevano ciò che veniva detto" (POSSIDIO, Gesta Augustini 7, 3).

 

Per proporre la sua interpretazione del testo sacro in modo chiaro ed efficace a un uditorio mediamente di modesto livello culturale, Agostino ha messo a punto una struttura omiletica che gli è peculiare. Precede abitualmente una vasta parte iniziale, nella quale egli fissa e sviluppa un tema di carattere generale, ricavato dalle letture bibliche previamente lette e scelto in modo da incidere fortemente sulla sensibilità degli ascoltatori. Segue una seconda parte nella quale Agostino riporta, lemma per lemma, il testo di uno dei passi biblici letti in precedenza, corredandolo di una spiegazione per lo più sommaria ma senza che la brevità possa nuocere alla chiarezza.

La ripetizione insistita e martellante di ogni singolo lemma nel corso della relativa spiegazione e il ritorno di alcuni di essi per tutto il corso dell'omelia rilevano la compattezza del discorso, richiamando l'attenzione degli ascoltatori sul tema di fondo e agevolandone l'apprendimento mnemonico. Il tutto è perfettamente calibrato, al fine di contemperare le due esigenze primarie dell'omelia, insegnare ed esortare gli ascoltatori a tradurre l'insegnamento in termini di vita cristianamente vissuta. Di norma non c'è coda, perché Agostino ama chiudere quasi ex abrupto, con un'espressione breve, a volte brevissima, ma perfettamente rilevata per produrre una forte impressione finale.

Il successo che riscuoteva l'eloquenza di Agostino non fu ristretto all'uditorio che ne ascoltava le vive parole, ma si è prolungato nei secoli, grazie alla trascrizione e pubblicazione di gran parte delle sue innumerevoli omelie. Ne fu profondamente influenzata non soltanto la produzione omiletica delle chiese africane, ma anche quella delle chiese continentali per lunghi secoli a seguire.