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PITTORI: Bernardino Misinta

Agostino vescovo

Agostino vescovo

 

 

BERNARDINO MISINTA

1496

Brescia, Oratione per i tribulati

 

Agostino vescovo

 

 

 

In questa raffigurazione di S. Agostino che compare nel libello Oratione del sanctissimo patre nostro Augustino per i tribolati, pubblicato a Brescia Brescia, si avverte oltre quella veneziana, anche l'influenza ferrarese. L'opera di Misinta, che la realizzò nel 1496, presenta il santo a figura intera con un bel saio nero sotto il piviale episcopale. Il mantello è ricamato di bianco su fondo nero mentre si può notare agevolmente la caratteristica impostazione diagonale del pastorale, il che rivela il ferrarismo incipiente dell'incisore. Anche la campagna circostante che fa da sfondo si allinea a questo orizzonte culturale: il santo campeggia con alle spalle un paesaggio umbratilmente assai semplificato.

Con la mano destra il santo regge un piccolo libro aperto che appoggia al petto. Il volto di Agostino è tratteggiato con grande semplicità, dove emerge sopratutto la forza degli occhi che guardano lontano. In testa il santo porta una semplice seppur elegante mitra.

 

 

Bernardino Misinta

Bernardino nacque a Pavia o nei dintorni verso gli anni Settanta del Quattrocento. Purtroppo non si conoscono documenti relativi alla sua famiglia e alla sua formazione. Si trasferì a Brescia verso la fine del 1490, quando diede alle stampe le Regulae grammaticales di Guarino Veronese. Non sono noti lavori tipografici precedenti all'edizione bresciana, ma è verosimile che apprese i rudimenti dell'arte tipografica nel Ducato di Milano frequentando l'ambiente universitario pavese. A Brescia, che all'epoca apparteneva al territorio della Repubblica di Venezia, Misinta fu contrastato dai fratelli Angelo e Iacopo Britannico, i maggiori editori, tipografi e librai della città. A questo difficoltoso periodo iniziale della sua stamperia va ascritta l'edizione dell'operetta devozionale in volgare Il pianto della Vergine Maria di Enselmino da Treviso, editata nell'inverno 1490. La pubblicazione delle Gramaticae institutiones dell'umanista bresciano Cristoforo Barzizza, dedicate al nobile Ludovico Martinengo fu l'occasione per lanciare definitivamente l'attività della stamperia. Misinta nel 1492 si trasferì quindi a Cremona, città sotto il dominio sforzesco, che da un ventennio era priva di una tipografia. Qui impresse il De remediis utriusque fortunae di Petrarca e altri scritti d'ampia diffusione. Nell'autunno del 1493 Misinta ritornò a Brescia dove stampò numerose edizioni sino al 1502, grazie alle commesse dei fratelli Britannico.

Dopo alcune traversie giudiziarie Misinta si trasferì nel 1502 a Verona, un'altra città priva di torchi dal 1487, dove diede alle stampe il Fioreto de le antiche croniche della città di Verona, scritto da Francesco Corna da Soncino. Nel 1504 Misinta rientrò definitivamente a Brescia e, dismessa forse l'attività principale di tipografo, riservò la tiratura di forme tipografiche solamente a pochissime circostanze. In tale contesto diede alle stampe l'orazione di Battista Spagnoli in morte del teologo carmelitano Pietro Nuvolani, dedicata alla marchesa di Mantova Isabella d'Este. L'ultima sua stampa conosciuta, un'opera antiquaria di Publio Vittore, è datata all'inizio del 1509. Probabilmente poco dopo lo colse la morte.

Misinta firmò i propri prodotti con tre simboli. Il primo, a linea bianca, accompagnò le stampe uscite in società con Cesare da Parma: un cerchio, sormontato da croce a doppio braccio, diviso a metà, entro cui sono iscritte le iniziali «BM» e «CP». Adottata a partire dal 1495, il secondo simbolo, sempre a linea bianca, contiene solamente le iniziali «BM» che fiancheggiano un tronco d'albero mozzato da cui spuntano due germogli reggenti un cartiglio con il motto «Spes mea» e sopra il tronco trionfa il monogramma «IHS». Il terzo simbolismo, a linea nera, ritrae due putti adoranti il monogramma di Cristo, posti su di una corona al di sotto della quale figurano le solite iniziali.