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PITTORI: Anonimo perugino

Sant'Agostino e Sant'Agnese

Sant'Agostino e Sant'Agnese

 

 

ANONIMO PERUGINO

1450-1499

Bologna, Collezione Gozzadini

 

Sant'Agostino e Sant'Agnese

 

 

 

Realizzato con la tecnica a tavola, l'opera di ignoto pittore perugino quattrocentesco, è conservata a Bologna nella Collezione Gozzadini. Qualche storico d'arte ha ipotizzato l'attribuzione a Fiorenzo di Lorenzo, un pittore perugino (1440 circa - 1525) che introdusse nell'ambiente perugino, ancora fortemente permeato di cultura tardogotica, le ultime novità rinascimentali fiorentine. La versatilità di Fiorenzo, la facilità ad ispirarsi ai più disparati modelli artistici si traduce in uno stile calligrafico e quasi metallico in cui si inserisce uno strano e bizzarro gusto espressivo, curiosamente ironico, dove sembra rivivere il fondo popolaresco perugino. Eclettico, subì il fascino del Gozzoli, dell'Alunno, del Pintoricchio, del Perugino, dei fiamminghi e dei fiorentini. Ha un disegno sempre differente e nuovo, calligrafico, fine e metallico.

La tavola in questione accosta a sant'Agostino la figura di Agnese. Il santo è stato raffigurato con gli attributi episcopali, ma indossa l'abito nero dei monaci eremitani agostiniani. Questo particolare non è nuovo e sottolinea la probabile committenza agostiniana, che in questo genere di raffigurazioni non mancava di esaltare la diretta derivazione dell'Ordine dal santo africano.

Agostino ha un aspetto maturo ma ancora giovanile, con una folta barba che gli copre il mento e il petto. Con la mano destra tiene aperto un libro su cui appaiono delle scritte. Lo sfondo ricorda dei disegni arabescati con fogliami e fiori.

Accanto ad Agostino si erge in piedi nella tavola accostata la figura di sant'Agnese. Questa santa nacque a Roma in una famiglia cristiana di origini patrizie nel III secolo. Ancora giovanissima, si trovò nel bel mezzo di una persecuzione in cui molti fedeli abiurarono la fede. Agnese, decisa ad offrire al Signore la sua verginità, fu denunciata dal figlio del prefetto di Roma, che si era invaghito di lei ma ne era stato respinto. Esposta nuda al Circo Agonale, fu oggetto di episodi miracolosi: si tramanda che un uomo cercando di avvicinarla cadde morto ma miracolosamente risorse per intercessione della santa. Gettata nel fuoco, questo si estinse mentre pregava. Allora fu sgozzata con colpo di spada, al modo in cui si uccidevano gli agnelli. Per questo nell'iconografia è raffigurata spesso, come nella tavola in questione, con una pecorella o un agnello, simboli del candore e del sacrificio. Morì durante la persecuzione di Decio tra il 249 e il 251. Altri storici ritengono che sia morta nel 304 durante la persecuzione di Diocleziano.